> V e n t i <
Non seppi cosa dire, in più avevo un groppo fermo in gola. Feci la cosa più intelligente per affrontare il problema. Evitarlo.
Sbattei la porta e la chiusi dalla mia parte. Grazie a dio la serratura era posta dal mio lato e non dal suo.
Il mio corpo era caldo, la rabbia ribolliva dentro di me. Mi morsi le labbra e strinsi i pugni saldamente.
Chi era lui per sostenere che fossi sua e che non potessi uscire con altri ragazzi escluso lui, per poi scoparsi un'altra ragazza?
Sarei dovuta essere la sua intrattenitrice? Pensai.
Tutte le emozioni di rabbia e di confusione erano scomparse. Una fitta di dolore mi colpì amaramente. Mi sedetti sul letto con le mani che mi coprivano la faccia.
Senza realizzarlo, lacrime incominciarono a scorrere sulle mie guance. Stavo piangendo per una questione stupida. Era il mio nemico per l'amor di dio! Era ovvio che potesse fare qualcosa del genere.
Mi spaventai quando un colpo batté sulla porta.
"Yoora? Apri la porta," Ordinò dall'altra stanza.
Decisi di tenere la bocca chiusa perché se l'avessi aperta, inutili grida sarebbero uscite fuori dalla mia bocca, mostrando così quanto fossi debole.
"Yoora?" Mi chiamò mentre continuava a battere sulla porta.
"Basta," Quella fu l'unica cosa che riuscii a dire.
Spostando ciocche di capelli dal mio viso, camminai verso il bagno.
"Dobbiamo parlare-"
"Non abbiamo bisogno di parlare, siamo solo conoscenti, ricordi? Puoi fare tutto quello che vuoi...ma non approfittarti più di me-"
"Dai," Sospirò con frustrazione, ignorando cosa avessi appena detto.
-
Mi spaventai a causa del suono di una porta che veniva aperta, il sole fiammeggiante mi infastidì interrompendo il mio sonno pacifico. Mi lamentai e mi strofinai gli occhi prima di guardare il ragazzo che si trovava di fronte a me.
"Yoora," Disse in modo calmo.
I miei occhi si spalancarono. Come aveva fatto ad entrare?
Come se mi avesse letto nel pensiero. "Ho avuto una chiave extra dalla receptionist," Mormorò.
Tutte le cose avvenute la sera precedente mi ritornarono in mente. Quel maledetto coglione.
"Kim Taehyung, esci," Dissi attraverso i denti stretti.
"Yoora per favore," Mi supplicò mentre si avvicinava.
Si morse le labbra ansiosamente, "Perché sei così arrabbiata? Non che sia il tuo ragazzo o cosa-"
"Quello è il dannato punto! Allora perché ti stai scusando? Vattene! Non dovremmo neanche essere amici!" Urlai e i suoi occhi si spalancarono.
"E non sostenere che sia tua, non lo sono," Sputai.
Si lamentò infelice. "Yoora..."
Non poteva fregarmene di meno ciò che aveva da dire, lo ignorai e camminai verso al bagno quando bussarono alla porta.
Taehyung mi guardò sospettoso e io ignorai il suo sguardo prima di aprire la porta. I miei occhi si illuminarono di esaltazione quando vidi che fosse Jaeun.
Lui sorrise. "Hey..." Disse mentre i suoi occhi incontravano quelli di Taehyung.
Guardò me per poi tornare a guardare Taehyung che aveva una smorfia sul viso.
"Oh merda... mi sono dimenticato del tuo ragazzo-"
"Ragazzo? Pfftt...non lo è," Alzai gli occhi la cielo.
"Cosa ci fai lui qui?" Chiese Taehyung venendo dietro di me con uno sguardo torvo.
"Uh... Sono confuso? Allora... siete voi due fidanzati o no?-"
"Si."
"No!" Strillai con frustrazione, spingendo fuori Taehyung.
Pianse ferito e io sussultai. Forse ero troppo crudele...
Jaeun rimase lì sotto shock mentre Taehyung singhiozzava e si stringeva i fianchi saldamente. Mi spaventai e mi scusai ma continuò a gemere per il dolore.
"Ma che ti prende?!"
"Avevo una cicatrice lì!" Urlò Taehyung zoppicando verso il letto.
"Uh... Jaeun-"
"VIENI QUI E AIUTAMI O FAI QUALCOSA!" Urlò Taehyung.
"Mi dispiace... devo andare, usciremo la prossima volta?" Dissi e nel momento in cui Jaeun stava per rispondere, un altro urlo arrivò da Taehyung.
Mormorai delle scuse prima di chiudere la porta.
"Non mi avevi detto che avessi una cicatrice!" Andai vicino a dove era.
Arricciò il naso per il dolore e continuò a lamentarsi. Fin quando non ce la feci più.
"Stai mentendo, vero?" Chiesi e la sua prima espressione ferita diventò maliziosa.
Indossò il suo sorrisetto infantile e smise di comportarsi come lo stupido che era. Spalancai gli occhi e lui rise. Mi aveva mentito!
Lo guardai furiosamente con i pugni davvero stretti, "Sei... Sei..." Dissi mentre la mia mente era distratta dalla rabbia, pronta a dargli uno schiaffo. "Un coglione."
Quella fu l'unica cosa che riuscii a dire.
Bene.
Ridacchiò e ghignò, "Allora..."
"Sei un fottuto coglione! Mi sono stancata di te... preferisco ritornare a casa in questo momento, di fatto, è quello che farò," Dissi e la sua faccia divenne amara.
Non sorrideva più e non si comportava in modo felice. Era furioso e ferito. Beh se lo meritava in ogni caso.