Capitolo 4.

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Capitolo 4.

Intanto che Gaius preparava il siero Merlin e Arthur si incamminarono per i corridoi, solo per caso incontrarono Uther che parlava con Sir Leon e Parsifal.

Arthur gli andò incontro sorridendo divertito: «Arthur, stai bene?»

«Sì. Merlin, mi ha fatto vedere come riconoscere le piante che servono per fare le medicine» rispose lui.

«Lancilotto e Gawain me l'hanno accennato» disse il sovrano prendendolo in braccio, per poi aggiungere: «Adesso cosa farete?»

«Andiamo a giocare!» esclamò il bambino divertito.

Uther mise in terra il bambino che corse da Merlin, stranamente il sovrano non aveva proprio niente da dire se il ragazzo si prendeva cura del figlio, l'aveva visto il giorno prima, e non poteva nemmeno immaginare che un servo potesse sacrificarsi in quel modo per suo figlio, eppure, qualcosa gli diceva che in Merlin c'era molto di più.

Una luce sempre nuova brillava negli occhi del ragazzo dai capelli corvini ogni volta che osservava Arthur, ma non solo quello bambino anche quello adulto gli provocava la stessa reazione.

«Merlin, la spalla ti fa male?» domandò Arthur pensieroso, il mago sorrise e gli rispose: «Tranquillo Arthur, la ferita non fa male»

Mentre camminavano lungo i corridoi Gwen per sbaglio passando troppo vicino a Merlin gli colpì la spalla ferita e il mago si ritrovò a portarsi la mano su di essa trattenendo a stento un gemito di dolore.

La ragazza aveva aspettato fino a quel momento, voleva passare del tempo con il bambino a costo di far male a Merlin, Arthur, però, si mise a urlare: «Gli hai fatto male! Cattiva!» quelle sue parole attirarono l'attenzione di Uther che era nella stanza vicina: «Cosa succede?»

«Lei ha colpito Merlin e gli ha fatto male!» esclamò il bambino. Uther guardò il figlio che non si era allontanato da Merlin nemmeno un secondo. «Arthur, va tutto bene...» disse Merlin con un filo di voce.

Il colpo che Gwen gli aveva dato gli aveva provocato una fitta di dolore così forte che l'aveva stordito. Solo quando fu certo di potersi muovere senza sentire altro dolore guadò Gwen: «Non hai ancora capito che ho il compito di proteggere Arthur e con te non sarà mai al sicuro. È inutile che tu tenti di mettermi fuori gioco con questi trucchetti subdoli» Uther che aveva ascoltato tutto si rivolse a Parsifal e Leon: «Allontanatela subito da Merlin e Arthur. Se succede nuovamente una cosa del genere mi vedrò costretto a prendere dei provvedimenti più seri» i due cavalieri annuirono e trascinarono via la ragazza.

Merlin spostò la mano dalla sua spalla ritrovandola coperta di sangue, non sarebbe mai guarita se continuava a prendere dei colpi come quello o muoversi sconsideratamente.

«Merlin, devi andare da Gaius...» disse Arthur prendendo quella stessa mano che era sporca del sangue del mago. Il ragazzo dai capelli corvini sorrise e annuì lasciandosi guidare dal bambino, ma anche Uther incuriosito di vedere come andava a finire li seguì.

Entrati nelle stanze del cerusico Merlin si accomodò su una sedia e Arthur tirò le vesti di Gaius richiamando la sua attenzione: «Merlin, sanguina...»

«Allora bisogna medicarlo» rispose lui.

«Voglio farlo io!» esclamò il bambino. Merlin lo osservò per un attimo sorpreso e sorridendo si sfilò la maglia.

Arthur si mise seduto sulle sue gambe e gli tolse le bende stando attento a non fargli male, Gaius preparò l'impasto e fece per metterlo sulla ferita del mago, ma il bambino disse: «Voglio farlo io»

Il vecchio cerusico ne rimase sorpreso: «Va bene...» il bambino immerse la mano nell'unguento e lo passò sulla spalla del mago senza pensarci troppo.

Merlin rimase fermo, era strano vedere il piccolo Arthur prendersi cura di lui in quel modo, nonostante fosse un bambino.

Preoccupato Arthur si rivolse a Merlin: «Ti sto facendo male?» il ragazzo dai capelli corvini gli accarezzò il volto sorridendo: «No, non mi stai facendo male»

Poco dopo Arthur terminò di mettere l'unguento sulla ferita e Gaius terminò sistemando delle bende sulla ferita.

«Adesso sono a posto» disse Merlin posando un bacio tra i capelli di Arthur: «Sono stato bravo?» gli domandò il bambino.

«Sì. Sei stato bravissimo» rispose il mago alla sua domanda.

Uther, però, si rivolse a Gaius: «Non puoi far niente per curare più velocemente la sua ferita?»

«Sire, non posso fare molto ci vuole del tempo» ammise semplicemente il cerusico, ma poi Arthur disse: «Non può curarlo la stessa cosa che mi ha reso bambino?»

«Arthur, non si può qui a Camelot» rispose Merlin sorridendogli tranquillamente, ma il bambino disse: «Se può aiutare perchè non la si può usare?»

«Perchè le persone ne hanno fatto un uso cattivo e hanno fatto del male...» Arthur lo osservò perplesso per un attimo: «Allora, chi fa del bene. Non può più farne?» il ragazzo dai capelli corvini gli sorrise e lo abbracciò facendogli il solletico alla pancia: «Sì. Non può farne, ma se vogliono farne trovano un altro modo. Tu, però, sei troppo curioso principe»

Arthur iniziò a ridere sotto il solletico di Merlin. Uther era rimasto sorpreso dalla richiesta di Arthur e dalla spiegazione semplice del ragazzo dai capelli corvini. Quando Merlin smise di solleticarlo, il bambino, gli domandò: «Merlin, allora, non è ne buona ne cattiva?»

«No. Dipende tutto dall'uso che ne fa la gente» rispose lui poi aggiunse: «Adesso, però, basta parlarne. So che sei curioso e vuoi conoscere tutto del mondo attorno a te, ma c'è ancora tempo» Arthur alle sue parole annuì e gli domandò: «Mi insegni qualcosa?»

«Cosa vorresti conoscere?» gli domandò il ragazzo dai capelli corvini.

«Le piante e gli animali!» esclamò lui.

Merlin ci pensò un po' su: «Va bene, vediamo se Gaius a qualche libro semplice per sfogliarlo insieme?» Arthur annuì e insieme a Merlin si misero a guardare i libri del vecchio cerusico.

Dopo diversi minuti trovarono un libro adatto a quello che volevano fare. Uther poco prima di far vedere il libro al figlio disse: «Posso vederlo?» Merlin senza problemi porse il libro al sovrano che lo sfogliò tranquillamente per poi ridarlo al ragazzo: «Credo che sarà molto interessante»

«Merlin, lo guardiamo?» il ragazzo annuì, indossò la maglia che aveva messo da parte e lo prese in braccio, lasciò che aprisse il libro e lo sfogliasse una pagina alla volta. Per tutto il tempo fino a ora di pranzo restarono a sfogliare quel libro. 

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