Kanwolf

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I

Nello stallo deserto il silenzio è assordante.

Jo rimpiange il respiro caldo e familiare degli animali, i belati delle madri, quelli più tremolanti degli agnelli, così simili al pianto di un neonato. Rivede i suoi figli accarezzare quei morbidi batuffoli di lana. «Vogliamo aiutare, papà, dicci cosa fare».

Un'unica lacrima gli scorre lungo il viso e va a morire sulla paglia ai suoi piedi.

Scuote le spalle, come servisse a scrollarsi di dosso la tristezza e il dolore.

Nel deposito i muri di pietra respirano l'odore dei formaggi che anno dopo anno hanno riposato qui pazienti. Quest'anno non ci sarà nulla da stagionare, forse non ci sarà mai più. Niente sarà mai come prima. Non deve pensarci, è l'unico modo per andare avanti.

Riempie un cesto scegliendo le provviste dagli scaffali a muro. La sua mano afferra un vaso di marmellata di lamponi, la passione dei gemelli. Avrebbero fatto qualsiasi cosa per una crostata. Quante volte li ha visti battersi ridendo per l'ultima fetta, ingozzarsi, le guance gonfie di torta, gli occhi giocosi, le bocche sporche di marmellata.

Un lampo di orrore cancella i ricordi felici: rivede i bambini rincorrere la pecora in fuga, una delle poche scampate al massacro e per questo preziosa; si rivede intento a riparare la barriera da cui l'animale è evaso. Sente le raccomandazioni di Lena, sua moglie. Poi le urla.

Ha afferrato il fucile ed è corso come mai in vita sua. Ma era già troppo tardi.

Due immense belve si cibavano ingorde delle carni dei suoi bambini. Tim, ancora vivo, gemeva stremato, mentre i denti duri e affilati come coltelli del Kanwolf gli straziavano il fianco strappandone lembi di vita in un oceano di sangue. Jo ha sparato, due, tre volte.

Colpito, il mostro ha afferrato saldamente il bambino tra le zanne ed è fuggito. L'altro ha ringhiato ferocemente contro l'uomo, prima di stringere la propria preda tra le fauci e scappare a sua volta. Jo ha tentato invano di inseguirli, spinto dalla forza della propria disperazione.

Non gli hanno lasciato nulla da seppellire, solo i ricordi.

Torna a posare il vaso sullo scaffale. Non ci saranno più crostate.

Lo sguardo si posa sui fucili nella rastrelliera. La tentazione è forte: farla finita con il dolore e il rimpianto. Ma non può, Lena è là, in casa che lo aspetta, Jo è tutto ciò che le resta.

II

Mangiano in silenzio, come sempre ormai.

Jo ingoia velocemente, osando appena guardare la moglie. Le occhiaie sempre più scavate, come le guance, i capelli sporchi le ricadono aggrovigliati sul viso, li scosta solo per infilare il cibo in bocca; lo sguardo perso nel vuoto; la pelle livida: dalla morte dei bambini non ha più visto la luce del sole. Ridarle la forza di vivere è ormai l'unico scopo dell'uomo.

I ricordi lo assalgono.

Quelle sere in cui aspettavano che i bambini dormissero per concedersi una cena a due. Cena che si concludeva ogni volta davanti al camino, a fare l'amore nel calore del fuoco acceso. Poi stringersi, spossati e felici, facendo progetti per il futuro.

Non c'è più futuro. A causa dei Kanwolf.

Eppure all'inizio sembrò davvero un'eccellente novità: la scienza al servizio del quotidiano, un'ennesima vittoria dell'uomo sulla natura.

Jo ricorda quando nella vallata apparvero i primi esemplari dei prodigiosi lupo-cani. Dei guardiani eccezionali. Enormi, intelligenti, veloci, dotati di fiuto e forza ineguagliabili. Sembravano la soluzione perfetta a chi viveva e lavorava in queste terre ostili, incassate tra due catene di montagne pullulanti di predatori.

Piccole storie oscureWhere stories live. Discover now