Capitolo 7

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Chiudo la porta di casa ed entro, mi tolgo le scarpe, la giacca e corro subito in camera mia.
Decido di spogliarmi e pian piano vedo la mia immagine nello specchio riflettersi, vederla mi fa male, mi ricorda il fatto che non sono una ragazza "perfetta."
Mi guardavo e mi disprezzavo,non mi piacevo,questo forse era anche il motivo per cui sono così insicura e piena di dubbi;
Ho sempre pensato che la perfezione fosse simbolo di sicurezza, molte persone che vengono definite così si sentono potenti di fare tutto, io invece mi sento incapace di fare.
Mi continuavo a guardare in quell'oggetto che mi rifletteva perfettamente e mi veniva da piangere,i miei pensieri furono distratti da un colpo alla porta, mi misi un vestito velocemente e aprii.
Era Luca, aveva tutti i capelli scompigliati e la maglietta stropicciata, risi alla vista di quella scena.
<Hey mini a cosa pensi?>.
Mi risvegliai dai miei pensieri appena vidi una mano che mi si sventolava davanti.
<Ehm a niente ma poi a te cosa frega?>
Luca girò gli occhi verso l'alto e se n'è andò alzando le mani :
<scusa se uno s'interessa a te eh>.
Ma cosa vuole, menomale che prima l'avevo definito simpatico, smetto di pensarci e mi dirigo in cucina dove iniziai a preparare la cena.
Mi sedetti a tavola e iniziai a mangiare, poco dopo il signorino fece la sua entrata si sedette e iniziò a mangiare anche lui, sentivo i suoi occhi che bruciavano sulla mia pelle, tutta la cena fu uno scambiarsi di sguardi continui, i suoi occhi m'intrigavano, non so il perché e non volevo saperlo, però è come se nascondessero chissà che cosa;
Dopo aver finito di mangiare lavai il piatto non sopportavo più l'aria pesante di quella stanza,dovevo uscire, presi la borsa,misi il mio cardigan e uscii.
Appena misi piede sulla strada il vento mi accarezzò il viso,misi le cuffiette e iniziai a correre, non sapevo dove andavo ma in quel momento stavo bene,mi sentivo bene.
L'aria era leggermente più fresca di quanto mi aspettassi.
Mi pizzica nella t-shirt facendomi rabbrividire di colpo.
Mi sdraio su una panchina vicino alla spiaggia ammirando le stelle, il loro luccichio,la loro bellezza, la serenità di guardarle brillare, la calma che ti danno dopo una tempesta;la tranquillità.

È possibile che ci si senta sempre così piccolo guardando il cielo?
È una delle cose più belle, i tuoi problemi sono niente confronto all'universo, e per un'istante ti senti libero,libero di vivere,ma appena ti sfugge lo sguardo verso la realtà,capisci che quei 'istanti' non possono durare una vita e allora sei di nuovo lì ad affrontare giorno dopo giorno tutto quello che ti circonda.
Non mi sono mai sentita così ferita come oggi, mai.
Credere in qualcosa che non esiste è maledettamente sbagliato.
Sembrava l'inizio di una qualche felicità.
Poi si sa come vanno le cose:scivolano sempre,impercettibili,non c'è verso di fermarle,se ne vanno,semplicemente se ne vanno.
E ti lasciano quel vuoto che non avresti mai voluto avere.
Mi alzai dalla panchina vidi l'ora, decisi che era ora di tornare,iniziai a camminare e solo ora iniziai a notare di quanto fosse bella NY,la mia NY.
La città era tutta illuminata,le strade si riempivano di gente e mentre mi perdevo a notare tutti i particolari mi ritrovai davanti alla porta di casa.
Entrai e vidi Luca seduto sul divano mi limitai a fargli un cenno con il capo, e salii subito sopra in camera.
Mi misi il pigiama e mi buttai sul letto.

Il giorno dopo mi svegliai con l'odore di pancakes, guardai di sfuggita l'orologio e notai che ero abbastanza in ritardo così mi preparai in fretta e scesi in cucina.
Luca mi mise un piatto pieno di cibo davanti che io rifiutai, lui mi guardò storto però non ci feci molto caso,
presi le chiavi di casa, le cuffiette e il mio zaino, e m'incamminai verso scuola.
Per fortuna arrivai giusto in tempo, la campanella era appena suonata, entrai in classe ed è inutile dire che Jennifer assieme al suo amichetto Henderson subito si avvicinarono a me per darmi fastidio, chiusi gli occhi ed iniziai a pregare Dio affinché se ne andassero.
La prof entrò in classe ed iniziò a dire che da oggi avremmo avuto un nuovo compagno di classe.
La lezione fu interrotta dall'apertura della porta e da una voce:
<Scusi il ritardo, mi sono perso questa scuola è enorme!>.
Non ci potevo credere anche lui qui
La prof alzò lo sguardo dal registro e rispose: <non si preoccupi, però al frattempo perché non si presenta alla classe?>.
Il ragazzo sorrise
<si certo subito, mi chiamo Luca vengo da Roma ho 16 anni e mi sono trasferito da meno di una settimana a NY>.
Tutte le ragazze erano incantate tra queste c'era anche la prof , io invece mi limitavo a girare gli occhi verso il cielo.
<bene Luca ora vai e, si, siediti dove preferisci>
Ovviamente dove si sedette?
Poso' le sue cose e poi mi guardò
<ma come mai sei sempre incazzata?>
mi girai con fare scocciato e gli risposi
<eh come mai tu rompi così tanto il cazzo?, oggi già non è giornata, non complicare di più le cose okay?>. Continuai a prendere appunti quando:
<okay okay ma stai calma mini> rise,
alzai di nuovo gli occhi al cielo e risposi però stavolta guardandolo negli occhi
<ah e poi smettila di chiamarmi mini, ti ricordo che abbiamo la stessa età ed ora lasciami ascoltare la lezione,grazie.>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 06, 2018 ⏰

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