Capitolo 5

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"Queste da dove escono?"

Joshua ed Allison erano appena tornati dal loro piccolo tour in giro per uno dei quartieri di Londra e, appena scesi dal bus, si erano recati al motel senza che nessuno dei due proferisse una sola parola.

Inizialmente le intenzioni della ragazza erano quelle di stirarsi sul letto e chiudere gli occhi per un sonno lungo e profondo, magari avrebbe sognato nuovamente le due ragazze dai lunghi capelli biondi, ma dubitava fortemente che sarebbe riuscita a prendere sonno in così poco tempo.

Aveva appena fatto i primi due gradini della scala quando Joshua attirò la sua attenzione con un fischio. Si era cambiato ed adesso indossava una tuta grigia ed una maglietta nera come fosse un elegante completo per una serata di gala. S'intravedevano i muscoli degli avambracci, le clavicole per metà scoperte e il colore olivastro della sua pelle.

Quelle che teneva tra le braccia sembravano due lunghi bastoni di legno, ed invece adesso si ritrovava in mezzo alla sala comune con due spade lucenti e pesanti almeno il doppio di lei. Joshua aveva spostato al muro tutti i tavoli e sedie e poi le aveva mostrato le due armi come fossero state fatte in oro.

Allison, nonostante ciò, ammetteva che fossero magnifiche. Il manico le sembrava fosse d'oro, incastonato in mezzo c'erano due pietre, forse lapislazzuli, che catturavano la luce circostante. L'unica cosa che la ragazza non riusciva a spiegarsi era come fossero arrivate fin lì.

"Sono uno dei reperti storici della mia famiglia. Li avevo regalati a Sebastian nella speranza che non le vendesse, ed eccole qua."

Joshua prese una delle due, iniziando a maneggiarla ed invitando Allison a fare lo stesso. "Cosa vuoi farci con queste?"

Per tutta risposta, la lama del ragazzo roteò attorno a sé prima di puntarla contro la figura di Allison. "Ti faccio vedere come si usano"

A parer di altri, una scena del genere sarebbe stata sintomo di follia e pazzia, ma Allison aveva vissuto anni scappando dalle violenze del mondo a cui apparteneva e sapeva localizzare i pericoli. Trovava un certo fascino nella scherma, ma tenere in mano un'arma del genere era tutt'altra cosa, soprattutto se la si usava per la prima volta.

"Prima devi saperla tenere ferma" gli disse Joshua.

Imitò i movimenti del suo interlocutore, la spada si librò da terra e sotto lo stupore di Allison riuscì a non farla cadere.

"Perfetto, adesso prova a colpirmi"

"Non so neanche come fare!"

Joshua avanzò come una lince verso di lei, piegò il ginocchio e le due lame si colpirono, scaturendo un suono acuto. "Così."

Il cuore della ragazza batteva velocemente, aveva abbassato la spada e la stava osservando. L'avrebbe voluta studiare, osservare, magari anche usare, ma sapeva che non ci sarebbe riuscita. O almeno, questo fu quello che credeva.

Alzò nuovamente l'arma e, senza pensarci due volte, la fece tentennare con la sua gemella. L'eccitazione si prese gioco di lei, entrò fin dentro le sue vene. La spada sembrò fondersi con la sua mano ed il suo braccio per diventare un unico arto, così forte quanto potente. Avanzava verso il suo avversario, il quale sapeva difendersi e muoversi con leggerezza.

Colpì Allison su un fianco, ma questo non la fermò dal contrattacco. Piegata su un ginocchio, si abbassò ancora di più per schivare la lama di Joshua e colpirlo di conseguenza.

Il ragazzo barcollò di pochi centimetri prima di ristabilirsi, aveva un sorriso sbilenco in volto come se si divertisse a giocare con la morte istantanea. Non aveva paura della sua incolumità, anzi provava a varcarne i confini.

Allison approfittò dello svantaggio di Joshua per far incrociare ancora le loro lame con un colpo così forte che l'arma di Morgan cadde a terra con un tonfo, mentre si apriva nella sua mano una ferita.

"Non volevo..." iniziò Allison, ma le sue parole furono interrotte dalle porte della sala comune che si aprirono. Sebastian entrò dentro, le spalle dritte e gli occhi cerchiati di rosso. Dopo pochi secondi riuscì a notare le spade a terra come diamanti in mezzo ad un cespuglio di rose.

"Volete per caso aggiungervi alla lista dei miei problemi?" chiese seccato il loro amico. Dopo più di due passi, afferrò le lame e le portò via, senza degnare più di uno sguardo uno dei due.

"Si calmerà" disse Joshua cercando un fazzoletto da qualche parte.

Allison si strappò un pezzo della sua camicia, "Forse è meglio se faccio io."

Trovò dell'alcool in uno degli scompartimenti della cucina dove Roger, un abitante del motel, nascondeva le sue provviste per la sera. Disinfettò la ferita di Joshua e lo medicò, poi strinse la sua mano con il frammento di stoffa. Le nocche erano scorticate, in alcuni punti la pelle era quasi lacerata e secca.

Istintivamente le accarezzò con le dita, sentendo la rugosità della mano.

Joshua si fermò a guardarla: sembrava come un passero, piccolo ma veloce. Aveva visto come si guadagnava da vivere, ed in parte ne era dispiaciuto. Nessuno dovrebbe arrivare a tal punto, ed invece Allison era solo una delle tante persone che agivano solo per sopravvivere. "Puoi risvegliarti dallo shock" la derise.

La ragazza si scostò immediatamente, indifferente e tradita dalle sue gote rosse. Andò via augurandogli la buona notte, lasciandolo da solo con il suo profumo ancora nell'aria.

Il momento di pace e serenità forse non gli si addiceva, o semplicemente le Dee avevano deciso che non poteva vivere vita peggiore di quella che lui stesso si era creato. Sebastian entrò nella sala comune subito dopo che Allison l'ebbe lasciato.

Si assicurò che fossero soli prima di scagliarsi contro l'amico. "Dimmi che non l'hai realmente fatto solo per compiacere un tuo desiderio."

"No, solo per assecondare un mio capriccio. Non volevi dire questo?"

Sebastian strinse le tempie con le mani, come era solito fare quando era in preda alla stanchezza e all'isteria. "Ci sono dei rischi che corriamo tutti in questo modo, rischi che non ci possiamo permettere"

"So cosa potrebbe succedere, Sebastian. Ma hai visto anche tu come teneva quella spada, era come abituata ad averla tra le mani."

"Proprio per questo non devi più commettere errori di questo genere, Jonathan! Potrebbe ricordare, e non ci serve anche questa condanna per il nostro popolo."

Jonathan gli girò attorno come un avvoltoio, "Avrebbe bisogno delle lacrime delle Dee per ricordare..."

"No invece! Lei non ha bisogno delle lacrime!"

Sebastian si avvicinò al suo Lyucos con una lentezza straziante, la testa gli scoppiava e non sentiva altro che un ronzio sordo. "Se non lo vuoi fare almeno per te o per me, fallo per il tuo regno. Abbiamo bisogno di lei e dei suoi ricordi, ma non adesso."

Si allontanò anche lui dalla sala comune, abbandonando il proprio imperatore da solo.

Per la prima volta comprese quanto fossero pesanti le spalle di un sovrano.

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