I'm unclean, a libertine
And every time you vent your spleen,
I seem to lose the power of speech,
Your slipping slowly from my reach.
You grow me like an evergreen,
You never see the lonely me at all[1]
La musica è l'unica cura quando mi sento così: mi chiudo in camera, lo stereo a palla e i miei cd. Tutto il resto è fuori e per un po' m'illudo che sia sparito. Oggi è una di quelle giornate dove ho bisogno di chiudere il mondo fuori. L’incontro con Andres di stamattina mi ha totalmente destabilizzato e il fatto che Sara sia uscita con Gio lasciandomi qui da sola non ha fatto altro che peggiorare il mio umore. In realtà mi aveva chiesto di andare con loro, ma l’idea di stare tutto il giorno ad ammirare le effusioni dei due piccioncini non rientra proprio nel mio ideale. Così eccomi qua, a passare una domenica chiusa in casa a deprimermi. Almeno ho la musica a farmi compagnia. Com’è che poi però va sempre a finire che scelgo gli album sbagliati? Va beh... Signor Molko, per oggi sono già abbastanza depressa perciò chiudi la bocca. Ecco... mi sono mossa... mai una volta che riesca ad alzarmi dal letto senza far finire tutto quello che c'è sul comodino a terra. Forse ha ragione Sara: dovrei decidermi a riordinare... sembra di essere in un campo di battaglia... Ok Laura, vedi di riprenderti e dai un aspetto decente a questa stanza, almeno vediamo di rendere produttiva questa domenica del cavolo. E questa? Uddio... ma perché conservo ancora questa foto? La sera che l’abbiamo scattata io e Andres dovevamo essere sotto l’effetto di una qualche droga strana: io ho i capelli arruffati manco avessi usato un gatto come pettine, gli occhi sono sbarrati come i suoi ed entrambi abbiamo un’espressione allucinata. Un autoscatto qua in camera durante un momento di delirio totale. Dovrei decidermi a buttarla, ma proprio non ce la faccio. Forse perché tenerla mi fa pensare che una parte di Lui sia ancora mia, anche se in realtà Lui non è stato mai mio.
Ricordo come fosse ieri il giorno in cui Tommy ci ha presentati: io e Sara eravamo al bar ed è entrato Lui.
"Andres, vieni qua che ti presento i miei angeli. Loro sono Laura e Sara. Ragazze, lui è Andres. E' appena arrivato dalla Spagna, vedete di trattarlo bene!”.
Andres si è allungato verso di noi per stringerci la mano ed io ho sentito come se ci fosse una forza che mi attirava verso di lui. E’ stato come se i suoi occhi si fossero trasformati in due calamite verdi pronte a trascinarmi verso un baratro.
"Stasera vi va se usciamo a bere qualcosa? I ragazzi vengono, voi che fate?"
"Beh... se c'è Gio io vengo sicuramente!"
"Sara... non avevo dubbi..." Tommy ha pronunciato questa frase col suo sguardo malizioso, che lascia intendere tutti i doppi sensi possibili.
"Tommy smettila di prendermi in giro! Ma trovati una donna pure tu no?"
"E chi ti dice che non ce l'abbia? Mica devo dirvi tutto..."
"Va beh... sei sempre il solito... Chiamo Fra così Frank è contento e ci vediamo qua verso le 20."
Il mio sguardo era come perso negli occhi di Andres, in quegli occhi verdi che ancora non sapevo quanto male mi avrebbero fatto.
La sera ci siamo trovati con la compagnia davanti al bar. All’epoca Nik non usciva ancora con noi. Era come una meteora che ogni tanto passava senza fermarsi. Era strano, ma non ho mai capito che tipo di problemi avesse. Frank ci raccontò che stava passando un periodo difficile e gli si leggeva in faccia che era seriamente preoccupato per lui, anche se cercava di non farlo vedere, forse perché non voleva dare troppe spiegazioni sullo stato del suo amico. Dal canto suo, lui era in fase “corteggiamento selvaggio” nei confronti di Francesca, ma la morettina faceva la preziosa, anche se tutti avevano già capito che alla fine sarebbero finiti insieme quei due: sono fatti l’uno per l’altra, come le metà di una mela che combaciano perfettamente. Quella sera stranamente c’era anche Jack con noi: ammetto che il suo sguardo allucinato, con quegli occhi azzurri sempre sbarrati, m’inquieta ogni volta. Penso che sia pazzo, anzi vedendolo suonare la batteria ne ho la certezza! Tommy aveva deciso di deliziarci con uno dei suoi monologhi sulla vita e le sue incertezze: la sua voce leggermente gracchiante mi entrava nelle orecchie rimbombandomi nel cervello perché il signor Riccoboni, quando fa i suoi discorsi “filosofici”, non parla, ma declama. Come se fosse la reincarnazione di Carmelo Bene, entra in scena e incomincia con i suoi sproloqui. E’ un attore nato: sembra stare sempre in scena, anche quando serve i cappuccini al bar. Sul palco con i Jumpin’ Frog poi è davvero una forza della natura: è nato per stare lì. Peccato però che quando è ubriaco diventa di una pesantezza unica e quella sera aveva davvero fatto il pieno con le birre! Se non fosse stato per Andres mi sarei addormentata direttamente sul tavolo della birreria. Per tutto il tempo non sono riuscita a staccargli occhi di dosso e lui ha fatto lo stesso con me. Mi ha raccontato di essere catalano, di Barcellona per l’esattezza. Là ha un’attività con i suoi genitori d’import export ed è venuto in Italia per curare un paio di affari. Stava cercando un posto dove stabilirsi per seguire meglio il tutto.
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Lo so che il mio amore è una patologia
Romance"Io ti amo, ma non posso continuare così. Se rimani questa volta, non dico che debba essere per sempre, ma ti voglio qui domani al mio risveglio. Ho bisogno di averti accanto, di viverti giorno dopo giorno, di sapere che sei mia e di nessun altro. H...