Storm||KeNoia e Favij

We'll meet at Berlin, someday (Speciale 30k e my birthday)

Piccola premessa: questa è solo una one-shot per i 30k. Nel caso in cui vi piaccia particolarmente ne farò una versione lunga.

Lorenzo era agitato. Continuava a rigirarsi un dito intorno al polso. La camicia gli sembrava improvvisamente troppo stretta. I suoi genitori erano partigiani, allora come ci era finito lui in un collegio fascista? Lui non ne aveva idea. Suo padre lo aveva lasciato al cancello di ingresso, con l'obbligo di fingere che una certa Martina Pasqui fosse sua parente. Lui decise di eseguire ciò che era stato richiesto, ma continuava a chiedersi il perché di tale gesto. Come ci era finito lui, che abitava in un paesino della val di Lanzo, scappato da Torino per le bombe, in un collegio non poco distante da Milano? Perché suo padre non lo aveva nemmeno accompagnato, ne gli aveva riferito nulla, se non di bruciare la lettera appena letta? E perché doveva fingersi parente con una ragazza che nemmeno conosceva? Iniziò ad entrare senza risposte. La valigia di cuoio non pesava esattamente poco, data la quantità di libri e vestiti che il giovane si era portato. Passò di fianco ad una coppia di uomini, entrambi vestiti con una giacca di un verde oliva decisamente discutibile. -Vede signore, questo è il primo dei collegi che il Duce intende aprire, accetta sia fanciulle che giovanotti, non c'è che dire- disse il più grasso e disgustoso. Lorenzo si affrettò a correre nella sua stanza, poggiando la valigia di cuoio sul letto. Il suo dormitorio consisteva di venticinque letti, con dei piccoli armadietti al fondo della stanza. Prese la sua valigia e cercò nella fodera la foto di famiglia, con solo lui come figlio, poiché sua madre era diventata sterile una volta partorito Lorenzo, a causa di un problema. Prese la lettera di suo padre e si avvicinò alla stufa della stanza, messa lì apposta per fare un minimo di calore, aprì lo sportello inferiore e ci buttò la lettera. Uscì allora dallo spogliatoio, levandosi la giacca e restando soltanto con una camicia, un gilet ed un paio di pantaloni lunghi fino alle caviglie, fatti accorciare appositamente dalla zia sarta, poiché molto più lunghi e più larghi del ragazzo. Intanto una ragazzina dai capelli biondi gli era passata di fianco, facendogli un occhiolino. Lui arrivò al fondo del corridoio e con una scusa idiota, tornò indietro. Non gli fu facile ritrovare la ragazza, ma appena arrivati nel piccolo giardino dietro la ragazzina si mostrò. -Buongiorno, Lorenzo- disse. -Chi sei?- disse il ragazzo, cercando di apparire autoritario, sistemandosi al meglio la cravatta al collo. La ragazza pareva fragile, ma nella sua voce c'era una punta di amarezza: -Il mio nome è Martina Pasqui-. -Capisco...- fece il ragazzo, tirando un sospiro di sollievo. -Non ho capito perché mio padre mi abbia mandato a proteggerti- annunciò -Ma se hai intenzione di metterti nei casini, sappi che non potrò salvarti-. La ragazzina rispose, con il suo tono malinconico -Oh, sono già in guai grossi, sin da quando sono nata... Sono- si avvicinò all'orecchio del ragazzo, fino quasi a toccarlo -Ebrea- finì. Il ragazzo spalancò gli occhi, poi riprese lucidità e chiese: -Come fa mio padre a conoscerti?-. -I miei genitori sono parte della Resistenza, e poi è mio padre il medico che ha insegnato così tanto a tuo padre...- disse, abbracciandolo, in modo da poter parlare piano, senza essere scoperti. -Ok... V-va bene... Ti aiuterò- disse Lorenzo, evidentemente imbarazzato dalla situazione che si era andata a creare. -Grazie- disse la ragazza, arrossendo. Si avvicinò alla guancia del ragazzo, posandoci le labbra color ciliegia. Poi se ne andò, mentre l'altro arrossiva, toccandosi la guancia, cercando di metabolizzare tutto ciò che era successo.

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Buonasera.
Ecco un piccolo speciale because oggi è il mio compleanno.
Ragazzi, scusate l'assenza, ma ho dei problemi a scuola ed è un po' difficile per me tenere aggiornata la storia. Comunque cercherò di portarvi qualcosa almeno ad Aprile.

Elly la quattordicenne.