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Eravamo a tavola per cena e l'aria non poteva essere più tesa. Alex giocherellava con le patate arrosto sotto lo sguardo di disapprovazione di mia madre. Io ero seduta accanto a mio zio jonathan, che era alla mia destra, e a mio padre. Accanto a lui, a sinistra e a capotavola, c'era mia madre; accanto a lei Alex e davanti a me Imhotep. Che non mangiava e ci osservava impassibile. Avevo dovuto insistere per farlo sedere con noi.
Nessuno parlava.
Mio padre per fortuna interruppe il silenzio.
R: " tesoro- disse rivolto a me- quando devi incominciare la scuola?"
Io finii di masticare il boccone di bistecca che avevo in bocca.
S: "Siamo a Gennaio. I corsi sono già iniziati. Ho lezione il mercoledì e il giovedì. A proposito, giovedì finisco alle 18:00 quindi cenate pure senza di me. E anche dal lunedì al mercoledì finisco tardi. Ho pittura fino alle 19:00. Per le presenze ne ho parlato con il preside e mi ha detto che non ci sarebbero problemi. Devo solo farmi firmare un foglio per le presenze.  Sanno che il mio è un caso particolare ." Dissi, facendogli l'occhiolino.
J: "Che corsi hai?" Mi chiese zio jonathan.
S: "dal lunedì al mercoledì pittura dalle 14 alle 19; il mercoledì mattina dalle 10:30 alle 12:00 ho invece storia dell'arte moderna.  Il giovedì invece dalle 9 alle 11 ho filosofia dell'arte, dalle 11:30 alle 13 ho storia dell'arte moderna e dalle 15 alle 18 storia dell'arte contemporanea. "
E: "Mi sembra meno impegnativo rispetto all'anno scorso. "
S: "solo perché dopo la tesi ho scelto meno corsi. Sono ancora stanca per quelle due settimane da incubo."
Finimmo di mangiare  e iniziai a sparecchiare. Imhotep non mi aveva tolto gli occhi di dosso neanche un attimo, anche se mi sembrava ancora molto triste. Lo capivo. In fondo chi non sarebbe stato triste nella sua situazione? Ma forse ero io ad essere ingenua. Non so... magari mi ero fatta trascinare. Sospirai.
Prima di andare a dormire decisi di preparare la torta per la colazione dell'indomani.
Mentre montavo le uova a neve, Imhotep mi raggiunse in cucina. Sollevai un attimo gli occhi dalla ciotola, mentre aggiungevo i rossi e continuavo a montare. Lui venne vicino a me, mentre aggiungevo lo zucchero.
Lo guardai, mentre mettevo il lievito e , dopo un ultima mescolata, spegnevo il frullatore.
S:"C'è qualcosa che non va?" Gli chiesi esitante, mentre prendevo quattro arance dal frigorifero e recuperavo il frullatore.
I:"Sono arrabbiato. Ho dato la mia vita e il mio amore a una persona che non se lo meritava. Tua madre ha rischiato la vita per salvare tuo padre. Mentre la donna che credevo mi amasse mi ha lasciato. È dura da accettare."
Sospirai e scossi la testa mentra tagliavo a metà le arance e le frullavo con tutta la buccia.
S:"Ma tu non potevi saperlo che si sarebbe comportata così. - dissi, amalgamando le arance frullate al composto - Purtoppo le cose sono andate per il verso sbagliato e non è colpa di nessuno. Non si può costringere qualcuno ad amarci. Magari non voleva ferirti e non te lo ha detto. Se ti avesse amato davvero come tu ami o hai amato lei ti avrebbe salvato. Se si è comportata così significa che non ti merita." , mentre mettevo la teglia in forno e mi pulivo le mani sul grembiule.
Lui mi osservò un istante e sorrise tristemente.
I: "Mi spiace davvero per il male che vi ho causato. Io volevo solo riavere la mia Ank su namun. Selo avessi saputo, l'avrei lasciata dov'era.".
S: "basta che non cerchi di ucciderci ancora."
Lui mi guardò intensamente.
I:" ti giuro sugli dei che non vi farò del male. Anzi, metto la mia vita al tuo servizio", disse allargando le braccia.
S: - sorrisi - " sei molto carino ma non è necessario. Perchè non mi parli della vita che facevi nell'antico egitto? Raccontata da te sarà interessante".
Lui mi sorrise. E iniziò a parlare.

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