Capitolo 7

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I giorni passano come se fossero dei secondi.
Ogni giorno diventa sempre più difficile di quello precedente. Il mio elfo custode, Rúmil, mi racconta degli angeli con il conta gocce, non si esprime più di tanto. Ho solo scoperto che esistono da prima che l'uomo nascesse e che il nostro ruolo è quello di proteggerli, ognuno però è l'angolo custode di una specifica persona e bisogna scoprire a chi si è legati per poter iniziare a fare il proprio dovere.
Un giorno potrei riuscire a diventare perfino invisibile, ma prima devo frequentare la scuola di magia che dura tre anni.
Inoltre ho appreso che gli umani vengono chiamati; inferiori.

Cose che più o meno avevo già letto d'altronde.

Per non dimenticare nulla, ho trascritto tutto sul mio diario segreto. Non lo utilizzavo da tantissimo tempo e l'ho ritrovato infondo all'armadio mentre lo sistemavo tre giorni fa.

Sto ancora aspettando che i miei genitori mi dicano la verità, anche se sembra che non siano intenzionati a farlo. Così spreco i miei giorni a stare distesa sul letto, invece di frequentare la scuola del mio mondo. «Non ho proprio intenzione di uscire con lei! Cosa ti costa accettare il mio invito?». Mi chiede Edric.

Continua a fare avanti e indietro nella mia camera da già qualche minuto, tiene le mani dietro la schiena e lo sguardo sul pavimento. È super nervoso.
Io invece sono distesa a pancia in giù sul letto, mentre lo guardo impazzire.
Ieri a scuola ci hanno distribuito gli inviti per il ballo di Halloween, e infondo alla cartolina, come sempre, c'era inciso il messaggio: trovate un accompagnatore se volete passare una festa meno spaventosa e più divertente.
Lo scorso anno ci sono andata con Edric, solo che era stata tanto noiosa, e adesso non voglio che ricapiti, così l'ho invitato ad andare con una ragazza che frequenta le nostre stesse lezioni di scienze, ovvero; Bertha.
È timidissima, da quando il mio amico me l'ha fatta notare non l'ho mai vista parlare con nessuno. Ma - anche se Edric odia ammetterlo - ogni tanto le ho visto scroccare qualche occhiata al mio amico, così ho avuto la fantastica idea di farli andare insieme!
È da troppo tempo che a lui piace e lei secondo me ricambierà! «Mi annoierei a morte un'altra volta, lo sai che tutte quelle persone mi infastidiscono», dico con tono ovvio. «Cosa ti costa chiederle di uscire insieme a te?».

Si mette le dita fra i capelli, scombinandoseli.
Ultimamente è diventato parecchio paranoico, più di me. «Non la conosco nemmeno!». Dice con il mio stesso tono.

Adesso si è fermato davanti a me e mi sta guardando con due occhi spalancati.
Mi metto seduta e incrocio le gambe: «Vi farò conoscere io! Sarò vostro cupido e passerete una serata meravigliosa». Rispondo entusiasta.

Solleva gli occhi al cielo e si siede al mio fianco, sospirando deluso. «E tu con chi andrai alla festa?». Mi chiede preoccupato.

Faccio spallucce e mi alzo dal mio letto.
Edric oggi era venuto da me per studiare, anche se a mia madre non andava molto a genio che lo invitassi. «Credo che non ci andrò, ma non mi importa, non mi piacciono le feste». Gli ricordo.

Sbuffa e si abbassa per prendere il suo zaino, prima di avviarsi verso la porta della mia camera.
La apro e passa per primo, andando verso l'uscita e aspettandomi lì. Io nel frattempo metto velocemente le mie converse gialle, il giubbotto e il guinzaglio al mio cagnolino. Infine raggiungo il mio amico. «Perché sei così energica in questi giorni?». Mi sorride.

Io energica?
Pensavo che in realtà avessi la testa in un altro mondo e mai di apparire così.

Sorrido in modo sciocco e scuoto la testa, uscendo fuori dalla porta d'ingresso. «Non sono energica, forse sei tu ad essere troppo giù». Gli do una pacca sulla spalla.

Finalmente oggi il cielo è sereno, fino a qualche ora fa c'era un bel sole, mentre adesso comincia a tramontare. Anzi, è già andato via.
Le foglie ricoprono tutti i marciapiedi della zona, è divertente passare sopra ad esse e schiacciarle, sentendo lo scricchiolio sotto le scarpe. «Forse dovrei prendermi un cane, il tuo umore cambia anche con lei». Sorride accarezzando Dea.

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