Valentina
Presi posto vicino a Stefano e cercai di rilassarmi dopo il viaggio in auto. Inutile dire che dopo la morte dei miei genitori mettevo raramente piede in una macchina e se capitava, doveva essere Stefano a guidare.
Di fronte a me c'era Francesco seduto accanto a Sofia, mentre a capo tavola alla mia sinistra, sedeva Enrico.
In pochi minuti un cameriere venne al nostro tavolo per prendere le ordinazini.
Era più di un anno che non mangiavo in pizzeria.Dopo aver ordinato, la conversazione cadde sulla festa di sabato, poi sulle caratteristiche delle dolomiti. Ascoltai in silenzio intervenendo di tanto in tanto.
Quando finalmente arrivarono le pizze sulla tavola calò un piacevole silenzio, essendo tutti impegnati a mangiare.
Assaporai ogni boccone di pizza, accorgendomi di essermi quasi dimenticata il suo sapore.
Quando finimmo di mangiare ordinammo un caffè a testa.- Ragazzi scusate, devo rispondere ad una chiamata urgente - Stefano si alzò dal suo posto per uscire dalla pizzeria con il cellulare in mano.
- Io vado un attimo in bagno - anche Francesco si alzò da tavola, seguito a ruota da Sofia.
- Anch'io devo andare al bagno -
Rimasi da sola con Enrico che quella sera sembrava ancora più ombroso del solito.
Passò qualche minuto di silenzio.- Eri tu che suonavi il violino pomeriggio? - mi azzardai a chiedergli ad un tratto.
- Sì, perché? -
La sua risposta tagliente mi infastidì un po'.
- Sei molto bravo, il Capriccio n. 24 di Paganini è difficile da eseguire... credo. -
- Sì infatti lo è -
Il tono brusco che usò nel rispondermi mi innervosì ancora di più. Cosa gli avevo chiesto di male per ricevere delle risposte del genere?
- Hai qualcosa contro di me? - sbottai ad un tratto sentendo la rabbia verso di lui aumentare.
Mi guardò con odio.
- Lasciami stare e anzi... evita di rivolgermi la parola -
Si alzò da tavola e se andò.Rimasi sola, con un tale odio nel sangue che chiusi gli occhi e strinsi la mascella sforzandomi di non rompere nulla.
Quando riaprii gli occhi trovai Francesco davanti a me.- Non farci caso ad Enrico. È scontroso da quando ci siamo trasferiti -
- Tranquillo per me può fare quello che vuole, ma digli di andare a dare fastidio a qualcun'altro. Ci si vede - salutai il ragazzo prendendo la mia giacca.
Dopo aver pagato cercai Stefano fuori dal locale, camminando nervosamente.
- Ah sei qua... pensavo fossi ancora dentro. -
- Che ne dici se andiamo a casa Stefano? Ho sonno. - senza lasciarlo rispondere mi incamminai verso la sua macchina.
- Va bene, mia padrona - rispose in tono scherzoso, salendo in auto.
Appena uscimmo dal parcheggio sentii l'ansia stringermi lo stomaco. Succedeva sempre. Mi imposi di mantenere il controllo. Le immagini dell'incidente si presentavano troppo reali ai miei occhi, ogni altra vettura che incrociavamo mi lasciava il terrore incollato sulla pelle. Respirai a fondo.
Impiegammo venti minuti circa a tornare a casa.- Buonanotte Vale, a domani -
- Buonanotte, grazie Stefano -
Scesi dall'auto e quasi correndo andai verso casa.
Al cancello trovai i miei sette cani che guaivano scodinzolando.
Sorrisi e subito mi sentii meglio.*
- Drago stai fermo! -
Quella mattina il mio cavallo non ne voleva sapere di essere attaccato al calesse.
Erano le undici passate e io avevo lezione di pianoforte alle due e mezza di pomeriggio.
Mi aspettavano diciassette chilometri di calesse per arrivare alla scuola di musica.Non mi rimase altra scelta se non la frusta.
Sbuffai innervosita e afferrai l'attrezzo. A Drago bastò vedere ciò che avevo in mano per tranquillizzarsi.
In pochi minuti lo attaccai alle stanghe del calesse e partii alla volta della scuola di musica.*
- Ciao Valentina! Sempre in anticipo eh? Se vuoi studiare un po' puoi andare nella mia aula, comincio le lezione fra quaranti minuti quindi per ora è tutta tua -
- Grazie Ezio, a dopo -
Scesi le scale che portavano al seminterrato pensando alla gentilezza dell'insegnante di violino, nonché direttore dell'intera scuola di musica e anche dell'orchestra della stessa.
Quando entrai nella stanza mi fermai un momento ad ammirare il verticale nero Schulze Pollmann, conoscendo perfettamente il suo carattere. Dopo tutte le ore passate a studiare in quella piccola sala, conoscevo tutti i suoi difetti come i suoi pregi.
Cominciai a suonare qualche scala maggiore e minore per poi passare agli esercizi di tecnica pianistica. Continuai a ripeterli per la successiva mezz'ora, così da arrivare alla mia lezione preparata.
Venni interrotta nel bel mezzo di una scala cromatica da un ragazzo che entrava nella stanza, senza bussare.
Quando mi voltai riconobbi Enrico e mi infastidii maggiormente.- Che cazzo ci fai qui?! - urlò con disgusto appena mi vide.
- Cosa ci fai tu qui, piuttosto! E poi non si usa bussare? Razza di maleducato -
In risposta aprì la custodia del suo violino.
- Sarebbe la sala dove devo fare lezione tesoro, quindi puoi anche andartene a strimpellare da qualche altra parte! - mi ringhiò contro, cominciando ad intonare il suo strumento.- Strimpellare?! Stavo studiando! Se sai cosa vuol dire!! -
Venni zittita da una nota acuta.
Poi il mio sguardo infuocato incontrò il suo, illuminato dall'odio.Cominciò a suonare La Campanella di Paganini.
"E guerra sia, maledetto"
Non persi altro tempo. Appena lo sentii finire la prima frase musicale del brano, la ripetei al pianoforte. Poi accadde tutto.Le mie mani non si fermarono alla fine della frase ma proseguirono con l'accompagnamento al brano. Enrico cominciò a suonare e ci ritrovammo a suonare La Campanella di Paganini insieme.
Lui la parte per violino, io la parte di accompagnamento al pianoforte.Tutta l'ira che avevo provato fino a pochi istanti prima si dissolse. Mi abbandonai alla musica.
Avevo suonato quel brano con altri violinisti decine di volte e mai mi ero sentita così in sintonia con qualcuno.
Non avevo bisogno di guardarlo per capire quanto volesse tenere lunga una pausa, quando fare un crescendo, quando un leggero accelerando e così via.
Ci capivamo alla perfezione, come se avessimo sempre suonato insieme.Quando il brano finì e il suono si fu spento del tutto, mi voltai incredula verso di lui.
Lo trovai a nemmeno un metro di distanza da me.Incontrai il suo sguardo, spaesato e sorpreso quanto il mio.
Nessuno dei due parlò, nemmeno quando ci accorgemmo di Ezio che ci osservava dalla porta aperta della stanza, con qualche allievo pietrificato vicino.- È tutto perfetto! Voi sarete il duo di chiusura al concerto dell'anniversario della scuola di musica! -
Aprii la bocca per ribattere ma non riuscii a pronunciare una sola sillaba.
Quando vidi Enrico annuire distratto, la sorpresa crebbe nella mia mente fino a farmi pensare che ciò che era appena successo non fosse reale.
Mi alzai dallo sgabello del pianoforte, raccolsi i miei spartiti e con le ginocchia che tremavano uscii dalla stanza, salutando debolmente.
Avevo estremo bisogno di un caffè.Anima Ferita continua...
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Anima Ferita
General FictionOgnuno ha la propria storia, i propri dolori, le proprie passioni. Una ragazza che ha perso tutto, si trova a dover portare avanti l'azienda agricola di famiglia da sola. La sua unica salvezza è il Pianoforte, è la Musica. Un giorno arriva una famig...