THE TARGARYEN WOLF

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Westeros, Grande Inverno

Il Nord era una regione molto ostica, dura, fredda e apparentemente inospitale. L’erba non cresceva tanto facilmente, il sole era restio a mostrarsi con il grigiore delle nuvole che oscurava il cielo. Persino in estate nevicava di tanto in tanto.
Il Nord era grande quasi quanto il totale dei restanti Regni, fatto da lande selvagge: foreste, colline e montagne sterminate. Se si andava oltre alla prima impressione, però, non era un luogo inospitale, ma una regione di meravigliosi paesaggi popolata da gente fiera e leale.
Robert Baratheon conosceva bene quella terra: amico di Ned Stark, Lord Protettore di Grande Inverno, e una volta promesso sposo a sua sorella. Lì aveva incontrato Lyanna e ancora lì se ne era innamorato. Non avrebbe mai smesso di pensare a lei. Lyanna era sua, era sempre stata sua. Fu Rhaegar Targaryen a rapirla, a stuprarla e infine a causarne il decesso. Per fortuna Robert aveva vendicato Lyanna e si era preso con abilità i Sette Regni che gli spettavano. Se avesse potuto avrebbe rivissuto cento volte quello scontro, quando Rhaegar Targaryen morì per mano sua, e ogni volta che ci pensava provava un grande soddisfazione. Non avrebbe mai dimenticato la Battaglia del Tridente, quella che aveva visto il prode trionfo di Re Robert primo del suo nome.
Ora era sposato con una donna che non amava, Cersei Lannister. Lei gli aveva dato tre bei figli: questo era il suo unico riconoscimento, per il resto Robert preferiva i bordelli e andare a donne. Poi c’era il vino, la caccia, il Trono.
Era difficile rimanere con i piedi per terra quando ci si sedeva sopra il Trono di Spade. Robert odiava regnare, odiava dover soddisfare il popolo, ma amava la sensazione di sedersi dove avrebbe dovuto stare Rhaegar Targaryen. Il Drago aveva rapito Lyanna ma Robert gli aveva sottratto il Trono e la vita. Lui aveva vinto, o almeno questo era il racconto che si ripeteva nella testa.

Nella carrozza che si dirigeva a Grande Inverno c’era Cersei Lannister, Regina dei Sette Regni, con i figli più piccoli, Myrcella e Tommen. Mentre il mezzo avanza sopra il terreno arido e saltava a causa delle buche, Cersei storceva il muso e arricciava il naso: odiava il freddo, odiava simili lande e quella gente così rozza. Sarebbe volentieri tornata a casa a piedi, ma doveva obbedire a suo marito. Non sopportava neanche lui. Per fortuna, o per sfortuna a seconda dei punti di vista, era una grande attrice.
Provava piacere a vedere i suoi nemici soffrire, provava piacere a viziare i figli e provava piacere a fare sesso con il proprio fratello gemello. Provava piacere se pensava che i suoi figli erano discesi da un incesto e non dalla disgustosa relazione con il marito. Godeva degli inganni e dei sotterfugi, odiava il popolo povero e lamentoso. Si sentiva una brutta persona e ne andava fiera.
Seduta comodamente nella carrozza si affacciò fuori per dare un’occhiata alle uniche cose che amava: il suo primogenito Joffrey e suo fratello gemello Jaime, che cavalcavano.
Ovviamente avrebbe potuto amare anche Rhaegar Targaryen, ma il principe non si era interessato a lei e il padre di lui non aveva permesso il matrimonio. Jaime aveva fatto bene a uccidere il Re Folle e, grazie ai piani subdoli di Tywin Lannister, i ribelli avevano saccheggiato e preso Approdo del Re.
Allora Robert Baratheon non aveva potuto far altro che sposare Cersei, come riconoscimento a suo padre, nonostante non portasse alcun rispetto per i Lannister.
Pochi rispettavano davvero i Leoni, molti li temevano e ancor di più odiavano. Meglio così: Cersei trovava divertente il pensiero di lei, i figli e Jaime contro il resto del mondo. Non aveva bisogno di altro e al diavolo i moralismi se appariva come un’egoista. Lei era egoista, sadica, vendicativa e si sentiva pienamente fiera di ciò.
I suoi occhi, purtroppo, si posarono su una cosa perfettamente in linea con il paesaggio. Il paesaggio era disgustoso e così il fratello minore, il nano Tyrion. Aveva ucciso sua madre nascendo, era un vero e proprio scherzo della natura, un mostriciattolo. Cersei disprezzava apertamente e pubblicamente il nano e non se ne vergognava. Ciò che non riusciva a capire era come facesse Jaime a adorare quella sprezzante creatura.

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