5.

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Imothep pov

Non ho mai pensato tanto come quella notte. Non ho mai pensato così tanto a me, alla mia vita. La mia vita. Che ironia. Buffo,no? Una vita buttata. Una vita sprecata.  Non ce l'avevo neanche più, quella vita. Ero una specie di zombie. Talvolta mi sembrava anche si sentirlo, lieve, quell'odore di carne marcia, sotto il profumo del legno di sandalo. Mi presi la testa fra le mani. Mai mi ero sentito tanto frustrato e arrabbiato. Mai. Non mi sarei mai perdonato di essere stato tanto stupido e accecato dall'amore. Ma forse quella ragazza aveva ragione... Lei non ti meritava.
Davvero potevo avere una seconda opportunità? E per fare cosa? Sentivo tanta tristezza e dolore, dentro di me. Le prime luci dell'alba entrarono tenui dalla finestra. Amon-Ra mi dava il buongiorno e si prendeva gioco di me. Non ne potevo più di stare lì seduto, sul letto, a torturarmi. L'orologio sulla parete  mi segnava le 5:00 del mattino. Non volevo svegliare nessuno. Per amore della figlia gli O'Connell stavano portando pazienza.
La figlia.  Quella ragazza.  Perchè gli dei mi dovevano punire in questo modo? Perchè farmi provare per lei quei sentimenti che tentavo di soffocare? Quei sentimenti che erano cominciati da soli. In quelle poche ore dopo che Ank su Namun mi aveva abbandonato. La sua gioia di vivere, i suoi sorrisi mi avevano sciolto.
Ma che fare? Cosa provavo davvero? Non lo sapevo. E lei?

Sonja pov

Bidubidù - Bidubidù- Bidubidù
Apro piano gli occhi. Dio solo sa quanto odio il suono della sveglia al mattino. Soprattutto di lunedì e soprattutto alle 6:00. La spengo con un colpo secco, trmattenendomi dal lanciarla contro il muro.
Mi stiracchio. Non ho voglia di alzarmi ma mi conviene muovermi. Metto della musica di sottofondo mentre rifaccio il letto e  corro in a lavarmi e vestirmi. Alle 6:30 sono pronta. E vorrei il mio materesso. Ho sonno da morire. Sbadiglio, ancora nel mondo dei sogni. Apro la porta, faccio per uscire dalla mia stanza ma sbatto contro qualcosa e per poco non finisco a terra. Il qualcosa in realtà è un qualcuno, che mi afferra evitando un romantico e doloroso incontro con il pavimento.
"Imothep! Ma insomma, devi piazzarti proprio qui davanti?" Gli dico a bassa voce, sbagliando ancora una volta.
Lui mi guarda con quella sua solita aria che non riesco a definire.
Si era piazzato proprio davanti alla porta della mia stanza, che richiudo.
"Non hai dormito?" Mi chiede.
"Si che ho dormito. Ma sono andata a letto alle 2 perchè avevo da finire delle tavole...", gli dico, mentre iniziamo a scendere le scale.
"Oggi non dovresti avere lezione." Mi dice lui. "Infatti non ce l'ho. Ma devo finire un sacco di cose. Le dispense per gli esami e le tavole, quattro libri da leggere e..." sbadiglio ancora scusa...".
" Come puoi concentrarti così? Dovresti riposare. "Beh... - gli rispondo- non posso riposare. E poi oggi pomeriggio ho lezione di egiziano antico con la mamma. "
Mi guardò di sottecchi e sorrise lievemente.

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