Enrico
Osservai i miei genitori stringersi a vicenda e mio padre che copriva entrambi con una delle pesanti e morbide coperte di lana che c'erano sulla carrozza.
Anche Francesco si avvolse in una coperta.
- Enrico copriti che fa freddo - mia madre mi indicò la coperta piegata accanto a me.
- Ma dai, posso anche evitare - risposi in tono tagliente.
- Sei di buon umore oggi fratellino - sghignazzò Francesco.
- Guarda che il vento non lo senti con la coperta ma fai come vuoi tu - mia madre si strinse di più a mio padre.
Mi guardai intorno e vidi che eravamo quasi arrivati al paese, in mezzo ai prati e ai campi coltivati si scorrevano le prime case.
I due cavalli tiravano la carrozza scoperta come se fosse un leggero carretto. Rimasi impressionato dalla loro forza.Mi soffermai a guardare Valentina. Era totalmente concentrata sui cavalli, sembrava non soffrire il freddo pungente dell'inverno e ignorare il vento che le faceva ondeggiare i lunghi capelli castani.
Mi domandai come fosse possibile che una ragazza così giovane vivesse da sola in un posto sperduto, con un'intera azienda agricola da gestire.Raggiungemmo le prime case del paesino, talmente piccolo che in pochi minuti giungemmo nella piazza. Lì la carrozza si fermò su richiesta da mia madre che scese per andare a comprare due bottigliette d'acqua nel minuscolo negozio di alimentari. Oltre a quello vidi la fermata dell'autobus, un campo da calcio a cinque, la chiesetta con l'alto campanile e un bar che sembrava piuttosto affollato.
- Sta sera veniamo a vedere se ci sono ragazze in giro - Francesco mi diede una gomitata nelle costole, indicandomi il bar.
In quel momento una voce allegra mi fece sussultare. Mi voltai a guardare un ragazzo che sembrava avere più o meno la mia età, saltare sulla carrozza accanto a Valentina.
- Bondì siori. Che elo, taianei questi? - ci salutò con un cenno della mano.
Lo guardai inarcando un sopracciglio, non sicuro di aver capito quello che stesse dicendo.
- Fin anier sì ades ie paesani, Edoardo - gli rispose Valentina accennando un sorriso.
- Cosa avete detto scusa? - le domandai, nervosamente.
La ragazza mi guardò e quando i suoi occhi ambrati incontrarono i miei non riuscii a dire altro.- Beh, per prima cosa vi ha salutato e poi mi ha chiesto se siete cittadini. Gli ho detto che lo eravate fino a ieri e che adesso siete paesani. -
Il ragazzo rise divertito, dopodiché ci allungò una mano e si presentò.
- Io sono Edoardo. Scusate, la prossima volta vi parlerò in italiano e non in dialetto. Anche se prima o poi dovrete impararlo perché qui si parla maggiormente quello - sorrise e si sedette a cassetta, vicino a Valentina.
Quando mia mamma fece ritorno, i cavalli partirono su richiesta della loro padrona.
L'ora successiva la passammo nel bosco vicino al paese.
I miei genitori chiacchieravano, Francesco scattava foto con il cellulare e osservava il paesaggio.
La carrozza scorreva leggera e il rumore degli zoccoli sulla strada sterrata echeggiava tra gli alberi.
Intorno a noi si alternavano il bosco scuro degli abeti a tratti completamenti liberi dalle piante dove la vista sui prati, sui paesini e sulla valle scoscesa diventava mozzafiato.Io mi sforzavo di capire cosa dicessero Edoardo e Valentina che non avevano smesso un attimo di parlare.
Raggiungemmo un altro paese che sembrava ancora più piccolo di quello dove ci eravamo traferiti.
I miei genitori vollero fermarsi al bar a bere una cioccolata calda, così la carrozza si fermò vicino ad un grande edificio.
- Cosa vuol dire quella scritta? - chiese Francesco indicando la facciata principale.- Rathaus? Vuol dire Municipio. Qui parlano anche tedesco oltre all'italiano anzi, soprattutto tedesco - Valentina appoggiò le redini e salutò Edoardo che sparì lentamente tra le case.
I miei genitori e Francesco si diressero verso il bar.
Io rimasi seduto sulla carrozza. Non avevo voglia di andare in giro.
Osservai Valentina scendere e andare verso i cavalli. Diede loro qualcosa da mangiare e poi controllò le fibbie dei finimenti.- Tu non vai? - mi chiese ad un tratto.
Per strada non c'era nessuno.
- No, non mi va -La vidi avvicinarsi e risalire a cassetta.
- Aspetti qua al freddo? Tua madre ha detto che stanno via almeno venti minuti. - si voltò verso il bar.Non le risposi ma affondai le mani nelle tasche della giacca, rendendomi conto solo in quel momento di averle congelate.
- Dai vieni qua, andiamo al campo sportivo. I cavalli non possono stare fermi troppo a lungo con questo freddo -
Cambiai posto e mi spostai accanto a lei, a cassetta, dove prima era seduto Edoardo.
Con uno schiocco delle redini fece partire i cavalli.- Perché non possono stare fermi? - le chiesi, per rompere il silenzio.
- Fa freddo e sono sudati. Si ammalano -
- Come si chiamano? -
- Quello sauro Drago, il palomino Pippo - disse indicandomeli perché capissi meglio.
- Sono di razza diversa? - chiesi osservandoli. Drago aveva il mantello e la criniera ramata, era un po' più alto di Pippo e anche più snello. Pippo era più robusto, con le zampe più grosse, il mantello dorato e la bianca criniera molto folta.
- Sì, Drago è un Quarter Horse e Pippo è un Haflinger, o Avelignese in italiano, la razza autoctona del Trentino Alto Adige. - un lampo di orgoglio le attraversò lo sguardo.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, giusto il tempo di arrivare al campo sportivo.
Valentina fece invertire il senso di marcia ai cavalli, come se fosse la cosa più semplice del mondo.
- Dove si prende l'autobus? - le chiesi.
- In paese, in piazza. Perché? -
- Lunedì devo andare a scuola e non sapevo dove aspettare l'autobus -
- Che scuola fai? -
- Liceo scientifico. Sono in quinta. Ho fatto due volte la seconda. Tu non vai a scuola? - ammisi un po' in imbarazzo.
- Io ho fatto un professionale di quattro anni. Ho il diploma di imprenditore agricolo. -
Ci ritrovammo di nuovo davanti al bar. Tre minuti dopo arrivarono mio fratello e i miei genitori.
- Puoi restare a cassetta vuoi - Valentina mi guardò di nuovo negli occhi e il mio stomaco fece una capriola.
I miei genitori si riavvolsero nelle coperte di lana e Francesco mi fece l'occhiolino.
Avrei tanto voluto dargli un pugno.Anima Ferita continua...
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Anima Ferita
General FictionOgnuno ha la propria storia, i propri dolori, le proprie passioni. Una ragazza che ha perso tutto, si trova a dover portare avanti l'azienda agricola di famiglia da sola. La sua unica salvezza è il Pianoforte, è la Musica. Un giorno arriva una famig...