Capitolo 2

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Le sue mani erano fredde, gelate per gli scarsi riscaldamenti di quel motel così piccolo e sperduto. Le sfregava con forza, senza ottenere un minimo cambiamento.

Quella giornata era diversa dalle altre, osservò guardando il cielo attraverso i vetri della porta-finestra. Da giorni Sebastian non sentiva alto che il ruggito del vento e i lamenti della pioggia, sembrava che qualcuno avesse bloccato la clessidra e si fosse dimenticato di quel posto realmente abbandonato dal mondo.

Si costrinse a sedersi sulla sua poltrona blu notte, per la prima volta aveva smesso di piovere, ma ciò non avrebbe cambiato il corso della giornata che, a suo riguardo, sarebbe stato peggio di quelli che avrebbero seguito d'ora in avanti.

Era appena passata l'alba, ma non sentiva quella sensazione di freschezza che solitamente lo pervadeva ogni mattina, nonostante il clima londinese fosse più tentennante a trascinarlo verso la tristezza e la nostalgia della sua terra, la culla della sua infanzia. Ogni mattina si ripeteva che sarebbe tornato lì, doveva solo sistemare gli ultimi affari e definire per bene il perimetro del suo piano.

Ma, la sensazione di piacere che doveva fargli tornare il sorriso, non faceva altro che opprimerlo nella sua stessa morsa di falsità e angoscia. Avrebbe fatto del male ed avrebbe ferito delle persone a lui care, ciò nonostante non avrebbe mai rinunciato al suo ritorno in patria, anche se il biglietto di ritorno verso la sua felicità l'avrebbe privata a qualcun altro.

Se un sentimento come il piacere o l'appagamento si potesse trovare nei soldi, Allison lo poteva di certo confermare. Il denaro aveva un profumo quasi succulento quando si trattava di far affari con uomini devoti a quel tipo di carta.

Alcuni avrebbero ucciso per avere solo qualche banconota in più, quel minimo di potere che serviva a renderli onnipotenti con coloro che non avevano niente, veri aristocratici contro proletari umili e poveri.

Non era la prima volta che Allison entrava in un posto pieno di gente simile, l'odore di profumi così costosi e al tempo stesso forti e diversi la sdegnava e la stordiva. Le borse delle donne più prestigiose venivano indossati come gioielli della propria famiglia, attorcigliate alle loro braccia come fossero un unico arto.

Persino in quella piccola mostra così illustre c'erano elementi che stonavano all'interno dell'armoniosa aristocrazia: gente che non possedeva nient'altro che la propria famiglia e la propria casa osservava i quadri con leggera ammirazione, come fossero incantati dal dipinto ma non volessero alzarsi troppo dal loro piedistallo, un supporto che loro stessi si creavano.

Allison intravide, in mezzo a quel grumolo di gente, due coppie di amici ferme a parlare, davanti ad un quadro a cui non prestavano la ben che minima attenzione.

Passò in mezzo ai banchieri e gli affaristi senza essere degnata di uno sguardo, le mani si mossero per legare i lunghi capelli in una coda abbastanza alta da non essere infastidita da quest'ultimi. Voltò lo sguardo più volte e sorrise ad altri, solo per elegante educazione.

Mentre cercava di raggiungere l'uscita della galleria urtò la sua spalla con quella di un giovane uomo dai capelli biondi, il quale aveva appena estratto il suo portafoglio che scivolò sotto uno dei tanti tavoli pieni di punch e stuzzichini.

"Mi scusi" si affrettò a dire Allison mentre afferrava il borsellino. Lo consegnò al proprietario e si dissolse nell'aria. Appena fuori dalla mostra tirò un leggero sospiro di sollievo, così continuò la sua passeggiata verso il motel in cui alloggiava, senza contare  quanto denaro era riuscita a rubare con un semplice gesto della mano.

Arrotolò le banconote e le mise all'interno della sua manica, si affrettò ad arrivare il prima possibile per essere in tempo per la cena.

Il motel era uno dei luoghi più lontani dalla città, proprio per questo Allison lo aveva preferito. Nonostante fosse come una vagabonda in cerca di una casa, non avrebbe potuto trovare migliori rifugio. Non era un hotel, non aveva tutte le comodità di cui doveva disporre, ma le andava bene così.

I loro proprietari, Sebastian e Diana Baker, erano due delle poche persone che lei adorava e di cui gustava la loro presenza. A differenza di tutti quelli che occupavano il motel, loro non erano assassini, ladri o semplici criminali, il che rendeva la loro proprietà ancora più curiosa. Li conosceva da quando aveva messo piene in questa città e non li aveva mai abbandonati, era sempre stata sotto l'ala protettrice dei due fratelli e non si era mai sentita parte di una famiglia come lo era con loro.

Appena entrò dentro il motel salì le scale per andare verso la sua camera, quando la voce di Sebastian l'interruppe. "Allison"

Si voltò verso il suo amico, sembrava stanco ed euforico al tempo stesso, gli occhi erano cerchiati da innumerevoli occhiaie e le labbra erano secche. Raggiunse il maggiore dei Baker per lasciargli un casto bacio sulla guancia. "C'è qualcosa che non va Sebastian?"

Si sorprese nel vederlo sorridere, "Assolutamente. Volevo solo farti conoscere un mio amico di vecchia data," la fece entrare nel suo studio, "sperando che tu possa vederlo allo stesso modo."

In fondo alla stanza si stagliava una figura maschile del tutto nuova, proprio quest'ultima si spostò verso Allison per allungargli la mano. Aveva dei capelli neri come la pece, così scuri da potersi confondere con le ombre che sovrastavano metà della camera. Aspettò un gesto della mano che non arrivò mai.

"Lei sarebbe...?" chiese con il tono più freddo possibile, così rigido da scuotere solo per un attimo l'uomo di fronte a lei.

Gli occhi verdi rimasero fissi in quelli blu notte della ragazza, l'aria stava diventando sempre più pesante, perfino per lei. "Joshua Morgan. Immagino che non abbia abbastanza esperienza di interlocuzione."

"Preferisco scegliere con cura le parole da usare, non vorrei sprecarle inutilmente." Le mani di Allison iniziarono a fremere davanti a lui, come a voler lasciare uno schiaffo lungo la sua mascella troppo perfetta.

La sua barba era stata appena tagliata ed un ciuffo di capelli ricadeva davanti ai suoi occhi, freddi e a primo impatto spietati. Possedeva gli stessi movimenti di una persona di alto rango, fiera del cognome che portava e prima di qualsiasi compassione nei confronti del prossimo. A parer suo, poteva anche essere il figlio di qualche inutile affarista, il quale aveva ereditato i miglior territori della zona. Ma, al contrario di molti altri, non indossava la solita uniforme fatta di giacca e cravatta. La sua semplice felpa grigia e i pantaloni neri lasciavano dubitare Allison di ogni sorta di collegamento con qualche potente famiglia della zona.

Sebastian si mosse dietro di lei, appoggiando una mano sulla sua spalla. "Joshua sarà mio ospite per qualche giorno e con tutti gli impegni in cui sono occupato non avrò tempo per fare gli onori di casa."

"Ci sarà Diana qui.."

"Diana sarà impegnata tanto quanto lo sarò io. Ti prego solo di essere la padrona del mio motel per almeno un giorno, partirò domani mattina per far ritorno verso l'ora di cena."

Allison si voltò un'ultima volta verso l'ultimo arrivato, sperando che Sebastian la ripagasse per quel favore che gli stava concedendo. Uscì fuori dalla stanza, lasciando soli i due uomini.

Sebastian alzò gli occhi verso l'amico dopo una manciata di secondi che parvero interminabili, il peso delle sue paure gravava non solo sopra la sua testa, ma anche in quella della sorella. Fu il ragazzo davanti a lui a parlare per primo, interrompendo il silenzio che Baker aveva paura di spezzare. "Sembra in gamba, non vorrei rimanere deluso."

"Jonathan" sussurrò quel nome come fosse il più grande segreto che dovesse tenere nascosto, ed in parte lo era. "Sei ancora in tempo per tornare indietro da questa tua follia"

"Chiami tu follia, amico mio, un piano che tu stesso hai suggerito. In oltre modo, non tornerò sui miei passi."

Le mani di Sebastian si sfregarono fra loro, ma non per il freddo che viveva in quello stupido motel. Le sue paranoie si prendeva troppo spesso gioco di lui, causandogli innumerevoli ripensamenti anche su situazioni che non avrebbero dovuto avere neanche l'ombra di incertezze.

Jonathan raggiunse l'uomo a cui aveva affidato la metà dei suoi compiti, la maggior parte dei suoi incarichi e il suo stesso Regno, per un tempo indefinito. "Conosco le paure che si celano dietro quegli occhi, Sebastian, ma non farò niente che non sarà necessario per il nostro bene."

Così lasciò che anche quella notte le Dee venissero a tormentarlo nei sogni, poiché lì solamente i suoi segreti più remoti e nascosti avevano la meglio. 

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