Nolan

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- Che c'è? - mi ero imbambolato a guardare Tessa e non avevo intenzione di smettere.
- Mi stavo chiedendo che cosa nascondessi... Non riesco a decifrarti. - mi misi seduto e la guardai negli occhi.
Era vero, non riuscivo a capire che tipo fosse e le sue mille sfaccettature mi confondevano.
Lei rise e si sistemò delle ciocche dietro l'orecchio. - Andiamo Nolan, mi conosci da una vita. Alla fine ero quella cicciottina che tu prendevi per il culo, ti ricordi? -
Il mio stomaco si strinse in una morsa. - Tessa, eravamo alle medie... -
- Sì, ma io ero sola in quella classe. Alle elementari eravamo migliori amici e alle medie per farti accettare hai deciso di unirti al gruppo e prendermi per il culo. Capisco. - il suo sorriso stava sparendo.
Deglutii e cercai di risolvere la situazione. - Ero un coglione. -
Le sfiorai il ginocchio ma lei si ritrasse e si alzò. La imitai. - Tessa, io... -
- No, Nolan, guarda lascia stare. - stava per andarsene quando si girò e mi puntò un dito contro. - Sai la cosa che mi fa veramente incazzare? Che solo ora tu cerchi di riparare le cose e il motivo è evidente: sono dimagrita. Ora ti piace il mio corpo? E io che ti venivo pure dietro! - sorrise amareggiata. - Mi informerò anche io per la dieta per la muscolatura, così sarò ai tuoi livelli. -
Si voltò e iniziò a camminare.
La seguii. - Tessa, mi spiace. Sono serio! -
Aprì la portiera della macchina di sua madre e prima di salire sembrò combattuta.
Sbuffò. - Grazie per il cibo. - si sforzó di sorridere e mise in moto.
Cos'era successo?
Un attimo prima ridevamo e scherzavamo e un attimo dopo aveva tirato fuori ricordi di sette anni prima.
Placai la mia voglia di dare pugni a qualcosa e suonai il campanello della casa di Jessica, per riportare a casa Edd.
Un uomo grosso aprì la porta e mi sorrise.
- Sono il fratello di Eddy, dobbiamo andare a casa. -
- Certo, te lo chiamo subito. -
Non ce ne fu motivo perché Edd uscì dalla cucina e mi guardò.
- Ciao Nolan! - mi venne in contro e si fece prendere in braccio.
- Ringrazia. -
- Grazie mille, signore. - disse sorridendo.
Quando notai che quel grazie da parte di Edd non lo aveva toccato minimamente e che il sorriso aveva tirato fuori era un sorriso da "andatevene" lanciai un bel: - Okay, andiamo. Buona serata. - e mi allontanai dalla casa.
Quell'uomo aveva l'animo di un salice piangente. Alzai le sopracciglia e misi a terra mio fratello.
Dopo qualche saltello sulle piastrelle del marciapiede, mio fratello mi rivolse la parola. - Com'è andata con la ragazza? -
Quando fu il momento di attraversare, Eddy mi diede la mano e io la presi come d'abitudine.
- Bene. - ma non era per niente bene e al solo pensiero di quella situazione mi venne il sangue al cervello.
- Tu ti sei divertito? - Eddy inizió a parlare e a raccontare di cosa avevano fatto mentre io ero impegnato con Tessa, così ebbi modo di evitare di pensare.

Eddy entrò in casa e si direzionò verso camera sua.
Chiusi la porta e tirai un sospiro di sollievo.
Andai in cucina e trovai mia madre proprio dove mi aspettavo che la trovassi.
- Ciao Tesoro. Com'è andata? - aveva il telefono in mano e gli occhiali sul naso.
- Bene. - iniziai a prendere la borraccia per la corsa e a riempirla di acqua.
Continuavo a vedere il volto di Tessa e quel viso che avevo lottato per farlo diventare rilassato e felice, rivederlo abbattuto solo per una frase posta male.
- Nah, qualcosa qui non va. Hai la voce strana, vieni qui. - mia madre mi stava indicando lo sgabello vicino a lei.
Non me la sentivo di parlarne in quel momento.
- No, mamma va tutto bene. -
- E io non ci credo. -
- Mamma! - alzai la voce e mi passai una mano sul viso.
Mi sedetti e sospirai.
Odiavo quando mi psicoanalizzava, cioè sempre.
Lei stava zitta, aspettando che io aprissi bocca appena mi fossi sentito pronto.
Deglutii e chiusi gli occhi.
Gli raccontai tutto, tralasciando quello che stavo provando in quei giorni per Tessa. Perché, ovviamente se l'avesse saputo, avrebbe voluta vederla e cenare con lei e le cene con le mie poche ragazze sono state tutte imbarazzanti.
Lei pensò a una soluzione, ma nel mentre si girò e mi guardò confusa: - Davvero eri così stronzo alle medie? -
Sorrisi amareggiato. - A quanto pare... -
La rabbia saliva e ribolliva nel mio petto. La cosa che mi faceva più rabbia era la mia ignoranza a quell'età che aveva segnato così tanto Tessa per tutti questi anni.
- Tesoro, io ti consiglio di andarle a parlare. Capirà oppure ti chiuderà la porta in faccia, ma almeno ci avrai provato. -
Sospirai e annuii.
- Va bene mamma. - mi alzai dalla sgabello. - Vado a correre, ci vediamo tra un'ora. -
Lei annuì e mi guardò salire in camera per cambiarmi.

Ero già verso la strada del ritorno e l'aria si era fatta più fredda. I polmoni mi iniziavano a bruciare e il naso iniziava a raffreddarsi, malgrado la temperatura elevata del mio corpo.
Quella corsa mi sembró più breve delle altre per via dei pensieri che mi circolavano nella testa.
Aumentavo la velocità quando mi accorgevo di aver rovinato tutto, perché era quello che avevo fatto.
Più che altro avevo rovinato una ragazzina alla quale io tenevo, ma tenevo più a farmi degli amici cazzari che erano durati solo tre cazzo di anni.
Il giorno dopo dovevamo andare a correre insieme, che dovevo fare?
Mi presentavo lo stesso alla porta?
Lasciavo perdere?
Non potevo fare finta di niente un'altra volta, dovevo sistemare quella situazione.
Ma come?
Qualche chilometro dopo passai davanti alla casa di Tessa e guardai le luci del piano di sopra, ce n'era solo una accesa, quella di Tessa che si affacciava verso quella del mio sgabuzzino.
Entrai in casa ed evitai la voce di mia madre che mi invitava a mangiare qualcosa.
Salii al piano di sopra e entrai nello sgabuzzino. Spostai le scatole impilate davanti alla finestra e osservai.
Quelle mosse mi ricordarono quando da piccoli ci salutavamo davanti a casa nostra per poi incontrarci lì e continuare a parlare dopo la buonanotte dei nostri genitori.
La stanza era diversa e se anni prima il letto era spostato davanti la finestra, ora era sistemato verso il muro; per individuarla dovetti alzarmi sulle punte dei piedi e quando la vidi deglutii a fatica.
Era stesa sul letto, con un top di pizzo che le copriva il seno ed era concentrata nella lettura di un libro.
Notai il gesto che faceva con la bocca quando girava pagina o il ritmo che teneva con il piede della musica che risuonava nella stanza.
Le onde dei suo capelli si posavano sulla schiena e alcune ciocche le coprivano il viso.
Sarei stato lì dentro tutta la sera se uno scatolone pesante non fosse caduto per terra facendo rumore proprio quando le ultime note della sua canzone svanivano.
- Cazzo. - rimisi a posto la scatola e ritornai alla finestra.
Tessa era girata verso di me con ancora il libro in mano.
Mi spostai e uscii dalla stanza.
- Nolan tutto bene? - mia madre era ai piedi delle scale.
- Sì mamma, stavo cercando una cosa nello sgabuzzino e mi è caduta una scatola. - ero bravo a dire cazzate a quanto pare.
- Okay, è quasi pronta la cena. Vai a farti una doccia. - e sparì in soggiorno.
Sì, direi che la doccia fredda era quello che mi serviva...

ANGOLO SCRITTRICE:
per i pochi che mi seguono ancora vi mando un bel 'grazie' grosso come una casa eee vi dico che ora posso di nuovo concentrarmi sul produrre una storia decente
Ve se ama!
Baptivi

I Deboli Confini Della NormalitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora