17. End of an era

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Claire

«Non ci credo che per una volta che ho una ragazza devo averla di nascosto!», mi lamentai, suscitando le risatine di Callie che di tutta risposta mi baciò sulla punta del naso.

Nel buio dello sgabuzzino delle scope al primo piano sembravamo qualcosa di clandestino, una specie di Romeo e Giulietta del ventunesimo secolo - anche se Romeo in questo caso aveva la vagina e tra di noi non c'era una faida tra famiglie che durava da generazioni, ma una sola persona che mi incolpava per la capitolazione della sua relazione. Beh, Luke Hemmings riusciva a rovinarmi la vita in ogni modo, visto che era riuscito quasi a far lasciare me e Callie a relazione praticamente iniziata; fortunatamente non era successo, ma Callie aveva suggerito che forse sarebbe stato meglio vederci di nascosto e comportarci come se non succedesse niente tra di noi alla luce del sole. E certo, la clandestinità era divertente ed eccitante per certi versi, ma a lungo andare cominciava a stancarmi. Volevo vivere la mia prima vera relazione alla luce del sole, non nel buio di uno schifoso sgabuzzino delle scope - sgabuzzino che ne aveva viste davvero tante; a dirla tutta, era un posto interessante per farci sesso.

«Finché Luke continuerà a tenere il muso lungo per questa storia di Michael dovrai sopportare lo sgabuzzino, tesoro. Certo che poi 'sopportare' è proprio una parola grossa, visto che ti piace tanto giocare al gioco del silenzio proprio mentre cerchi di farmi urlare», borbottò indispettita, facendomi sorridere maliziosa di rimando.

Mi strinsi nelle spalle. «Puntualmente vinco sempre», mi vantai, ottenendo un'alzata di occhi al cielo in risposta, «Comunque se aspettiamo che Luke rinsavisca da questa sua fantomatica cotta per mio fratello finiremo per marcire qui dentro, e lo sai meglio di me».

Com'era possibile che Luke si fosse innamorato sul serio - e che si fosse innamorato proprio di mio fratello, poi - non mi era ancora del tutto chiaro. Non pensavo che avrebbe preso la "rottura" con mio fratello così male, eppure erano settimane che Luke non era più lo stesso, era diventato praticamente il fantasma di ciò che conoscevamo prima, un guscio vuoto senz'anima. E tutto per colpa di mio fratello, che dopo aver pensato che Luke se la facesse con lui solo per ripicca nei miei confronti l'ha mollato - per la cronaca, anche Michael era di pessimo umore e se la prendeva anche con me, infatti da giorni non mi parlava né mi accompagnava a scuola. Aveva preso quella faccenda di Luke troppo male, per essere soltanto una roba da niente (come mi aveva detto giusto qualche giorno fa).

Callie si portò due dita sul mento e divenne pensierosa. «Dovremmo fare qualcosa», disse dopo qualche secondo di silenzio, guardandomi speranzosa.

Ricambiai le occhiate sospettosa. Callie stava sicuramente tramando qualcosa che mi avrebbe danneggiata. «Perché mi guardi così? Semmai tu devi fare qualcosa, io non c'entro niente con Luke!».

«Non sarebbe meglio per tutti se lo aiutassi tu? I nostri gruppi hanno fatto passi da gigante! Io e te stiamo insieme e credo che Ashton voglia provarci con Tessa, non credi sia arrivata l'ora di seppellire l'ascia di guerra e di fare pace con Luke?».

Lo sapevo. Fissai Callie incredula, come se mi avesse appena detto che aveva deciso di correre fino al Perù - e sì, forse non è la metafora migliore, ma cercate di capirmi! Sono scioccata dalle sue parole. «Sei pazza? Io non potrei mai e poi mai, neanche in un'altra vita, fare pace con Luke! Va contro ogni mio principio!», esclamai nervosa, forse alzando un po' troppo la voce.

Callie alzò gli occhi al cielo. «Andiamo, cosa ti costa?», mi chiese, prendendo ad accarezzarmi il braccio - aveva deciso di giocare sporco, la stronza.

«La mia dignità, magari? Callie, ho giurato che mai in vita mia avrei cercato di comprendere Luke, figurarsi fare pace con lui! Sarebbe la fine della Claire Clifford che tutti conosciamo!», spiegai, staccandomi da lei in malo modo. Forse stavo reagendo male (anche se non lo avrei ammesso), ma Callie non poteva chiedermi una cosa del genere ed aspettarsi che fossi ragionevole. Poteva scordarselo.

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