Capitolo 2

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Capitolo 2.

La mattina dopo Jacob si svegliò presto.

Dopo essersi fatto una doccia svelta stando attento alle bende attorno al polso si rivestì e scese al piano inferiore andando a fare colazione.

I genitori vedendolo pensieroso gli domandarono: «Stai bene? Sembri preoccupato» il ragazzo, sorridendo, rispose: «Sto bene, almeno c'è qualcuno che conosco nella nuova scuola» la madre gli sorrise e posò davanti un bel piatto di cialde con la glassa proprio quelle che a lui piacevano di più e disse: «Andrà tutto bene vedrai. Ti consiglio di portarti dietro la chitarra e i quaderni»

Un po' perplesso Jacob recuperò la chitarra dalla sua stanza, fece colazione e uscì di casa aspettando Claudia che uscì poco dopo da casa sua e avvicinandosi gli chiese: «E' da molto che aspetti?» il ragazzo, sorridendo tranquillamente, rispose: «No. Sono qui fuori da pochi minuti»

«Possiamo andare allora» disse lei.

Il ragazzo annuì e si diressero in silenzio verso scuola.

Quando entrarono nel giardino della scuola Jacob iniziò a sentirsi un po' a disaggio, ma Claudia disse: «Va tutto bene, non devi aver paura di niente» Jacob sorrise incerto: «E' una scuola nuova e i cambiamenti non sono proprio il mio forte» la ragazza tranquillamente lo prese per mano e lo accompagnò fino alla presidenza.

Una volta davanti alla porta bussò e aspettò la risposta che non tardò ad arrivare: «Avanti!»

I due ragazzi entrarono nella stanza e Jacob si fece avanti dicendo: «Mi hanno detto di portare i fogli dell'iscrizione qui» la donna alzò lo sguardo e disse: «Tu devi essere Jacob Winchester, il nuovo studente?» il ragazzo rispose: «Sì, signora...» la preside si alzò dalla sedia e si avvicinò al ragazzo: «Vedo che ha portato la chitarra signor Winchester, spero che abbia voglia di suonarci qualcosa»

«Sì, lo farò...» detto questo la donna si rivolse a Claudia: «Signorina Di Angelo accompagni pure il suo amico fino all'aula di musica, vi raggiungerò lì tra pochi minuti»

I due ragazzi usciti dalla stanza raggiunsero la sala di musica e Jacob si mise seduto in un angolo. Aprì la custodia della chitarra estraendone l'oggetto.

Claudia gli chiese notando i quaderni nella tasca interna della custodia dell'oggetto: «Questi sono i quaderni dove scrivi i tuoi testi vero?»

Jacob annuì mentre accordava la chitarra, la ragazza sorrise vedendolo assorto in quel modo, sfogliò uno dei quaderni e trovando una canzone incompleta gli domandò: «Come mai non è termina questa canzone?»

Jacob alzò lo sguardo e lesse il titolo della composizione per poi abbassare lo sguardo e dire: «Perché la persona a cui era dedicata mi ha fatto soffrire molto» la ragazza era incuriosita dalla cosa e gli chiese ancora: «Era un lui o una lei?» Jacob la guardò terrorizzato e lei capì il motivo e disse per rassicurarlo: «Tranquillo, qui nessuno è omofobo. Nella nostra scuola ci sono sia ragazzi che ragazze omosessuali e nessuno li critica per questo» allora Jacob si sbilanciò con quella ragazza che conosceva da poco e prese il cellulare mostrandogli la foto sua e di Mark insieme dicendole: «Era una canzone per il ragazzo nella foto insieme a me» la ragazza gli diede di nuovo il cellulare notando per la prima volta le bende sul suo polso, senza fargli male gli alzò la manica del maglioncino e sussultò: «Com'è successo?»

Jacob sorrise e le rispose tranquillamente: «E' successo il giorno prima che ci incontrassimo sul traghetto. I miei genitori avevano organizzato una festa a sorpresa per il mio compleanno e li tutti hanno continuato a insultarmi pesantemente, io non volevo nemmeno dire niente della mia omosessualità, ma la mia migliore amica era innamorata di me e quando gli ho detto che non potevo ricambiare i suoi sentimenti ha rivelato a tutti il mio segreto e da quel giorno per quel ragazzo ero solo un frocetto»

Claudia era davvero disgustata dalla stupidità di quella ragazza, ma soprattutto per la sofferenza di Jacob: «Ci hanno perso sia lui che lei. Vedrai che lui lo dimenticherai presto, forse qui troverai un ragazzo che ti piacerà molto di più» Jacob rise divertito, forse le ferite che portava dentro potevano essere curate, ma ci sarebbe voluto del tempo e molta pazienza.

Il ragazzo non si era accorto dell'arrivo degli altri in classe che avevano visto le bende e ascoltato la verità del nuovo arrivato, Claudia che se n'era accorta gli chiese: «Mi fai ascoltare questa canzone anche se non è conclusa?»

Jacob sorrise e iniziò a suonare le prime note per poi iniziare a cantare.

Solo alcuni minuti dopo smise di suonare e cantare, non solo perché la canzone era finita, ma perché si sentiva male, una morsa d'acciaio stringeva il suo cuore. Si era ripromesso di non riguardare più quella canzone e di non terminarla e così aveva fatto, forse il giorno che avrebbe trovato quel qualcuno che avesse curato le sue ferite l'avrebbe guardata con occhi nuovi.

Claudia gli posò una mano sulla spalla: «Scusami, non dovevo farti cantare questa canzone...» Jacob sorrise incerto e le rispose: «Sto bene non preoccuparti, sapevo a cosa andavo incontro cantandola...» posò la chitarra nella custodia, alzò lo sguardo e accorgendosi di tutti gli altri sussultò, uno di loro si avvicinò e con un gesto della mano gli cancello dal volto le lacrime che erano scese senza che se ne accorgesse, poco dopo disse: «Ciao, io sono Matias» per un attimo solo Jacob rimase senza parole: «Ciao, io sono Jacob...»

Lo sorprese il fatto che un ragazzo come Matias lo stesse aiutando, in quel momento, però, gli era bastato quel gesto per sentire una strana sensazione. Gli era sembrato che per un attimo le ferite del suo cuore si stessero cicatrizzando, eppure, sapeva che era da stupidi illudersi per così poco.

Matias, però, era un ragazzo davvero strano e gli era bastato ascoltare le parole di Jacob per capire tutto quello che doveva aver passato così gli disse sorridendo: «Benvenuto all'High School Musical and Arts» Jacob gli sorrise a sua volta rispondendo: «Grazie»

Quella giornata era iniziata in un modo davvero strano, ma non era male.

Si sarebbe fatto presto dei nuovi amici e forse loro sarebbero andati oltre quello che mostrava senza fermarsi alle apparenze. 

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