"I'll show ya, I'll blow ya mind,
Oh, until the vibes go crazy"
È metà Aprile. I preparativi per il mio primo spettacolo all'Accademia procedono e io mi sento già fin troppo nervosa. Sto da ore seduta al tavolo della mia minuscola cucina, cercando di recepire qualcosa di quello che c'è scritto sul copione ma l'ansia, mia acerrima nemica, me lo impedisce. Ne soffro dai tempi del liceo, pur essendo abituata a stare sul palco. Mia madre, avvocato, mi ha sempre insegnato ad aspirare al meglio e a prendermelo, costi quel che costi. "Chi si accorgerà di te se la tua esibizione non sarà perfetta?", mi ripeteva prima di ogni spettacolo. Decido di riempire nuovamente la moka. È la seconda volta e sono solo le undici e mezza. Mi rasserena il fatto che oggi è sabato e ho la giornata libera e che, finalmente, potrò concedermi un po' di tranquillità. Tento disperatamente di concentrarmi sullo studio un'ultima volta, ma la mia testa è altrove. Accantono l'idea di un altro caffè e abbandono il copione sul tavolo. Ho voglia di farmi un bagno. Probabilmente il mio è l'unico monolocale della zona dotato di una vasca da bagno. Recupero la mia copia de "I Fiori del Male" e il mio cellulare e vado a riempire la vasca, arricchendo l'acqua con dei sali. Il profumo di lavanda riempie la stanza mentre mi immergo, facendo partire la musica. La voce calda di Paolo Nutini mi rilassa completamente, mentre prendo il mio libro e inizio a leggere.
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Finisco di asciugarmi I capelli e li pettino accuratamente. Torno in salotto, prendo il copione e mi siedo sul mio divano. Riprendo a studiare cercando di rimanere concentrata, e questa volta ci riesco. Controllo il cellulare e vedo un messaggio di Gloria, una mia compagna all'Accademia, nel quale mi invita a prendere un caffè con lei in via del Corso per festeggiare la fine del seminario di regia e scenografia che ha frequentato e l'ottimo risultato conseguito all'esame finale. Accetto il suo invito e corro a prepararmi. Mi infilo un maglione nero con lo scollo a "V" e un paio di jeans larghi, strappati su un ginocchio. Oggi fa caldo abbastanza da poter uscire senza giacca. Mi infilo i miei anfibi neri e prendo la mia borsa, uscendo velocemente di casa ed infilandomi in macchina, per poi partire, pensando a cosa mi possa aver spinta a fare così tanta strada per un caffè. Gloria è l'unica con la quale ho legato veramente. L'ho conosciuta chiedendole indicazioni per arrivare proprio in via del Corso e siamo entrate subito in sintonia. È più bassa in confronto a me, ha i capelli corti e la frangia lunga, gli occhi marroni tendenti al verde uno leggermente più chiaro dell'altro che cerca di mascherare con gli occhiali dalla montatura nera e spessa, l'anellino al naso e le labbra piene. Parcheggio in modo da potermi fare una camminata, scendo dall'auto e mi accendo una sigaretta. Mi raccolgo i capelli in una crocchia disordinata, lasciando che qualche ciuffo ribelle mi incornici il viso, e mi avvio verso il bar dove Gloria mi aspetta. In lontananza gli artisti di strada mi accompagnano, rendendo superflui gli auricolari. Amo Roma proprio per questo: perché canta sempre. Continuo a camminare finché non la vedo, sorridente come sempre. Le vado in contro e lei mi abbraccia. Entriamo nel bar dove finiamo per passare due ore, parlando del più e del meno, del suo seminario e delle lezioni mentre lei non c'era. È felice, e io sono felice per lei. Usciamo dal bar che è quasi sera, saranno le sei, e continuiamo a parlare. A pochi metri da noi suonano un gruppo di ragazzi. Il cantante avrà circa la mia età e ha un volto vagamente familiare, mentre gli altri sembrano più piccoli e non credo di averli mai visti. Gloria mi prende la mano e mi trascina verso di loro, in mezzo alla gente che li ascolta. C'è da ammettere che il frontman, per quanto i suoi tratti siano particolari, è davvero un bel ragazzo. Resto a fissarlo distratta finché Gloria non mi riporta alla realtà.
"Te sta a fissà", mi dice a bassa voce. Non capisco.
"Come scusa?"
"Er cantante bonazzo, te sta a fissà"
Alzo lo sguardo e verifico che mi sta guardando. Mi fa cenno con la mano di avvicinarmi a lui. Guardo Gloria e lei annuisce in segno di approvazione, dunque vado verso di lui. Quando gli arrivo abbastanza vicina, mi prende la mano e mi fa fare un giro su me stessa mentre intona il ritornello di "Crazy Vibes". Adoro quella canzone e lui ha una voce così calda. Senza rendermene conto, sorrido. Mi allontano da lui di qualche passo, senza smettere di sorridere. D'un tratto ricordo dove l'ho già visto: dicembre, il pub, l'accendino, la panchina, i suoi occhi. Ritorno ancora sorridente tra la folla, alla ricerca della mia amica, che sembra essere sparita. Probabilmente quella era l'ultima canzone che avrebbero cantato, perché vedo la bassista recuperare la custodia del suo strumento e gli altri due ragazzi sistemare microfono e amplificatore. Il cantante mi guarda nuovamente ed io, istintivamente, mi avvicino a lui.
"Ciao, Ambra".Spazio Autrice:
Buona sera,
Sono tornata con un nuovo capitolo (non vi libererete di me facilmente).
Come sempre spero vi piaccia. Fatemelo sapere con un commento o una stellina.Outfit Ambra: http://www.polyvore.com/m/set?.embedder=24756600&.svc=copypaste-and&id=233680219
Canzone del giorno: Crazy Vibes- Selah Sue
Un bacio,
vicodinandcigs.
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Les Formidables/ Damiano David
General FictionAmbra Isabelle Fontana, diciottenne veneziana, abbandona il liceo che frequentava per intraprendere la formazione artistica all'Accademia di Teatro di Roma. Cinica e determinata, non presta attenzione ai rapporti interpersonali, fino a quando la sua...