Capitolo 2.

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Capitolo 2.

Arthur si svegliò alcune ore più tardi.

Merlin era intento a sistemare gli abiti che aveva comprato.

Non aveva, però, la minima idea di quando Arthur sarebbe tornato ad essere adulto.

Nonostante tutto, però, gli mancavano i loro battibecchi. Il piccolo Arthur si mise seduto sul letto: «Merlin...» il mago si voltò a guardarlo e gli sorrise: «Ben svegliato, Arthur»

«Cosa stia facendo?» gli domandò curioso.

«Stavo sistemando i vestiti per metterli nell'armadio» rispose il giovane mago sorridendo, per poi avvicinarsi a lui accarezzandogli i capelli: «Hai dormito bene?»

«Sì!» esclamò lui divertito, ma posò gli occhi sul mantello che l'aveva coperto: «Di chi è?»

«È di tuo padre» rispose ancora Merlin, senza smettere un secondo di sorridere.

Arthur lo sorprese poco dopo dicendo: «Glielo possiamo portare?»

«Va bene, Arthur...» piegò leggermente il mantello e accompagnò Arthur fino alla sala del trono d'era certo che si trovasse il sovrano.

Varcata la soglia della sala, Arthur sorrise, il padre stava parlando con Morgana. Merlin diede il mantello al bambino che tenendolo stretto raggiunse il padre attirando la sua attenzione tirandogli leggermente la gamba del pantalone che indossava.

«Arthur...» il bambino gli tese il mantello e l'uomo lo prese: «Sei venuto da solo?»

«Mi ha accompagnato Merlin» rispose lui indicando il ragazzo poco distante che lo aspettava.

«Vai a giocare, Arthur. Credo che Merlin giocherà con te» disse il sovrano dando il permesso al figlio di andare tranquillamente con il ragazzo dai capelli corvini.

Arthur corse da Merlin e il ragazzo dai capelli corvini lo prese al volo ridendo divertito: «Cosa vorresti fare?»

«Voglio giocare alla lotta!» Merlin ne rimase sorpreso, ma poi sorrise.

«Allora ci servono delle armi, ma dove le troviamo delle spade di legno?» ci pensò un po' su, ma Arthur esclamò: «Dal falegname!»

Merlin si diede un colpetto sulla fronte esclamando: «Che sciocco! Il falegname, ma chissà perchè non ci ho pensato prima»

Arthur rise divertito dal siparietto che Merlin stava mettendo in atto, ma il ragazzo dai capelli corvini disse: «Corri! corri! Si va a giocare!»

I due uscirono dal castello, ma il ragazzo nonostante tutto teneva gli occhi aperti in caso qualcuno tentasse di fargli del male. Giunsero alcuni minuti dopo dal falegname che creò per loro delle spade, Arthur prese la sua sorridendo divertito.

Merlin fece per pagare, ma il falegname rifiutò e il giovane mago trascinato dal bambino lasciò la falegnameria per andare a giocare.

«Conosco un posto speciale dove possiamo giocare» disse Merlin.

Arthur, allora, gli domandò: «Dov'è?»

Il giovane mago lo prese di nuovo in braccio affidandogli le due spade di legno e andò nel campo dove si allenavano i cavalieri all'interno delle mura del castello.

I cavalieri li osservarono per un attimo perplessi, ma quando i due si misero a giocare con le spade di legno non poterono far altro che rimanere ad osservarli ridendo ogni tanto delle mosse che usavano i due.

Stavano giocando con le due spade di legno e sembravano davvero divertirsi, ad un certo punto Merlin fece finta di essere colpito da Arthur e tra una scena e l'altra si lasciò cadere sull'erba dicendo: «Oh, no. Mi hai ucciso...» rimase immobile disteso sull'erba e Arthur preoccupato gli si avvicinò: «Merlin, sei morto, davvero?» il mago colse al volo l'occasione e prese il bambino tra le braccia e facendolo distendere sull'erba iniziò a fargli il solletico.

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