19. Vagina-blockers

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Claire


Tenni gli occhi rivolti al soffitto, respirando affannata e mordendomi il labbro inferiore per non gemere. Sotto le coperte, nascosta con la testa tra le mie cosce, Callie mi stava facendo vedere letteralmente le stelle. E sì, forse era di cattivo gusto – e probabilmente rischioso per quanto riguardava le malattie veneree – fare sesso nel letto di Luke Hemmings, ma Callie aveva insistito perché ci facessimo le coccole sotto le coperte mentre aspettavamo che Luke arrivasse, e io quel giorno avevo addosso una gonna a balze che si sollevava con fin troppa facilità – anche se, ammettiamolo, io non avrei resistito al sesso con Callie neanche se avessi indossato un'armatura da guerriero del medioevo. Sì, Callie Hood faceva quell'effetto sulle persone.

Inarcai la schiena quando sentii le dita di Callie dentro di me, strizzando gli occhi mentre lei mi stringeva un fianco con la mano libera. Sentivo il suo sorriso contro la mia pelle, qualcosa che mi fece roteare gli occhi prima di farmi gemere, quando quel sorriso morì rapidamente per essere sostituito dalla sua lingua, un'arma tagliente che sapeva usare benissimo contro di me. Non potei far a meno di lasciarmi scappare quegli ultimi gemiti ad alta voce dalle labbra, ormai noncurante del fatto che non fossimo in un posto adatto per fare sesso e che probabilmente Luke sarebbe tornato da un momento; ormai l'unica cosa che importava era la dea che avevo fra le gambe e le attenzioni che stavo ricevendo da lei, così meravigliose da farmi crollare inesorabilmente sotto il suo tocco.

Osservai la testa di Callie sbucare dalle coperte; i suoi capelli erano un disastro ma riuscivano a renderla ancora più bella. Mi sorrise timidamente, portando la sua mano alla mia guancia per accarezzarla. «Però, devo dire che le mutande di Tommy Hilfiger ti stanno proprio bene», borbottò, facendomi arrossire e scoppiare a ridere.

«Sei una strega tentatrice», mi lamentai, prima di farla finire di schiena sul letto, «Non dovrei ripagarti il favore, non credi?», aggiunsi, baciandola prima di sbottonarle i jeans. Li sfilai con velocità insieme agli slip, lasciandola nuda dalla vita in giù proprio come lei aveva fatto con me.

Callie sospirò mentre poggiava la testa sul cuscino. «Ma lo farai lo stesso, perché ti piace leccarmela e vuoi farmela pagare facendomi penare per un orgasmo. Vero?».

«Eh già. Quindi, patata per cena?», ridacchiai, scomparendo sotto le coperte mentre baciavo la pelle dal profumo invitante di Callie, raggiungendo il punto che stavo cercando molto presto.

«Patata per cena... sei incredibile- ah!», sbottò lei, facendomi sorridere malefica prima di farmi tornare a lavoro, dandole giusto un assaggio di ciò che lei faceva provare a me – perché sì, io me la cavavo, ma non sarei mai stata brava quanto lei. Era superlativa, meravigliosa, tutto ciò che faceva lo faceva sembrare pura perfezione. Io non sarei mai arrivata a tanto nella mia vita.

Sentii le dita di Callie sfiorare i miei capelli – superficialmente, però: mi stavo abituando lentamente al fatto che qualcuno a parte Tessa o Brendon potessero toccarmi i capelli. Era un argomento sensibile, quello. «Oh, s-sei una stronza... continua però, non fermarti».

«E chi si ferma», borbottai io, baciando appena sopra al suo clitoride, «Non ti hanno insegnato che non si lascia il cibo nel piatto?».

«Smettila con queste metafore culinarie!», mi ammonì lei, ammutolendosi subito quando passai a leccare il suo clitoride. La sentivo muoversi agitata sotto di me, dimenarsi; lo faceva fin troppo spesso quando facevamo sesso, ormai avevo imparato a conoscere ogni suo gesto. Ad esempio, inarcava la schiena e cercava di chiudere le cosce soltanto quando era in procinto di venire, cosa che al momento stava per fare.

Non mi sarei goduta i dolci suoni che lasciavano la sua bocca quando era in preda all'orgasmo, però, perché qualcosa mi costrinse a fermarmi; e quel qualcosa fu la voce di Luke che esclamava «Ah bene, datevi da fare nel mio letto, tranquille!».

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