parte 7.

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Automaticamente, mi alzai dal tavolo e mi diressi al piano cottura della cucina. Misi dell'acqua in un pentolino, aggiungendoci della varecchina. La portai ad ebollizione mentre estraevo dai vari blister tanti tipi diversi di medicinali. Li posizionai sul tavolo, e versai l’acqua in tre bicchieri. Iniziai ad ingerire il tutto più velocemente possibile, per non sentire il bruciore del detersivo scendermi in gola. Mentre mandavo giù tutto, trattenevo il vomito che sentivo salire. “Calma!” pensai. Mi calmai infatti. Presi tra le mani il mio cellulare e chiesi scusa alla mia dolce lei.. dopo un po', non so precisamente quanto, le mie mani iniziarono a sudare, ed il mio cuore batteva all'impazzata. Sorridevo, mi cingevo con le braccia da sola, come a rassicurarmi. Chiusi gli occhi fino a cullarmi. Iniziavo a sentire dolore ovunque. Vidi per un attimo alcuni ricordi.
La prima volta in cui io e lei facemmo l'amore: dolce e intenso..
Il primo bacio, il primo “ti amo”.
Il sorriso di mia madre, il mio papà. La cara e vecchia me.. più il tempo passava più il dolore mi avvicinava alla tranquillità. Alla pace dei sensi che solo il dolore fisico di chi sta per finire può provare.
Tremavo. Sempre di più. Dei forti tremori invasero il mio corpo. Provai ad alzarmi per prendere una coperta, ma mossi tre passi e poi la morte mi scaraventò a terra.
Passarono quasi due ore prima che mi trovassero. Ricordo poco.
Ricordo delle urla. Mio padre che mi strattonava. Ero un corpicino inerme sul quale inveivano.
“Lasciatemi in pace” urlavo nella mia testa. Ma non riuscivo a parlare. Mi sforzai con tutte le mie forze di aprire gli occhi, ed a mala pena biascicai “Scusa papà, lasciami morire.”
Fui svegliata alle prime luci dell'alba, da un fastidioso rumore che trasmetteva un monitor al mio fianco. Provai a deglutire ma faceva male. Ancora provai a muovere la testa.. ma avevo dei tubi nel naso.
Guardai il mio braccio, la sacca di sangue al mio fianco e, debole, persi nuovamente i sensi.
“No!” urlavo isterica provando a strapparmi il sondino nasogastrico dal naso: “fatemi morire, vi prego! Noo! Strappatemi il cuore dal petto!” .. mio padre al mio fianco, assisteva a quella scena orribile. Avrebbe voluto dire ai medici che mi immobilizzavano di smetterla. Che poteva calmarmi lui. E, appena mi resi conto di questo, mi calmai. Si avvicinò a me, guardandomi con quegli occhi tristi, e forse un po' stanchi, iniettati di sangue.
“Non dovevi farci questo.” Mi disse mezzo spento.

Para siempre en mi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora