UNA PRIGIONE DORATA

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Sansa osservava il cielo coperto di nubi. Sarebbero partiti il giorno successivo. La sua sosta a Meeren era stata molto breve, ma era impaziente di tornare nei Sette Regni. Per di più con una gravidanza così avanzata, la ragazza sentiva che il suo tempo si stava esaurendo, e desiderava assolutamente tornare nel continente occidentale prima che arrivasse l’inverno. E prima che nascesse il bambino. Suo figlio apparteneva al Nord. E a Nord sarebbe nato.

Un movimento alle sue spalle la distolse dai suoi pensieri. Lord Varys attendeva, in piedi, che la ragazza lo notasse. Non lo aveva sentito avvicinarsi, si era semplicemente fermata a osservare le nubi da una finestra di un lungo corridoio del palazzo.

“Lady Sansa.” Chinò la testa in segno di rispetto, ma la ragazza non si fece ingannare dai toni gentili e ossequiosi dell’eunuco.

“Lord Varys.” Il tuo tono risulto freddo e distaccato. Tornò a guardare il cielo.

“Ahimè.” Sospirò avvicinandosi. “Non sono più un lord.” Sansa tacque, non sapendo come rispondere. “Lord Tyrion ti ha cercata a lungo, e io stesso ho ascoltato ogni sussurro dei miei uccelletti. Ma nessuno ha saputo dirmi dove fosse finita Sansa Stark.” Voltò il viso paffuto verso di lei. “E poi eccoti comparire.” Sansa si voltò verso di lui. “Mia madre diceva che quello che perdiamo a volte trova il modo per tornare da noi.” Le disse l’eunuco. E la ragazza non seppe se credergli o meno.

“Non mi è mai passato per la mente che ci fosse lord Bealish dietro la tua scomparsa.” Questa doveva essere una bugia.

“Dovevi aspettartelo, mio signore.” Gli disse la ragazza. “Dal momento che provò in precedenza a portarmi via da Approdo del Re.” Lo guardò. “E tu glielo impedisti.”

“Mia dolce lady.” Il suo tono si voce era mellifluo e servizievole. “Che futuro avrebbe mai potuto offrirti un uomo come Ditocorto? Gli impedii di portarti via, per offriti un’opportunità migliore.” Le sorrise, un gesto pieno di enigmi e parole sottintese. “Suggerii un matrimonio con un Tyrell.”

“Fallisti nel tuo intento.” Parlò con freddezza, allontanandosi dalla finestra e prendendo a percorrere il lungo corridoio in pietra. “Non mi hai fatto sposare un Tyrell, e non mi hai impedito di fuggire con Ditocorto.”

“Tentavo di proteggerti, mia signora. Per quanto tu stenta a crederci.”

“Perché?” Varys la seguiva a breve distanza.

“Perché Eddard Stark era un brav’uomo. E Approdo del Re sotto la sua reggenza avrebbe conosciuto ricchezza, giustizia e prosperità.” Parlò con un tono così sincero che Sansa rimase sorpresa. Ma non si voltò a guardare l’eunuco.

“Eppure non l’hai aiutato quando fu imprigionato. Nessuno ha fatto qualcosa per salvarlo.” Sansa si fermò.

“Che giovamento ne avrei tratto? Nessuno.” Parlò con semplicità. “La mia testa sarebbe finita sulla picca accanto a quella di tuo padre. E al quel punto non sarei stato di alcun aiuto alla corona.”

“A chi va la tua realtà, lord Varys?” Si voltò a guardarlo con rabbia. “Chi servi? Mio padre? Il re? Daenerys Targaryen? O Tyrion Lannister?”

“La mia lealtà non è in vendita.” Nessun sorriso solcava il volto del ragno tessitore. “I miei servigi vanno solo e unicamente al sovrano.”

Quale sovrano? Avrebbe voluto chiedergli Sansa.

“Io tentai di aiutarlo, dolce lady.” Continuò l’eunuco. “Gli diedi gli indizi che cercava. Si mise da solo su una strada pericolosa.” Di cosa parla? Si chiese lei. “E si rifiutò di desistere. Desiderava scoprire chi avesse ucciso Jon Arryn. E incappò in una verità che gli costò la vita.”

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