21. "Addio Stan" - One Shot

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Stenbrough

Sono passati tre anni dal ritrovamento del corpo mozzato e senza vita di mio fratello, Georgie Denbrough.
Sono tre anni che i miei risvegli sono fatti da attacchi di panico, sudore e urla, la colpa è di un orripilante clown che mi accompagna oramai tutte le notti.
Sono tre anni che svegliandomi entro nella stanza del mio fratellino aspettandomi di ritrovarlo accovacciato nel suo letto e sono tre fottuti anni che al suo posto trovo soltanto la sua cameretta intatta con i suoi giochi.
Mi manca averlo a fianco e stare con lui mentre i nostri genitori erano a lavoro.
Mi manca il suo sorriso sempre vivace ed i suoi occhi marroni vispi e pieni di vita.
Mi manca persino vederlo giocare con i suoi stupidissimi peluche che tanto odiavo.
Mi manca tutto di Georgie. Con lui è come se ne fosse andata la mia vita ed ora ne stessi vivendo una nuova. Io, però, non voglio questa nuova vita, non senza di lui.

In questo momento sono a scuola, seduto su una sedia interamente scritta, in attesa del suono della campanella.
Sento degli occhi fissi su di me. Non c'è bisogno neanche che mi giri, so chi è. Stanly Uris. Uno dei miei amici di vecchia data, se così posso chiamarlo.
Lui, ha differenza degli altri ha qualcosa di diverso, ma non è un semplice amico, questo è certo.
So perché mi sta fissando. È sicuramente preoccupato per me, gli ho detto di tranquillizzarsi, ma sembra non darmi retta.
Ma non mi sta guardando solo per quello. Ieri è successa una cosa che non doveva accadere.

Eravamo al parco sdraiati sulla soffice erba che mi sfiorava delicatamente facendomi il solletico. Non so come, né il perché ma finimmo a pochi soffi l'uno dall'altro. Lo guardai timoroso, insicuro di quello che stavo facendo. In tutta risposta lui mi prese il viso tra le sue mani per poi scoccarmi un fugace bacio sulle labbra.
Sorrisi in un primo momento per poi prendere l'iniziativa e baciarlo di nuovo. Mi sentivo vivo dopo tanto tempo e senza limiti.
Ad intervenire su una strana voce della mia coscenzs che mi ricordò chi stavo baciando il mezzo al parco, in mezzo a tutti.
Un ragazzo. Il mio migliore amico.
Doppiamente sbagliato.
Mi staccai dalla sua presa e me ne andai correndo e piangendo a casa.

Ricambio finalmente il suo sguardo puntando il viso nella sua direzione. Continua a fissarmi con i suoi occhi ambrati, perso nei suoi pensieri, quasi incantato.
Suscita in me talmente tante emozioni che non riesco più a decifrarle e a distinguerle.
È dannatamente bello, ma anche così dannatamente irraggiungibile.
Le emozioni che provo per lui sono contrastanti le une fra le altre.

Tutto quello che desidero in questo momento è lontano miglia da me. Sento un vuoto perforarmi il petto. Cosa ci faccio qui io? Perché?
Mi alzo sotto lo sguardo incuriosito di tutta la classe e senza neanche rivolgere la parola dell'insegnante esco dalla scuola e ritorno a casa, tanto non c'è mai nessuno.
Mi sdraio sul letto ed inizio a piangere. La soluzione è una.
Una sola e poi sarà tutto finito.
Per sempre.

Vedo la finestra che si trova nella mia stanza. Sarà rapido e indolore. Scrivo una lettera a tutti i miei amici, sperando che un giorno mi perdonino per quello che sto per fare. Ne faccio una anche per Stan, che non so più nemmeno se chiamare amico o no.
Rivedo una foto su un comodino mia, Stan e... Georgie.
Stan era venuto a casa mia e per non lasciare a casa da solo Georgie, lo avevamo fatto uscire con noi.
Bacio il ritratto e la mia probabilmente ultima lacrima versata ricade proprio nel mezzo delle loro immagini sorridenti.

<A-a-addio S-stan, G-Georgie> balbettai.
Non ce la faccio più. Prendo una rincorsa salto giù. Da lì in poi mi ritrovai immerso nel buoio. Forse ce l'avevo fatta.

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STAN'S POV

Sto insistentemente fissando il biondino dall'inizio della lezione di chimica, nonché unico corso che abbiamo in comune. Finalmente decide di girarsi accortosi di avere il mio sguardo puntato addosso. Nei suoi occhi, non vedo più il Bill che mi ha fatto perdutamente innamorare.

Nei suoi occhi azzurri prima vedevo felicità, vita...amore ed ora quel che ne resta è un blu guanciale pieno di delusione e rabbia.

Dopo quel bacio di ieri che sono consapevole non avrebbe dovuto esserci, ma di cui certamente non mi pento, non mi ha più più rivolto la parola.

Improvvisamente lo vedo schizzare fuori come una furia dalla classe rivolgendomi prima un'ultima occhiata.
Quello sguardo...non mi piace per niente. Aveva qualcosa di diverso da tutti gli altri, qualcosa che mi faceva una paura fottuta.

Decido allora di inseguirlo liquidando l'insegnante con la prima scusa che mi è venuta in mente. Continuo a chiedermi dove posso cercarlo e decido di optare per casa sua che è quasi sempre desolata. Lo chiamo anche, ma il suo telefono è come morto e non ricevo nessuna risposta.

Arrivato di fronte casa sua lo vedo sporgersi dalla finestra. Incerto su quello che ha intenzione di fare mi avvicino e quando lo vedo buttarsi mi precipito per fermarlo o almeno per provarci.

Reddie/Stenbrough IN PILLSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora