Capitolo 1

108 10 0
                                    


Capitolo 1.

Due uomini immersi nell'oscurità di una stanza chiusa a chiave parlavano: «Hai lasciato un testimone e lui possiede quello che dovrebbe essere nelle nostre mani.» l'altro uomo rispose: «Non sapevo ci fosse qualcun altro...» l'uomo che aveva parlato in precedenza disse sbattendo le mani sul tavolo davanti a lui: «Adesso l'oggetto è in mano a James Balthazar Black. Vai a recuperarlo. Subito!» era furioso, quell'oggetto conteneva cose troppo importanti per cadere in mano a quel Detective che di certo gli avrebbe fatto perdere il posto di comando.

Non poteva permettere una cosa del genere, per questo motivo aveva fatto uccidere Carlos e adesso si presentava quest'altro problema. Certo sapeva che il ragazzo aveva un fratello, ma non aveva immaginato chiedesse a lui di concederlo.

Intanto James era sempre più preoccupato, dopo aver osservato Maximilian mangiare a fatica e addormentarsi poi sfinito, si era messo a lavorare sui file che Carlos aveva recuperato.

Solo verso le quattro del pomeriggio la sua attenzione fu attira da uno strano luccichio proveniente dal suo giardino, capì subito cosa significava e pensò: Maledizione credevo che qui saremmo stati al sicuro più a lungo, mi sono sbagliato. Adesso devo stare attento a comportarmi normalmente e non farmi scoprire da quello che sta nascosto pronto a spararci e con calma recuperare la pistola e sparare prima di lui.

Le idee che si era fatto erano giuste: solo poche persone sapevano dove era Maximilian e che lui aveva quell'oggetto. Quindi il traditore era davvero Lui. Adesso, però, doveva proteggere Maximilian.

Non poteva farlo spostare dal letto, non nello stato in cui si trovava, a causa delle ferite riportate nell'incidente stava soffrendo fin troppo.

Stando attento a non farsi scoprire prese la pistola dalla fondina e lentamente si avvicinò al ragazzo che dormiva. Doveva proteggerlo, era un suo dovere, non distolse, però, lo sguardo dal punto dal quale proveniva a intermittenza il bagliore. Quello era un errore fatale per la persona nascosta in quel punto, infatti lui conosceva bene l'arma che alla luce del sole mandava quel bagliore e sapeva come neutralizzarla anche se era pericoloso, gli bastava commettere un piccolissimo errore e il proiettile avrebbe colpito Maximilian.

Facendo finta di niente aprì la finestra, se il colpo avesse preso il vetro i pezzi che ne sarebbero volati nella stanza avrebbero ferito sia lui che il ragazzo sul letto. Come aveva previsto la persona nascosta fece partire un colpo nella sua direzione o per meglio dire nella direzione di Maximilian, ma lui era sulla traiettoria del proiettile che lo colpì alla spalla, mentre il colpo che lui aveva sparato andò a segno colpendo la gamba del colpevole, arrampicato sull'albero, che persa la presa cadendo poco dopo sull'erba del giardino.

Dalla finestra James vide l'uomo zoppicare velocemente fuori dal giardino, non l'aveva visto in faccia, ma aveva notato che era incappucciato.

Alla fine l'assassino di Carlos era arrivato a loro.

Non si era accorto che sentendo lo sparo, Maximilian si era svegliato.

Il ragazzo con voce incerta gli domandò: «James, cos'è successo?» era preoccupato, non l'avrebbe ammesso, ma lo sparo l'aveva spaventato moltissimo, il suo corpo, però, lo tradiva: era scosso da tremiti incontrollati, la sua voce era un flebile sussurro e le mani stringevano con forza le lenzuola che lo coprivano. James con calma gli disse senza voltarsi a guardarlo, voleva esser certo che quel pazzo non tornasse indietro per riprovare dove aveva fallito: «Dovremmo andarcene da qui...» il ragazzo ancora tremante gli chiese: «Ci hanno trovato, vero?» il detective gli rispose preoccupato quanto lui: «Sì. Max, ci hanno trovato...» si voltò a guardare il ragazzo tenendo la mano sulla spalla ferita. Maximilian notando il sangue che scorreva tra le dita del detective disse: «Sei ferito? Fammi vedere...» nonostante il dolore che gli procuravano le ferite, si mise seduto.

Lasciò che James si mettesse davanti a lui e senza toccare la ferita gli sfilò la camicia bianca che si stava macchiando velocemente. Maximilian con mani tremanti sfiorò la ferita del detective, aveva, però, il terrore di fargli male e con voce flebile disse: «Il proiettile è dentro, James dobbiamo toglierlo. Io, però, non so come si fa...» il detective vedendolo agitato gli accarezzò il volto e attirandolo leggermente a sé gli sfiorò le labbra con le sue, sotto quel leggero tocco Maximilian rimase senza parole, ma il gesto aveva fatto effetto.

Non si spiegava bene il perché, ma quel bacio oltre ad averlo lasciato senza parole l'aveva in qualche modo calmato facendogli ritrovare il controllo di sé stesso.

Il detective vedendolo un po' più tranquillo disse allora: «Max, ascoltami bene. Prenderò delle cose che ti saranno utili per estrarre il proiettile. Te la senti di farlo?» il ragazzo ancora senza parole annuì chiedendosi: Sono pronto per farlo? Non lo so, è la prima volta che lo faccio e qui non vedo strumenti medici, ma se li avesse potrei aiutarlo meglio anche se non posso muovermi come dovrei, mi sono fatto insegnare a parte dal professore di chirurgia come farlo. Certo non sarà facile e senza anestesia gli farà male, ma per lui questo e altro.

Il detective si allontanò solo un attimo e recuperò un coltello e del whiskey, ne versò una dose sulla lama del coltello per disinfettarlo e ne versò una parte sulla ferita rivolgendosi poco dopo al ragazzo: «Max, con la punta del coltello togli il proiettile» il ragazzo osservò l'oggetto per un attimo, sapeva cosa doveva fare così con movimenti sicuri affondò la lama nella ferita e tirò fuori il proiettile, non perdendosi, però, ogni espressione del detective.

Estrarre i proiettili in quel modo era terribile e antiquato, quella tecnica veniva usata solo nel periodo in cui esistevano ancora i cowboy e la cosa poteva risultare delle volte controproducente. Non gli piaceva proprio per niente, quella situazione, avrebbe di gran lunga preferito delle pinze chirurgiche lunghe, ma adesso che si trovava nella condizione di farlo ne era completamente terrorizzato era davvero troppo per lui.

James si lasciò scappare un gemito di dolore che attirò l'attenzione di Maximilian che con voce tremante gli chiese: «Stai bene? Ti ho fatto male?» il detective vedendo che ormai il proiettile era fuori disse sorridendo, accarezzandogli il volto: «No, tranquillo. Sei stato perfetto, adesso prendi delle bende e fasciami la ferita. Non c'è molto tempo dobbiamo spostarci velocemente, qui non siamo più al sicuro...» Maximilian fece aderire bene le bende al corpo di James, non voleva che in caso di emergenza fosse impedito nei movimenti.

In quel momento, però, sentiva il bisogno di sfogarsi e lasciò scivolare alcune lacrime sul suo volto, James sorpreso le asciugò con un gesto della mano dicendogli: «Andiamo via da qui...» il ragazzo abbassò lo sguardo dicendo sommessamente: «James, io...» il detective sorrise e lo prese in braccio, sapeva bene che con la gamba rotta e le costole nello stesso stato ogni minimo movimento era una tortura.

Entrato in garage, aprì la portiera dell'auto e l'aiutò a sedersi. Poco dopo tornò in casa e prese dei vestiti per sé e Maximilian, senza, però, dimenticare tutte le cose che gli sarebbero servite tra cui il PC portatile e la chiavetta USB che Carlos aveva preparato con tutte le informazioni.

Partirono a tutta velocità poco dopo per una nuova destinazione, ma prima avrebbero dovuto passare a casa di una persona che li avrebbe aiutati. Lui era l'unico in grado di disattivare il GPS della macchina impedendo così a tutti i poliziotti corrotti di trovarli. 

W. P. P. Witness Protection ProgramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora