GELOSIA

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Finalmente, dopo un lungo viaggio, che tra pensieri negativi sembrava infinito, metto piede in casa e corro tra le braccia dei miei genitori in lacrime.
Mi stringono in un forte abbraccio, un abbraccio che basta per aggiustare tutti i pezzi del mio cuore spezzato. Mi lascio andare del tutto, spiegando ogni evento che mi aveva travolta, fino al licenziamento e la causa.
" aspetta, c'è qualcosa che non mi torna... " si schiarisce la voce mia madre.
" come è possibile che lui ti possa licenziare così di punto in bianco, se non è il capo della compagnia? Prima deve parlare con il proprietario e tu mi hai detto che è padre di Caleb, perciò... " continua.
" è una cazzata, devi tornare là, parlarne con Caleb e tutto tornerà come prima. " completa la frase mio padre.

Ci fermiamo un po' a riflettere, poi contatto subito i miei due amici, i quali, a loro volta, avvisano Caleb. È stato davvero un uomo d'oro: ha prenotato un volo tra due ore per raggiungerli a Parigi, così mi affretto a raggiungere l'aeroporto, ovviamente dopo aver salutato i miei genitori.
Non ho mai preso un aereo con altra gente, così dopo essermi affrettata a raggiungere la prima classe, mi siedo sulla mia poltrona e comincio a leggere un buon libro, il quale mi è stato suggerito da Alexander.

Una volta arrivata, Alexander e Mery mi aiutano a trasportare tutti i miei bagagli e raggiungiamo l'hotel, dove corro subito a bussare alla porta di Caleb.
Rimango un po' ad aspettare, poi non sentendo rumori all'interno della stanza, prendo le scale di servizio per tornare nella mia stanza. Finisco di sistemare le mie cose e, appena bussano alla porta, mi affretto ad aprirla, con la speranza di trovarmelo nuovamente davanti.
" ehi! Andato bene il volo? " mi abbraccia e poggia le mani sui miei fianchi.
" molto, grazie mille. " sorrido sincera e lo invito ad entrare.
" perché non me lo hai detto? " si appoggia sul letto e mi fa sedere sulle sue gambe.
" perché non volevo lo sapesse nessuno e mi fido di te, ma sul momento non riuscivo ad esprimermi. " mi vengono nuovamente le lacrime agli occhi e lui si sbriga ad asciugarmele.
" ora, sta tranquilla. Non ti farà mai più del male... " mi lascia un bacio sulla fronte e fa intrecciare le nostre dita.
" come fai ad esserne così certo? "
" perché ci sarò sempre io a proteggerti. " mi adagia sul letto e poggia il suo corpo sul mio.
" fosse stato per me lo avrei detto a mio padre, che lo avrebbe cacciato ed arrestato, ma rispetto la tua scelta che vuoi che rimanga un segreto. " sussurra, mentre infila una mano nei miei pantaloni, giocherellando con le mie mutandine.
" voglio che tu con me sia sempre onesta... " mi accarezza il viso.

Continuiamo a coccolarci sul letto, finché non arriva ora di pranzo e lui torna nella sua stanza per prepararsi. Indosso un abito rosso, attillato e semplice, con le spalline sottili e lungo fino ad inizio coscia. Metto dei tacchi di Valentino dello stesso colore è una borsa nera della medesima marca. Lego i capelli lisci in una coda alta e vado di sotto.
Caleb mi fa sedere al suo fianco e mi lascia un bacio sul collo, attirando l'attenzione di tutti i presenti e poggia una mano sulla mia coscia scoperta, facendomi rabbrividire.
Quando in stanza entra Luke, divento immobile, come fossi interamente di ghiaccio e mi irrigidisco. Sento Caleb più nervoso, vedendolo serrare la mascella e, quando ci si siede davanti, distolgo subito lo sguardo, mentre lui continua a fissarlo, come volesse ucciderlo.
Alla fine non mi ha violentata e fatto nulla di che, pensava solamente di interessarmi, ma ora che ha capito che non è così, potrebbe tornare tutto a posto. Riprendo a respirare, quando Alex si siede al mio fianco e mi stampa un bacio sulla guancia.
" sta sera vieni ad un pub con me e Mery? " mi osserva con uno sguardo da cucciolo.
" mi dispiace, Alexander... Sta sera ho una sorpresa per lei. " si intromette Caleb, poggiando il braccio sulla mia sedia, come per sentirmi più vicina e facendomi sentire subito protetta.
Alex mi fa un occhiolino e poi, continuiamo a mangiare.

" di cosa si tratta? " osservo l'espressione tesa di Caleb, il quale mi ha dato la sua giacca, per non farmi prendere freddo.

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