Esseri diversi #WATTYS2018

Capitolo 14

Il fine settimana è giunto velocemente.
Durante questi giorni sono stata sempre fra la terra e Flemminia, a studiare gli dei, (a quanto pare alcuni di noi - raramente - riescono a controllare i loro poteri) le pozioni, e le modalità di difesa e di attacco. Il primo anno sarà tutta teoria, dal secondo cominceremo ad allenarci.
Oggi è sabato e grazie all'aiuto di Darcey, sono riuscita ad invitare Tyson per questa serata insieme al mio amico. Ammetto che è stato tanto imbarazzante doverlo fare, forse troppo, ma lui ha accettato senza pensarci due volte.

L'ho dovuto presentare alla mia famiglia, perché si era teletrasportato nel nostro soggiorno. Era venuto un colpo a mio padre, nonostante li avessi già avvertiti che sarebbe dovuto arrivare.
I miei genitori sono rimasti contenti nel non vedere Logan li dentro, ero riuscita a sentire il respiro di sollievo di mia madre.

Edric ci è venuto a prendere con la sua nuova auto, Bertha si trovava già nel sedile passeggero ed era piuttosto nervosa. Aveva indossato un jeans a vita alta e una maglia semplice di un verde petrolio. Io avevo optato per un pantalone a palazzo e una camicetta beige infilata dentro i pantaloni.
L'eleganza non fa per me, e nel mio armadio non c'è abbastanza scelta.
Edric aveva sgranato gli occhi nel vedere quel ragazzo alto al mio fianco, e io ho dovuto inventare una storiella a cui credo non abbia creduto.
Come biasimarlo d'altronde.
Dopo anni a non uscire con anima viva mi ritrova con un tizio francese che non aveva mai visto. «Tu hai molte cose da raccontarmi». Aveva detto alla fine della mia favola.

Nemmeno con Tyson avevamo deciso cosa raccontare, ha dovuto sentire la storia in diretta. Ho detto a Edric che ci siamo conosciuti in biblioteca, ma non avevo detto nulla perché effettivamente fra di noi non c'è niente, ci stiamo solo conoscendo.
Ed è così.
Ci conosciamo appena.
«Ma non sei del posto, vero? Hai un accento diverso». Dice scendendo dall'auto.

A gambe levate va dall'altra parte della portiera per aprire lo sportello a Bertha. Finora l'unica parola che ha detto è stata solo "ciao", ma a me va bene così. «Sono francese, ma studio ad Oxford. Mi trovavo qui perché un mio collega è del posto».

Lo guardo sorpresa, non mi aspettavo che anche lui fosse un bravo bugiardo, probabilmente lo è anche più di me. Sicuramente lo è. «Figo!», lo guarda con ammirazione. «Anche Bertha il prossimo anno andrà a studiare li».

La ragazza diventa paonazza, e fa un piccolo sorriso abbassando le spalle. «Quindi cosa vedremo?». Dico arrivando davanti l'ingresso del cinema.

Penso che il cinema sia un posto perfetto per non parlare, ed è proprio quello che faremo noi. Staremo zitti e dopo il film ognuno andrà a casa propria. «Tutti tranne te». Risponde Bertha.

Ne ho sentito parlare bene, ma speravo fosse qualche horror o thriller, anche se conoscendo il mio amico dovevo aspettarmelo. «Uh bene». Dico andando verso la biglietteria.

Tyson nel momento di pagare si sposta davanti a me, porgendo i suoi soldi e facendomi arrabbiare. «No, ti ho invitato io qui, devo essere io a pagare». Dico frugando nella mia borsa.

Nel frattempo Bertha e Edric sono passati avanti, per mettersi a sedere, anche perché il film comincerà presto. Lo sento ridacchiare e mette una mano sulla mia, facendomi bloccare.
Sento il mio viso caldo, non mi sarei mai aspettata un contatto fisico da parte sua. «Voglio offritelo io Julie, non insistere». Dice con voce calma.

Sollevo gli occhi al cielo e mi ricompongo. «Questa è l'ultima volta però, ok? Già al pub avevi pagato tu, e non è giusto», gli dico abbassando la voce mano a mano che entriamo. «Spero che questo film possa piacerti, se l'avessi saputo...».

Alza una mano come per zittirmi e con l'altra afferra la mia mano portandomi con lui fra le sedie rosse di pelle del cinema.
Ed ecco che arrossisco un'altra volta. «Va tutto bene Julie, tranquilla». Mi sussurra all'orecchio.