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40 saovine.

Il rumore dei suoi tacchi riecheggiava tra gli stretti vicoli della città avvolta dall'oscurità della notte mentre lei avanzava spedita schivando qualche passante che, ubriaco, procedeva a stenti.
In breve si ritrovò davanti ad un piccolo portone di legno grigiastro leggermente rovinato dagli anni ma ancora in piedi, si guardò attorno prima di bussare tre volte. Dopo qualche secondo di attesa, la porta si spalancò mostrando una piccola locanda colma di uomini ubriachi e donne con parte delle proprie grazie in mostra.
Osservò schifata quell'ambiente così depravato e disgustoso cacciando con forza l'istinto di voltarsi ed allontanarsi, era a conoscenza dell'esistenza delle locande clandestine che, a vederle, apparivano più come squallidi bordelli per uomini disperati, ma mai avrebbe pensato di doverci entrare. Non aveva neanche mai compreso come mai si ostinassero a chiamarle clandestine se tutti erano a conoscenza della loro esistenza.
Scacciò ogni pensiero superfluo concentrando la sua attenzione sui tavoli nel tentavi di scovare un volto a lei fin troppo noto.
In fondo alla sala trovò chi stava cercando, seduto in un angolo in disparte intento a sorseggiare del liquore immerso nei suoi pensieri.
Si fece largo, scostando in malo modo coloro che le si piazzavano davanti, uomini ubriachi che allungavano le mani incuranti di ciò che gli sarebbe potuto accadere dopo quel tocco.
Lei non era una prostituta da quattro soldi nessuno doveva toccarla in quel modo.
Una volta raggiunto il tavolo si sedette davanti all'uomo richiamando la sua attenzione.
"Credevo non arrivassi più."
"Quell'idiota ci ha impiegato troppo ad addormentarsi."
Si interruppe scacciando con un gesto della mano la cameriera che le si era parata di fianco in attesa della sua ordinazione, per poi rivolgersi nuovamente all'uomo.
"Allora, hai qualche novità?"
Dalla bocca dell'uomo si levò una risata priva di emozioni mentre puntò il suo sguardo, fino a quel momento rivolto alla bevanda, dritto negli occhi della donna.
Ogni volta che vedeva quell'occhio bianco mille brividi le percorrevano la schiena ricordandole quella notte, la passione che si era impadronita di loro, il piacere che aveva provato e la paura di perderlo.
Non aveva mai pensato che esistesse l'amore vero, eppure quando conobbe Lui la sua vita cambiò radicalmente e con lei anche le sue convinzioni.
"Ho di meglio."
"Parla!"
"Eh si, troppo semplice così. Luthien non credi di dovermi delle spiegazioni?"
La donna si portò una mano al viso esausta, sapeva che sarebbe arrivato quel momento, l'ultima volta che si erano visti gli aveva chiesto quel favore e se ne era andata senza neanche degnarlo di un saluto.
"Sei sparita per anni lasciandomi con cosa? Un mucchio di promesse che non credo manterrai mai, avevi detto di amarmi e sei sparita. Per poi tornare, come se nulla fosse, chiedendomi un favore come fossimo vecchi amici. Lo sai che per te farei di tutto."
Sbuffò sonoramente mentre con le mani si scompigliava i folti capelli neri come se, quella confessione, gli fosse costata un gran coraggio.
"Mi devi delle spiegazioni!"
Sentenziò alla fine mentre riportava il suo sguardo su Luthien che si muoveva irrequieta sulla panca di legno.
"Avevo un piano, ho tutt'ora un piano che devo portare a termine e sono sparita per proteggerti."
"Certo, sparisci per proteggermi, poi però ti fai viva quando hai bisogno di qualcosa."
Alzò lievemente la voce colto da una rabbia improvvisa che però sciamò immediatamente quando la donna abbassò lo sguardo colta in fallo iniziando a singhiozzare silenziosamente.
Tutto il frastuono che li circondava svanì lasciando posto al rimpianto e al dolore che da troppo tempo risiedevano nei loro cuori.
"Luthien ho perso un'occhio per te e tu mi ripaghi così'?"
Allungò un braccio raccogliendo con il palmo della mano le lacrime che, copiose, bagnavano le gote della donna per poi sollevarle il volto con dolcezza.
"Io ti amo Faradir, è la verità ma.."
"Ma hai preferito il potere a me."
Nessuna risposta uscì dalle labbra di Luthien ridotte, ormai, ad una linea sottile, confermando ciò che l'uomo aveva da sempre rifiutato di accettare.
Un sorriso triste si dipinse sul volto di Faradir, in fondo, nonostante non lo accettasse, aveva sempre saputo che era così ma, averne la certezza, gli lacerò il cuore.
Dopo minuti di silenzio Luthien si decise ad aprire la bocca per ribattere ma Faradir la zittì immediatamente, prendendo parola prima che lei potesse emettere il minimo suono.
"La ragazza è qui."
La donna rimase a fissare l'uomo incredula.
Non credeva fosse così stupida da andare nella tana del lupo.
Lentamente un piccolo sorriso vittorioso si dipinse sul suo volto, iniziava già a gustarsi la sensazione del suo sangue tra le mani e l'odore metallico a impregnarle il naso.
"Frena l'entusiasmo, ha cambiato aspetto."
"Come ha cambiato aspetto?"
"Non è stupida come credi, ha cambiato aspetto per evitare che gli abitanti la possano riconoscere. Se è qui, è qui per un motivo preciso ed evidentemente non aveva alternative."
"Ne parli come se la conoscessi."
Una risata infastidita uscì dalle labbra della donna mentre iniziava a fissarlo in modo indagatore, come se cercasse di leggere la verità attraverso i suoi occhi e i suoi movimenti. A quella visione Faradir esplose in una risata genuina inebriando i sensi di Luthien che si era scordata di quanto fosse piacevole udire quel suono.
"Non la conosco, ma so come agisce un guerriero con del cervello e, in passato, ho avuto l'onore di vederla duellare perciò posso dire che la ragazza sa il fatto suo."
Bevve l'ultimo sorso di liquore per poi abbandonare il boccale sul tavolo e dirigersi spedito verso l'uscita, prima che potesse aprire la porta però Luthien, che si era affrettata a seguirlo, lo bloccò per un polso avventandosi poi sulle sue labbra.
Sapeva che quell'incontro sarebbe stato rischioso per lei, sapeva che non sarebbe riuscita a resistere e se mai qualcuno li avesse visti e avesse riferito l'accaduto al Tiranno probabilmente sarebbero morti entrambi.
Ma non bastò quella consapevolezza a fermarla, rivedere quell'uomo aveva risvegliato vecchi sentimenti in lei che credeva ormai andati perduti e
non riuscì a vederlo andare via senza prima poter riassaporare, anche solo per un'ultima volta, quelle labbra che aveva dovuto abbandonare per troppo tempo.
Il sapore di Fraradir la riportò indietro a quando erano felici insieme, a quando il Tiranno non esisteva e nel suo futuro lei vedeva solo quell'uomo così rozzo e virile che la completava.
Si staccarono leggermente, rimanendo immersi l'uno nello sguardo dell'altra.
"Resta con me."
Fu un sussurro, ma a lui bastò.

I Dominatori Di Elda - La guerriera FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora