Nolan

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Katy si piazzò davanti alla mia porta di casa, appoggiandosi sopra ad essa.
- Grazie per la serata. - sorrise e mettendosi i capelli rossi dietro l'orecchio. Mi sistemò il colletto della giacca e continuò: - Anche se, potrebbe non finire qui... - sorrise ancora e mi fissò negli occhi.
In effetti ne avevo bisogno, avevo bisogno di un corpo con cui consolarmi. Quella serata era stata diversa dalle altre.
- Cioè, possiamo dimenticare la discussione fatta per quella Tessa ed entrare in casa tua. - continuava a parlare e finalmente si avvicinò al mio viso.
Quando sentii il nome di Tessa, il mio cervello andò in tilt.
Premetti il mio corpo al suo e la baciai; avevo evidentemente bisogno di pure sesso.
Strinse le mani sul mio petto e sorrise mentre la mia lingua si s'insinua a nella sua bocca.
Nella mia mente, però, spuntò la frase scritta in grassetto della mia regola: "non andare a letto con la stessa ragazza più di una volta" e soprattutto non con Katy.
Pensai alle conseguenze e alle sue illusioni sul nostro rapporto: se fossi andato a letto con lei, la sua convinzione sulla nostra storia sarebbe stata più marcata.
Mi scostai e le sorrisi.
- Non farò sesso con te stasera, Katy. - mi spostai da lei.
Mise il broncio e cercò di nuovo di colmare la distanza che si era formata tra di noi.
- Va bene. - sorrise con fatica. - Sai, penso proprio di aver preso una grande cotta per te. -
Deglutii e scossi la testa. Dovevo essere schietto e per me non era un problema, dovevo ammetterlo. Se c'era una cosa nel quale ero bravo era proprio quella  di spezzare i cuori. - Beh, cerca di fartela passare. Sai che non sto cercando storie serie. - la feci scrollare dalla mia porta.
- Ci proverò. Buona notte. - mi morse il collo e poi se ne andò.
Cocciuta.
Entrai in casa e mi tolsi la giacca.
La luce della cucina era accesa.
Mi passai una mano sul collo ed entrai nella stanza. Mia madre era appoggiata sul computer, con gli occhiali appoggiati sulla punta del naso e gli occhi chiusi.
Alzai gli occhi al cielo e la toccai.
- Mamma, svegliati. - spostai il bicchiere di vino vicino a lei, quando aprì gli occhi.
- È successo ancora? -
Mia madre era solita lavorare fino a tardi e solita anche addormentarsi sul computer.
- Secondo me sta diventando una passione, andiamo dai. - la presi il braccio e la accompagnai a letto.
Con tranquillità la accompagnai su per le scale e verso la stanza.
- Tesoro, com'è andata sta sera? - mi chiese mentre si sistemava bene nel letto.
Aveva già gli occhi chiusi.
Sorrisi e le passai una mano sul viso. - Sta sera è successo qualcosa di strano. Tessa era al bar e io non sono riuscito a levarle gli occhi di dosso. Ha qualcosa quella ragazza che mi attira, ho una voglia di rimorchiarla che non posso ignorare. - mi incuriosiva.
Il respiro di mia madre si era fatto pesante.
Sorrisi e spensi la luce prima di uscire dalla stanza.
La sua passione era scrivere libri e il suo talento ci faceva vivere bene, ma ogni sera il risultato era la stanchezza e la solitudine.
Mi stesi sul mio letto e guardai il soffitto.
Chiudendo gli occhi vedevo ancora la figura poggiata sul bancone del bar.
Il mio respiro accelerò quando la mia elevata immaginazione iniziò a spogliare quella ragazza.
Aprii gli occhi di scatto, forse sarebbe stato meglio invitare Katy ad entrare in casa.
Deglutii e cercai di addormentarmi.

- Nolan. -
Tessa si stava togliendo l'unico pezzo di tessuto che le ricopriva il corpo, prima di raggiungermi a letto.
- Nolan - sorrise, mentre ripeteva il mio nome.
- Nolan svegliati! - Tessa svanì. La frustrazione nel svegliarmi proprio in quel preciso istante la sentii pulsare nella parte bassa del mio corpo.
Aprii gli occhi ed Eddy era davanti al mio letto.
Cazzo!
Mi misi a sedere e con il cuscino coprii la mia evidente erezione.
Mio fratello se ne stava in piedi a fissarmi.
- Ciao Eddy! Come hai passato la notte dal tuo amichetto? - chiesi.
- Bene! Abbiamo giocato molto. E poi ha detto che oggi c'era la sua festa di compleanno e mi ha invitato. Mi ci porti? - cercai di connettere le frasi una all'altra. - Nolan? Mi porti alla festa? Mamma dorme ancora! - mi stiracchia e gli indicai di abbassare la voce.
- Ti ci porto. Vai a fare la colazione Piccolo Gigante, io vado a farmi una doccia veloce. - gli feci il gesto di uscire dalla stanza. - Non svegliare la mamma, okay? - aggiunsi.
- Certo Nolan. - e corse via.
Dovevo rimediare al disastro maturato durante la notte.

- Ah ti sei svegliata! - scesi con ancora i capelli bagnati e con solo i pantaloni della tuta.
- Già. - i suoi capelli era raccolti disordinatamente in una coda alta. - Grazie per ieri sera! - mi appoggiò una mano sulla schiena nuda e mi lasciò un bacio sulla guancia.
- Non ti preoccupare, mamma. - presi la mia tazza e vi versai il mio frullato dietetico.
- Quando finisce questa dieta? Ho paura che mi muori se non mangi cose umane. - sorrisi e mi sedetti al bancone.
- Ancora una settimana, il mio fisico sta già migliorando. -
Da quattro settimane stavo facendo una dieta per far crescere la mia massa muscolare e con l'esercizio fisico il mio corpo stava crescendo a vista d'occhio.
- Mh, oggi porto Eddy a una festa di compleanno. -
- Lo so, me l'ha urlato nelle orecchie appena mi sono seduta. Vero Mostro? - ci girammo verso il biondino che stava ingurgitando biscotti inzuppati nel latte.
- Scusa mamma. - mostrò il suo sorriso sdentato per poi riprendere a guardare la TV.
Quella peste era così tenero che tutto gli era perdonato, tranne che con me.
Molto spesso quando combinava dei guai si metteva a piangere con me, ma sapevo che lo faceva solo perché vedeva che mi aveva deluso. La mia delusione era il suo incubo peggiore. Sapevo che mi vedeva come un eroe e un esempio.
- Quand'è la festa? - chiesi.
- Alle tre del pomeriggio. - disse senza staccare gli occhi dal televisore.
Finii il mio frullato e mi alzai.
Spensi il televisore.
- Heiiii - mi mostrò le curve della sua fronte corrucciata.
- L'ho spenta per evitare che diventassi uno zombie. Stavo già vedendo il fumo provenire dal tuo cervello. Si stava friggendo, Edd! - il bambino si toccò i capelli e fece una faccia di stupore.
Risi e lo sollevai dalla sedia.
- Ora facciamo così, Puzzola: vai a farti una doccia e ti scegli dei bei vestiti, così andiamo a scegliere il regalo per il tuo amico. -
- So già cosa vuole! La Play Station 4. - disse, storcendo le parole e indicando il numero sbagliato con la mano.
- Sceglieremo qualcosa di meno costoso okay? Tipo una casa nuova, che ne dici? - lo poggiai a terra e il bambino si mise a ridere.
- Scemo! Una casa costa di più di una Play Station! - aprì le braccia per farmi vedere quanto valeva il suo "di più".
- Io non ci scommetterei. - feci l'occhiolino e lo guardai saltellare via.
Guardai mia madre.
- Non so cosa farei se non ci fossi tu... - si passò una mano sul viso.
Mi presi una sigaretta e me la misi tra le labbra. - Ti cercheresti un servo. - le feci l'occhiolino e sgattaiolai in camera.

Ci presentammo perfettamente in orario, peccato che la festa sarebbe iniziata un'ora più tardi.
- Ah, mi spiace per il disturbo! Passiamo più tardi. - dissi alla mamma del festeggiato.
- Patrick, ciao! - Edd entrò in casa.
- Edd, sei venuto. Vieni con me. - lui e il suo amico sparirono.
Provai a chiamarlo, ma oramai il suo cervello mi aveva già dimenticato.
La madre del bambino rise e mi guardò. - Stai tranquillo, non è un problema. Entra pure. -
La seguii in cucina e le chiesi se voleva una mano con i preparativi.
- Beh, c'è già una ragazza che mi sta aiutando, ma se non è un problema accetto volentieri. - si voltò e mi guardò.
- Questo dove...? - chiesi, riferendomi al regalo che avevo in mano.
- Oh che stupida! Dallo a me. TESS! - la voce della donna rimbombò nella stanza.
Solo dopo pensai al nome che aveva appena urlato.
La mia vicina di casa entrò in cucina e sorrise ma smise subito quando mi vide.
Deglutii e cercai di non pensare ai mille sogni su di lei che avevo fatto quella stessa sera.
- Lui è il fratello di Edd. Si è offerto di darci una mano, vuoi mostrargli dove sono i tavoli? - la donna stava mettendo degli stuzzichini in dei grossi piatti mentre dava indicazioni alla ragazza che stavo continuando a guardare.
Smettila, ritardato!
Mi rimproverai e mi concentrai sulla casa.
- Subito, seguimi. - mi guardò e si voltò per andare verso una porta finestra.
Seguendola non potei fare a meno di non guardare quel bel culetto ondeggiare da una parte all'altra.
Deglutii ancora e tolsi lo sguardo.
Mi schiarii la voce e chiesi, cercando di essere sicuro di me: - Come mai qui? -
Uscimmo dalla casa e andammo in giardino, dove numerosi tavoli bianchi erano posizionati con ordine.
- Mi servono i soldi per la mia macchina. È quasi finita, ma ha bisogno ancora di una revisione. - prese dei piatti di carta e li posizionò sui tavoli. Poi mi guardò. - Scusa, non ci ho pensato al fatto che a te non interessa veramente. -
Ovviamente la sua idea su di me non era cambiata per niente. Pensava che fossi ancora il ragazzino delle medie che la prendeva in giro per i suoi chili di troppo.
- Certo che mi interessa! - sorrisi e le lanciai uno sguardo di sfida, mentre le rubavo alcuni piatti dalle mani.
Mi interessava eccome!

I Deboli Confini Della NormalitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora