"Baby girl, what's your name?
Let me talk to ya, let me buy you a drink"PoV Damiano
Finisco di bere la mia birra e vado a fumare, infilandomi una sigaretta dietro all'orecchio mentre cammino verso la porta. Appena esco cerco invano nelle tasche il mio accendino. Bene, adesso me tocca pure andà a scrocco! Che cazzo de figura ce faccio!? Mi giro per chiederlo a qualcuno e mi ritrovo davanti una moretta in trench, con due gambe lunghe fino al mento e la faccia scazzata. Stasera sarà lei a darmi da accendere.
«C'hai 'n appiccio?»
Lei si gira e me lo passa senza dire niente. È pure più bella de quanto immaginavo: occhi verdi, faccia d'angelo e sta espressione da stronzetta che non c'entra nulla ma ce sta da Dio. Mi accendo la sigaretta, la ringrazio e le restituisco l'accendino, che lei ripone nella sua borsa. Ancora non parla, anzi, sembra non voler far caso a me, e il mio ego non può assolutamente sopportarlo. Sfida accettata.
«Che fai, non parli? Sei muta?»
Niente. Me sa che è muta per davvero.
«I silenzi che mettono a disagio... Perché sentiamo la necessità di parlare di stronzate per sentirci più a nostro agio?»
Ma che cazzo dice questa?
«Stavo citando Pulp Fiction. E, ti prego, non chiamare principessa qualsiasi ragazza a cui chiedi se ha da accendere, fa troppo latin lover da film anni '70»
Butta la sigaretta a terra, la spegne e torna dentro.
Me lascia lì come un coglione. Non è una che ci sta subito, il che rende tutto più divertente. Meglio per me. Torno dentro e la vedo seduta al bancone, intenta a cercare nel portafogli. Mi avvicino velocemente a lei, senza farmi troppo notare, e le piazzo davanti venti euro. Lei si gira e mi guarda stranita.
«Offro io.»
«Ti dispiace se ne approfitto?»
Centro. Le faccio un mezzo sorriso, mentre continuiamo a guardarci negli occhi.
«Che bevi?», le chiedo io, spostando lo sguardo dai suoi occhioni verdi ed esaminando meglio il suo viso, fino a giungere alle sue labbra. Si volta di scatto verso il barista, che se la mangia con gli occhi. Giovane, levate, nun me fà incazzà, che ce sto a investì. La sento ordinare un whiskey e tornare a guardarmi, quindi pe nun fa 'na figura demmerda ne ordino uno pure io, anche se nun me piace.
Sticazzi. Probabilmente lei se ne è accorta perché, da come mi guarda, pare sorpresa. Ora che l'ho stupita, me devo solo presentà, farla ubriacà e portarmela a casa. Mi siedo sullo sgabello accanto al suo e le porgo la mano.
«Damiano, piacere»
Lei la stringe.
«Ambra Isabelle»
Me piace. Il barista ci porge i bicchieri e lei lo ringrazia sorridendo, poi torna a guardarmi. Prende il bicchierino più vicino a lei e lo solleva, al che faccio lo stesso.
«À la santé», dice lei, facendolo battere delicatamente contro il mio e bevendo un sorso del contenuto. La seguo a ruota. Cazzo quanto è amara sta roba!
«De dove sei? De sicuro non sei da'a zona»
«Venezia»
Beve e continua a guardarmi.
«Come mai stai qua? Sei sola?»
«Studio recitazione, all'Accademia. E si, sono sola»
Finisce di bere il suo whiskey mentre le faccio quelle domande che piacciono tanto alle donne e mi racconta di lei: la madre avvocato, il padre manager e assente, il suo gatto rosso, la nonna attrice di teatro. Beviamo un altro paio di cose, poi usciamo da quel pub.Spazio Autrice:
SCUSATEMI. Ho avuto mille cose da studiare, sono stata male e ci ho messo secoli.
Ancora tante scuse. A breve arriverà anche il prossimo capitolo, lo giuro.Canzone del giorno: Buy you a drink- T Pain feat. Young Joc
Vostra,
vicodinandcigs.
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Les Formidables/ Damiano David
General FictionAmbra Isabelle Fontana, diciottenne veneziana, abbandona il liceo che frequentava per intraprendere la formazione artistica all'Accademia di Teatro di Roma. Cinica e determinata, non presta attenzione ai rapporti interpersonali, fino a quando la sua...