Cap 4

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I due arrivarono appena in tempo nel locale, e Elery prese velocemente la chitarra lasciando che la sua cintura scivolasse lungo il suo corpo per poter impugnare al meglio lo strumento.
"Ti va di ascoltarmi assieme al pubblico?" gli chiese sorridendo.
"Mischiarmi con i terrestri? Tsk..."
"A dire il vero lo stai già facendo... e, sai una cosa? È già da un po' che non ci chiami "esseri inferiori": mi fa piacere!"
"Ormai ti sarà chiaro il mio pensiero... È inutile che mi ripeta!"
"Uff!" Ci avevo quasi sperato... "Vabbè: mettiti pure dove preferisci... Mi piacerebbe avere una tua opinione!"
"Sia ben chiaro: a me non interessa nulla di..."
Ma Zamasu non riuscì a finire di parlare: lei si avviò verso il palco, lasciandolo da solo.
"Devi ascoltarmi quando ti parlo! Porta rispetto per un tuo..."
Con un sospiro egli incrociò le braccia, e restò in silenzio, cominciando ad udire la melodia prodotta dalle dita della rossa.
La riconobbe al volo, e ne ebbe conferma quando Elery avvicinò le labbra al microfono per intonarne le parole: si trattava della stessa canzone che aveva ascoltato qualche ora prima.
Il desiderio di un mondo privo di ingiustizie verso il creato.
Lentamente rivolse lo sguardo verso di lei osservando le sue labbra muoversi a ritmo con le parole che stava ascoltando; poi spostò le sue iridi grigie verso il pubblico che si mostrava sempre più incantato da quella melodia.

Come può attirare solo con la voce tutti questi terrestri? Deve essere una sorta di tortura mentale... Beh: non può di certo colpire uno come me...

Ma, senza rendersene conto, era tornato a posare gli occhi su di lei socchiudendoli appena man mano che le note scivolavano a ritmo della sua mano sulle corde dello strumento. Sembrava un'unione perfetta assieme a ciò che ora sembrava stesse trasmettendo con il suo stesso cuore.
Zamasu portò una mano sul petto sentendolo dolorante... o forse era ben altro ciò che stava provando? Davvero quel suono stava risvegliando in lui qualcosa che aveva assopito da tempo?
Per una frazione di secondo gli sembrò di rivivere i suoi primi momenti da giovane apprendista Kaioshin assieme al suo maestro Gowasu: una volta era tutto diverso e i suoi occhi osservavano in maniera più semplice l'andamento della vita nel decimo universo. Ma da quando le cose erano cambiate?
... E perché ci stava pensando proprio ora? Non doveva essere una questione ormai conclusa, quella?

Una volta terminata l'esibizione, Elery lo raggiunse facendo ben attenzione a non farsi notare nell'uscire dal locale, allontanandosi in silenzio. Se qualcuno del pubblico si fosse accorto che stesse parlando "da sola", lei non avrebbe avuto più la possibilità di esibirsi e così di trasmettere il suo messaggio. Solo quando fu certa di non trovare più nessuno nei paraggi, finalmente si sentì libera di fare quella domanda a Zamasu.
"Allora?"
Lo vide totalmente sulle sue, senza dare un accenno alla sua domanda.
Neanche la musica è riuscito a colpirlo... Sto davvero cercando di essere il più naturale possibile, ma nulla sembra smuoverlo...
Cominciarono a percorrere una strada buia e nessuna parola venne tirata fuori da ambedue le parti, fino a quando Zamasu non decise di placare quel silenzio con una semplice parola.
"Cantala."
"Cosa?"
"Quella canzone."
Capendo subito di cosa si trattava, la ragazza arrossì incredula. "... Dici sul serio?"
Lo guardò ma egli aveva ancora lo sguardo rivolto altrove: Elery non capiva il perché di quella richiesta... così come lo stesso Zamasu, che in parte si maledì per ciò che aveva appena chiesto. Nemmeno lui riusciva a spiegarsi il perché gli fosse uscita di bocca quell'assurdo comando; ma rimediò subito.
"Se lo hai fatto per quegli sciocchi umani potrai... e dovrai certamente acconsentire ad una richiesta di un essere superiore!"
Elery annuì. "Certo! Lo faccio più che v..."
Ma prima che potesse afferrare la chitarra alle sue spalle, la rossa venne presa di soppiatto da due malviventi.
"Ciao, tesoro! Tutta sola in un luogo come questo? Speravi forse di incontrarci?"
"Io dico di sì! Dai, divertiamoci!"
"No, lasciatemi!"
Per fortuna, anche se con fatica, Elery riuscì a liberarsi dalla presa ma uno di loro, un uomo in carne, tirò fuori un coltellino iniziando a minacciarla. "Vediamo cosa hai sotto a quel bel vestitino!"
L'altro aggiunse: "Non è molto formosa, ma ci divertiremo comunque!"
Prima che potessero far altro, la rossa vide proprio Zamasu mettersi in mezzo a loro e sferrare un'onda di energia che, però, oltrepassò i corpi dei due senza ferirli minimamente. Sembrava che nemmeno loro si fossero accorti di quel colpo, tanto che si avvicinarono nuovamente alla ragazza senza battere ciglio.
"... Dannazione!"
Sembrava che stesse per accadere il peggio... ma, prima che i due malviventi potessero nuocere a Elery, intervenne un giovane su una moto volante che colpì entrambi, per poi tirare fuori un cellulare.
"Vi conviene andar via prima che chiami la polizia!"
"Argh, stupido ragazzo! Presto, andiamocene di qui!"
Intimoriti i due corsero via mentre il giovane si tolse il casco, mostrando i suoi capelli dal color verde scuro. Elery lo riconobbe al volo: era un suo compagno di corso e ne fu piacevolmente sorpresa.
"Ma..."
"Sei Elery, giusto? Ti conosco: frequenti il corso di Biologia! Fortuna che sono passato di qui in tempo, prima che potesse accaderti qualcosa di davvero brutto!"
Le porse la mano che lei accettò di buon grado. Istintivamente la rossa rivolse il suo sguardo verso Zamasu, che osservava la sua mano inorridito a causa del suo mancato potere; lei ne fu rattristata.
"Se vuoi, ti do un passaggio: queste strade non sono molto sicure per una ragazza!"
"Io..."
Zamasu gettò appena uno sguardo su di lei riacquistando la sua solita calma: d'altronde era logico che il suo potere non funzionasse non essendo più parte di quel mondo. Ed era la stessa cosa che stava iniziando a pensare anche la stessa Elery con tristezza: nonostante con quell'orecchino avesse avuto la possibilità di vederlo... quel Zamasu non poteva aiutarla nel momento del bisogno.
In quella situazione, era come se fosse rimasta nuovamente da sola. E, per questo, annuì di fronte alla richiesta del suo compagno di corso.
"Grazie, volentieri!"
Così decise di farsi accompagnare dal coetaneo e, una volta dinanzi casa, gli restituì gentilmente il casco.
"Grazie ancora, sei stato davvero gentile!"
"Figurati! Allora ci vediamo domani a lezione!"
"Purtroppo domani potrò seguire solo quella di Geologia, al mattino lavoro!"
"Ottimo!" rispose il ragazzo. "Pensavo di seguirla anche io, sai? E ora... avrò un motivo in più per farlo!"
Q... quale motivo?! I... io?
Elery avvampò di colpo, mentre l'altro le strizzò l'occhio e rimise in moto il suo mezzo.
"Allora è deciso: ci vediamo domani pomeriggio! Magari torniamo di nuovo a casa insieme, così eviterai di incontrare ancora tipi balordi!"
"Sì... Vo... volentieri!"
Senza che lei se ne fosse resa conto, nel frattempo l'essere superiore era rimasto più in disparte osservandola appena con la coda dell'occhio senza dir nulla.
Rientrati a casa, Elery si sdraiò sul letto e dovette portarsi una mano contro la fronte, incredula per l'accaduto. "Quello era Aikon... Non posso credere che sia venuto davvero in mio aiuto!"
"Hai intenzione di farfugliare ancora a lungo? Sei insopportabile!"
La risposta di Zamasu non la sorprese più di tanto: aveva già capito il perché di tanta rabbia nei suoi confronti. "Scu... Scusami... Io..."
Ha ragione: da quando è arrivato Aikon, io l'ho ignorato per tutto il tempo... Non avrei dovuto essere tanto maleducata!
"... Mi dispiace... Davvero... Volevi che cantas..."
"Non ha più importanza! Quella canzone ha portato solo guai a te... e anche a me!"
"Ma io... Ci tengo davvero e..."
"Tsk!"
Elery lo vide darle le spalle e portarsi nuovamente vicino alla finestra, segno che non voleva essere disturbato ulteriormente e rimanere con i suoi pensieri. Era sicuramente diventato più quieto rispetto a prima ma, nonostante tutti i suoi sforzi, non sembrava aver minimamente cambiato il proprio pensiero.
Il tempo stringeva e ormai restavano solo cinque giorni. Non era il momento più adatto per pensare alle faccende personali: doveva affrettarsi a portare a termine il compito che Gowasu le aveva così cautamente affidato.
Quando la notte calò, Zamasu tornò a ponderare sul suo piano di vendetta mentre Elery sembrava essere assopita nel sonno più profondo. Nonostante la sua reazione di prima, di tanto in tanto non riuscì a non gettare un occhiata sulla giovane e non ne capiva il motivo: era alquanto umiliante per lui un gesto simile.



_______

Il giorno dopo, durante il mattino sia Zamasu che Elery non avevano fatto altro che restarsene in silenzio; persino mentre percorsero la strada che li avrebbe portati presso la casa dei Brief non emisero il minimo suono. Elery gettava di tanto in tanto lo sguardo su uno Zamasu totalmente preso dai propri pensieri e per nulla di buon umore: era logico che il fatto di non essere stato in grado di poter affrontare due semplici umani lo alterasse non poco.
Fu allora che la ragazza si decise a rivolgergli la parola.
"Zamasu... Non devi sentirti così per ciò che è successo ieri... Io..."
E, stranamente, ricevette una risposta da lui. "È solo a causa della mia disfatta se è successo ciò! Non posso sopportarlo... essere praticamente umiliato da un genere inferiore..."
Ancora quell'aggettivo... La rossa strinse appena il manico della sua borsa non riuscendo più a trattenersi: "Però, io volevo..."
D'un tratto il suo cellulare suonò e udì la voce di Bulma che le stava chiedendo quando sarebbe arrivata; solo allora notò che il suo orologio da polso continuava a segnare le 7:00 da quando era uscita di casa... mezz'ora prima.
"Oh no: mi si era fermato l'orologio... Arrivo subito, signora Bulma!"
Elery cominciò a correre, seguita inevitabilmente da colui che era divenuto forzatamente la sua ombra a causa del legame che avevano grazie all'orecchino destro della ragazza. Quando furono sulla metropolitana, per poco non vennero travolti dall'onda di gente che si apprestava a prendere il medesimo mezzo: Elery per poco non finì con il volto spiattellato contro la porta di uscita, se non che si ritrovò dinanzi il corpo dell'essere superiore a pararla involontariamente. Quando la rossa sollevò il volto poté notare l'espressione contrariata di Zamasu: sapeva quanto detestasse il contatto umano, anche se stavolta si limitò solo a scostare lo sguardo altrove con suo gran stupore.
Quel contatto la mise in agitazione, a tal punto che le sue guance divennero più rosse del solito.

Che mi prende? Perché mi sento così agitata? È per paura?
... O forse no? In fondo, ora non mi sta facendo paura: stare così a contatto con lui...

Non riuscì ovviamente ad avvertire alcun battito all'interno del petto di Zamasu anche se in quel momento, per qualche strana ragione, stava avendo con lui un "contatto", come se egli avesse avuto ancora il suo corpo... ma il premere la sua guancia contro quell'essere così "particolare" stava scaturendo in lei qualcosa di diverso che la rassicurò appena.
Viceversa, Zamasu sembrava comportarsi come suo solito, augurandosi che quel contatto sarebbe terminato al più presto.
"Ecco perché non sopporto gli umani... Tsk: non sanno neanche cosa voglia dire il rispetto!"
"... Ti chiedo scusa... Non volevo starti così attaccata... " disse Elery distogliendo il suo sguardo da lui, ancora imbarazzata.
Egli rimase taciturno dinanzi a quella risposta, e una volta arrivati finalmente la giovane dai capelli rosso scuro riuscì a tirare un respiro di sollievo, mentre tra sé e sé continuava a pensare a ciò che era successo, tanto che riuscì a malapena a gettare lo sguardo su Zamasu per tutto l'orario di lavoro.
Stranamente, per la prima volta aveva la testa tra le nuvole, tanto che Bra dovette punzecchiarla di tanto in tanto per farla rinvenire.

Una volta terminato il turno, Elery tornò a percorrere nuovamente quella strada assieme a lui. Quel giorno le sembrò persino più piacevole, tanto che le venne istintivamente da pensare: Chissà cosa pensa Zamasu di tutta questa situazione!
"Le sfere del drago sono state nuovamente riunite a casa di quei Saiyan... Sarà facile per te prenderle!"
Zamasu sorrise appena, soddisfatto di ciò che aveva appena percepito... mentre il volto di Elery si spegneva lentamente: a cosa lei stava pensando? Erano tutte cose futili, rispetto a ciò che le aveva chiesto Gowasu.
Quel commento la fece tornare con i piedi per terra: doveva impegnarsi per far ricredere quell'ex apprendista Kaioshin, che proprio non sembrava volerne sapere di poter dare la minima chance al genere umano.
Improvvisamente a Elery venne in mente un'altra idea.
"Zamasu, ti va di prendere una cosa assieme prima di tornare a casa?"
"Hm?"
La ragazza lo prese letteralmente per mano infischiandosene di quanto potesse dargli fastidio, tanto che ignorò le sue imprecazioni in merito. Ben presto si ritrovarono entrambi seduti in uno dei più grandi caffè della città: vi erano svariati tavoli, quindi riuscirono a sedersi in quelli disposti in fondo al locale per non destare sospetti.
D'altronde Zamasu era invisibile a chiunque se non a lei.
"Ho ordinato due pezzi di torta, e del tè. Questo posto ne fa di buonissimi!"
Lui osservò la giovane porgergli una tazza appena riempita, e lontani ricordi tornarono nuovamente alla sua mente quando proprio lui faceva lo stesso per il maestro Gowasu.
"So che non fai altro che pensare alla tua vendetta... ma per una volta potresti provare a rilassarti?"
"Rilassarmi?"
Gli suonò quasi strana quella parola: per un Kaioshin era strano immaginare qualcosa di simile... o forse solo lui non era mai riuscito a farlo? D'altronde lo stesso Gowasu gli aveva ripetuto più volte la stessa cosa.
In quell'istante lei chinò appena il volto. "Zamasu... Io..." ma non riuscì a finire la frase, abbassando ulteriormente il capo.
"Smettila di interromperti, e parla! È già la seconda volta che lo fai... è alquanto seccante!"
A quell'ordine si spaventò, e si sforzò di far uscire quelle parole che lei stava trattenendo da ormai molto tempo.​
"Ecco, io..."
Infine riuscì a sollevare il capo, incrociando nuovamente gli occhi di Zamasu.
"... volevo ringraziarti per ciò che hai fatto ieri. Anche se non sei riuscito a sferrare il tuo colpo, sono felice che tu abbia anche solo pensato di potermi difendere... Te ne sono grata!"
Nella sua mente ripassarono veloci quelle immagini e, per un attimo, l'essere superiore venne nuovamente colpito da quel dolce sorriso, a tal punto da scostare velocemente lo sguardo.
Di nuovo.
"Tsk: era solo il desiderio di sterminare quelli come te!"
Elery lo canzonò: "Ma sì, certo!"
Zamasu notò che la ragazza aveva un'espressione serena stampata sul volto... ma, in quel momento, fu qualcosa di diverso dalle volte precedenti. Fu allora che capì il perché: era davvero la stessa che aveva visto quella volta, due anni fa.
Immutabile...Nonostante quel giorno le avesse detto che l'avrebbe spinta inevitabilmente in quel burrone, lei non aveva fatto altro che sorridergli e insistere che in lui ci fosse davvero qualcosa di buono.
E quell'immagine stava iniziando a fargli male.
"Smettila di guardarmi così!"
Egli si alzò velocemente in piedi sbattendo le mani sul tavolo e così rovesciando la tazzina, per poi mettersi di spalle e subito dopo assumere nuovamente la sua solita aria calma, riuscendo a mascherare il suo stato d'animo. Non poteva sopportare tutti quei pensieri che quasi non gli appartenevano... o forse che li aveva riposti per troppo tempo, lasciando solo spazio a ciò che per lui era diventato unico e indispensabile: ripulire il mondo dall'ingiustizia.
In quell'istante Elery andò alle sue spalle e picchiettò appena sulla sua spalla.
"D'accordo... Ma, ti prego: non prendertela così! Sai, Zamasu, sei uno dei pochi amici che ho... e vorrei che cercassimo di andare d'accordo!"
L'altro serrò lo sguardo a quelle parole.

... Amici?

Gettò lo sguardo verso la vetrata notando il riflesso della giovane: dal suo volto erano sgorgate alcune lacrime.
"Sai... Io non ho mai avuto una famiglia, e quando ero in orfanotrofio l'unica cosa che mi rendeva felice era osservare il grande albero di ciliegio al di fuori di quella struttura che chiamavo "casa", e per questo molti degli altri bambini mi consideravano strana e spesso si tenevano alla larga da me...
Un giorno quel bellissimo albero smise di far piovere i suoi bellissimi petali, ma io tentai in tutti i modi di salvarlo! Così, una notte, mi misi cocciutamente a dormire sotto di esso venendo rimproverata dalle governanti... ma non mi importava! Era come se mi parlasse...
In qualche modo riuscii nel mio obiettivo dopo aver atteso tre lunghi anni... e, da allora, decisi di prendermi cura di tutto ciò che del creato potesse essere salvato!"
Elery sollevò gli occhi inumiditi verso di lui. "Se solo tu potessi renderti conto di quanto può essere bello tutto ciò... e sai una cosa? In seguito scoprii che anche il resto dei bambini di quel luogo aveva cominciato a prendersi cura dell'arbusto... a mia insaputa! Anche se mi sono sempre sentita così sola, alla fine mi sono ricreduta su di loro e ho ricominciato a sperare!"
La rossa poggiò appena una mano sul braccio di lui stringendone il tessuto che lo ricopriva. Stavolta Zamasu non disse nulla, le sue parole l'avevano nuovamente colpito... ma, in realtà, non capiva neanche il perché la stesse ancora ascoltando.
"Vorrei tanto che tu scoprissi le stesse cose che ho scoperto io... Sarebbe bellissimo..."
Nonostante l'assenza di risposta, lei strinse di più la presa. "Però... ora mi basta che tu sia qui... e vorrei che tu potessi contare su di me... anche se, come dici tu, sono solo una semplice e sciocca terrestre!"
Zamasu ebbe un sussulto nel sentirle udire ciò, quasi gli stesse dando fastidio: si maledì per tal pensiero poiché, fino a poco tempo fa, non aveva fatto altro che chiamarla in tal modo. Tornò a fissare il tramonto, cercando di cambiare il discorso.
"Rientriamo, o si farà buio."
La ragazza alzò lo sguardo verso la sua schiena con netto stupore: aveva come la strana sensazione che le stesse intimando di non rischiare nuovamente come la volta precedente... o forse era solo ciò che il suo cuore le stava dicendo di credere.
Ciononostante, per tutto il tratto di strada era rimasta appigliata alla sua maglia viola, e lui stranamente glielo aveva permesso restandosene con la sua solita aria immutata a guardare dinanzi a sé.
E, rientrata nella sua stanza, prima di coricarsi gli gettò un'ultima occhiata mentre se ne stava come al solito ad osservare la luna, sorridendogli ancora teneramente.
"Buonanotte e... grazie ancora per oggi!"
Per una frazione di secondo Zamasu scostò lo sguardo sulla ragazza per poi tornare a fissare il cielo stellato con falso interesse, mentre poteva udire il suono delle coperte di lei che si apprestava a lasciarsi abbandonare al sonno più profondo. Quella sera le parve fosse più stanca del solito: probabilmente non doveva essere semplice per lei sopportare il potere di quell'orecchino che racchiudeva l'anima di un essere superiore.

... Perché se ne stava preoccupando? E perché aveva nuovamente spostato i suoi occhi grigi su di lei, proprio come la notte prima?
Quella strana situazione gli sembrava ancora così assurda per un essere come lui e giurò che, prima dello scadere della loro scommessa, avrebbe scoperto tutta la verità su quella ragazza che lentamente stava catturando il suo interesse.
Stavolta fece qualche passo verso il letto di Elery, sedendovisi e rimanendo ad osservarla per tutto il resto della notte.

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