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25 - 28 Saovine.

"Siamo partiti da quanto? Un ora? Ho già male ai glutei."
Una risata divertita uscì dalle sue labbra sottili mentre con le mani tentava di massaggiarsi le natiche. Nilde gli rivolse uno sguardo veloce notando che, nonostante la sua bocca fosse increspata in un leggero sorriso, i suoi occhi erano ancora terrorizzati.
Erano in viaggio da poco, l'aria a quelle altezze era fredda e tagliente ma non disturbava minimamente la giovane che, ad occhi chiusi, assaporava quel senso di libertà, mentre Nor tremava vistosamente dal freddo e, sorprendentemente, dalla paura.
Non lo aveva ammesso apertamente, ma lei aveva capito che, nonostante il ragazzo fosse abituato a stare spesso sulle cime dei Galadh, quell'altezza così elevata gli metteva il terrore.
Nilde aveva tentato di tranquillizzarlo stringendogli e accarezzandogli le mani saldamente aggrappate al suo grembo, ma nulla aveva funzionato, le gambe del ragazzo continuavano a tremare.
Scesero a terra solo quando il sole iniziò a tramontare e dopo aver sistemato i loro giacigli ed aver consumato un pasto veloce si riposarono per recuperare le forze necessarie.
I restanti due giorni di viaggio trascorsero tranquilli, volavano durante il giorno e si fermavano solo per la notte, i dialoghi erano scarsi poiché entrambi erano assaliti dai pensieri e ognuno aveva preferito chiudersi nel suo mondo.
Era pomeriggio inoltrato quando in lontananza si iniziò a scorgere l'imponente città di Elanor. L'enorme castello del Tiranno si ergeva maestoso e imponente al centro mentre la città si diramava tutt'intorno. Il colore della sabbia che circondava le mura si mischiava a quello delle mura stesse mentre delle lunghe strisce rosse ornavano la facciata dell'enorme edificio spiccando su il resto del paesaggio.
Mano a mano che avanzavano la paura iniziò ad attanagliare le viscere della ragazza che tentava di mantenere la calma, non poteva lasciare che le sue emozioni prendessero il sopravvento, costrinse così la sua mente a concentrarsi sul piano che avevano ideato il giorno precedente: sarebbero giunti in città in tarda serata, in tal modo nessuno li avrebbe visti, dopo di che si sarebbero accampati in un piccolo bosco isolato fuori dalle mura, stando a quanto aveva detto Eramus, non ci andava mai nessuno poiché in città il popolo possedeva tutto ciò di cui aveva bisogno, perciò sarebbero stati al sicuro. Il giorno seguente avrebbero studiato un modo per camuffare il suo aspetto, avrebbero raggiunto il mago che li attendeva e successivamente avevano deciso di cercare un'alloggio, non potevano entrare ed uscire dalle mura ogni giorno o avrebbero destato sospetti. Una volta trovato l'alloggio avrebbero studiato i passi successivi da compiere.
Non era poi così complicato, pregava solo di riuscire a passare inosservata, si trovavano tra le fauci del leone e se qualcuno l'avesse riconosciuta queste si sarebbero chiuse su di loro ponendo fine alla sua missione e alle loro vite.
Le ultime ore di viaggio trascorsero non diverse dalle precedenti, ognuno immerso nei propri dubbi e paure, mentre l'aria calda di quelle terre faceva sentire i polmoni dei due ragazzi vuoti, come se qualcuno glie li avesse svuotati completamente.
Giunsero a destinazione a notte inoltrata, esausti e pronti ad abbandonarsi ad un sonno profondo.
Il caldo afoso e la sporcizia che Nilde si sentiva addosso però le impedivano di rilassarsi e lasciarsi andare completamente, decise così di trovare una soluzione, controllò che Nor dormisse e, appurando che effettivamente il giovane era caduto in un sonno profondo, si allontanò alla ricerca di una fonte d'acqua.
Camminò per qualche minuto senza seguire una strada precisa, i pensieri la tormentavano e non riusciva a concentrarsi pienamente sui suoi passi. Con sua grande sorpresa però in breve tempo raggiunse un ruscello e un senso di felicità crebbe dentro di lei a quella visione, l'acqua limpida scintillava sotto i raggi della luna tentando la giovane che in fretta e furia si levò di dosso i vestiti ormai sporchi e, senza pensarci due volte, iniziò ad immergersi lentamente rimanendo sorpresa dalla temperatura piacevole che piano piano la avvolgeva come una dolce e candida coperta.
Aveva la sensazione che in quel momento potesse lavare via tutto. Che quell'acqua limpida potesse levarle di dosso ogni peso, ogni dubbio, ogni incertezza, ogni paura.

Tutto.

Permettendogli di trovare un poco di pace, permettendogli di godersi quel momento senza più alcun pensiero.
Si perse ad osservare il cielo terso costellato da innumerevoli stelle luminose mentre il volto del principe le comparve davanti improvvisamente.
Ripercorse mentalmente i lineamenti così duri del suo carnefice, nonostante tutto ciò che lui le aveva fatto lei era li, in un piccolo momento di pace che pensava a quell'uomo così cupo e misterioso.
Un piccolo sorriso le increspò le labbra carnose, non avrebbe mai dovuto pensare a lui in quel modo.
Si obbligò a scacciare immediatamente quel pensiero invitando la sua mente a ritornare sulla missione.
Nel silenzio tombale di quell'ambiente però un rumore alle sue spalle la fece trasalire. In un attimo si alzò portandosi in posizione di attacco ma ciò che incontrarono i suoi occhi non se lo sarebbe mai aspettata.
Erech era in piedi davanti a lei che la osservava, goccioline d'acqua percorrevano i muscoli tonici messi in risalto dalla luce della luna e si scontravano con l'orlo dell'intimo. Quell'immagine la fece distrarre per un attimo ma tornò immediatamente lucida quando si ricordò di essere completamente nuda. Tentò di coprirsi velocemente con le mani sotto lo sguardo del principe che, a quella scena, scoppiò in una fragorosa risata.
La ragazza gli regalò un'occhiataccia che non ebbe l'effetto desiderato e lentamente le sue gote iniziarono a colorarsi di un rosso candido ritrovandosi così a ringraziare che l'oscurità della notte impedisse all'uomo di vedere il suo volto.
"Non dovresti essere qui."
La risata cessò di colpo lasciando spazio ad una voce bassa e roca.
Nilde, scordandosi della sua condizione, fece per rispondere ma dalla sua bocca uscì solo un lieve rantolio ed un bruciore lancinante invase ogni parte del suo corpo. Abbassò la testa stringendo gli occhi e lasciandosi cadere invasa da quel dolore troppo forte da sopportare. Non ricordava il dolore che le provocava  sforzare le corde vocali e in quel momento si maledisse per aver scordato quel dettaglio. Erech si affrettò a sorreggerla per evitare che si immergesse completamente nell'acqua, le appoggiò la schiena sulle sue gambe mentre con una mano le sorreggeva la testa. Quando la ragazza riaprì gli occhi si ritrovò immersa in due pupille più nere della notte, un nero profondo che lentamente la risucchiava. Stranamente quegli occhi così cupi e profondi le diedero un senso di pace che non si seppe spiegare.
Era tutto così innaturale che, se non fosse per l'intenso bruciore, poteva giurare di star sognando.
"Cosa ti è successo?"
La voce preoccupata del ragazzo le arrivò flebile alle orecchie e lentamente il principe iniziò ad accarezzarla.
Rimasero così per quello che parve un'eternità.
Stare tra le braccia di colui dal quale sarebbe dovuta fuggire la fece sentire stranamente a casa, sensazione che decise di assaporare e nascondere nel profondo del suo cuore.
Si perse ad osservare i lineamenti del giovane così duri e perfetti fino chiedersi come potesse essere possibile che un ragazzo così attraente fosse figlio di un uomo spregevole. Si chiese quante persone potesse aver mai ucciso per suo padre, magari per un semplice capriccio. La cosa le risultò ripugnante e, in circostanze diverse, si sarebbe immediatamente allontana ma, in quel momento, non riusciva a staccarsi da quel tocco.

Dal suo tocco.

Mentre i loro sguardi si perdevano l'uno in quello dell'altra le loro labbra si sfiorarono provocando brividi nei corpi dei due ragazzi. Le loro stesse bocche si reclamavano fameliche, le loro stesse anime premevano affinché si potessero finalmente congiungere ma, la consapevolezza di ciò che stava per accedere, irruppe prepotente in Erech impedendogli di assaporare meglio quelle labbra che il suo corpo bramava tanto.
Si allontanò leggermente e lesse una nota di tristezza negli occhi della giovane, una tristezza che sorprendentemente invase anche lui.
Ma non potevano lasciarsi andare. Se suo padre li avesse scoperti, sarebbero morti entrambi e non potevano rischiare. 
"Devi andartene da qui, devi scappare! Qui ti riconosceranno subito e ti porteranno da mio padre. Vattene!"
Nilde abbassò lo sguardo e fece un lieve cenno di dissenso con il capo, non poteva andarsene ma lui questo non poteva saperlo.
Il ragazzo le prese la testa fra le mani avvicinandola di più a se, aprì la bocca intento a farle cambiare idea ma dalle sue labbra uscì solo un sospiro pesante, sapeva che qualunque cosa lui le avesse detto lei avrebbe fatto di testa sua.
La allontanò nuovamente e le diede una mano a rialzarsi.

Si guardarono un'ultima volta, uno sguardo carico di emozioni respinte, di parole non dette e baci mai dati, per poi voltarsi ed allontanarsi definitivamente.

I Dominatori Di Elda - La guerriera FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora