"Lollipop, must mistake me as a sucker
To think that I would be a victim, not another"
Mi giro e accanto a me trovo un ragazzo alto, dalla corporatura magra e longilinea, una chioma castana lunga fino alle spalle e leggermente scomposta, che gli incornicia il viso dai tratti duri e marcati, e un paio di occhi scuri e penetranti, quasi ferini. Gli passo l'accendino senza proferire parola. Lui lo prende, si sfila una sigaretta da dietro l'orecchio destro, la mette tra le labbra, che formano una linea sottile, e la accende. Il fuoco gli illumina il viso mentre aspira ed io approfitto del fatto che la sua attenzione sia interamente focalizzata sulla sigaretta per studiarlo meglio. Indossa una maglia a collo altro, come la mia, un paio di pantaloni neri e degli anfibi, anch'essi neri. Porta tre anelli in stile etnico sulla mano destra, la sinistra è libera. Nell'insieme, pur non essendo bellissimo, riesce comunque a risultare attraente, elegante, come una tigre. Lui mi restituisce l'accendino e mi guarda.
«Grazie, principè»
Reagisco con un semplice cenno della testa e ripongo l'accendino nella mia borsa, tornando poi a fumare, senza far caso al ragazzo.
«Che fai, non parli? Sei muta?»
Continuo a guardare davanti a me e dopo un paio di secondi rispondo.
«I silenzi che mettono a disagio... Perché sentiamo la necessità di parlare di stronzate per sentirci più a nostro agio?»
Mi volto verso di lui e lo vedo perplesso, dunque decido di spiegargli la mia battuta.
«Stavo citando Pulp Fiction. E, ti prego, non chiamare principessa qualsiasi ragazza a cui chiedi se ha da accendere, fa troppo latin lover da film anni '70»
Detto questo, faccio un ultimo tiro di sigaretta, la getto per terra e la spengo con la punta dello stivaletto, tornando all'interno del locale e ordinando nuovamente da bere. Sta volta mi siedo su uno degli sgabelli davanti al bancone e osservo il barman mentre prepara il mio Moskow Mule. Lui me lo serve e io lo ringrazio, godendo della buona musica di sottofondo mentre sorseggio il mio drink ed esamino l'arredamento del pub. Finisco di bere e prendo il portafoglio per pagare, ma vengo preceduta da una mano, che appoggia venti euro sul bancone, davanti a me. Mi giro per capire a chi appartenga la suddetta mano ed è lui, il tipo di prima. Lo guardo stranita.
«Offro io.»
La sua voce è graffiante e sensuale, ed è straziante. Ha lo sguardo famelico, da predatore. Io non sono una preda.
«Ti dispiace se ne approfitto?»
Mi guarda negli occhi mentre un sorriso sghembo da sciupafemmine si fa spazio sulle sue labbra.
«Che bevi?», chiede lui. Il suo sguardo si è spostato dai miei occhi alle mie labbra socchiuse. Comprendo le sue intenzioni e decido di fare uno strappo alla regola. Voglio giocare al suo gioco, e voglio vincere. Mi giro verso il barista.
«Un whiskey liscio»
Torno a guardare il ragazzo.
«Fanne due»
Sono piacevolmente sorpresa, credevo fosse più tipo da vodka. Lui si siede sullo sgabello accanto al mio e mi porge la mano, che io stringo con la mia.
«Damiano, piacere»
Quel suo sorriso a mezza bocca tanto sexy e arrogante non abbandona le sue labbra.
«Ambra Isabelle»Spazio Autrice
Salve,
Perdonatemi per la lentezza, ma gli impegni scolastici non aiutano.
Il prossimo capitolo sarà in PoV Damiano, quindi preparatevi.
Canzone del giorno: Womanizer- Britney Spears.
Vostra,
vicodinandcigs.
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Les Formidables/ Damiano David
General FictionAmbra Isabelle Fontana, diciottenne veneziana, abbandona il liceo che frequentava per intraprendere la formazione artistica all'Accademia di Teatro di Roma. Cinica e determinata, non presta attenzione ai rapporti interpersonali, fino a quando la sua...