18.

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Sembra un istante interminabile quello che passiamo a fissarci.
"Mi avevi detto che non eri con nessuno." Mi affianca Flavio, e non appena Damiano lo vede si alza capovolgendo la sedia e avanzando con passo deciso verso di noi.
"Levate dar cazzo." Ringhia al mio compagno della serata prima di afferrarmi per un braccio e trascinarmi con la forza fuori dal locale. Cerco di liberarmi dicendogli che posso camminare da sola, ma sembra non ascoltarmi neanche. Una volta usciti l'aria gelida mi fa rabbrividire e cerco di coprirmi con la giacca come meglio posso. Damiano è furente, la sua bocca è diventata una linea sottile, come una diga che frena il fiume d'insulti che sta per fuoriuscire. "Che cazzo ce facevi co quello?!" Sbotta alla fine.
"Pensavo fossi a casa." Ribatto cercando di mantenere la calma finché riesco.
"Che. Cazzo. Facevi. Co quello." Ripete a denti stretti. Per un attimo un brivido di paura mi attraversa la schiena, non lo avevo mai visto così arrabbiato. Il suo viso è contratto in una smorfia d'ira, con le narici che si allargano per i respiri profondi e la mascella che sembra tremare.
"Non sei nelle condizioni di poterti arrabbiare." Gli faccio notare. Stringe i pugni e inspira a fondo.
"Te scopi r biondo e io nun c'ho er diritto d'arrabbiamme?! Tamà, veramente, a volte me fai mbestialì."
"Innanzitutto io non mi sono scopata nessuno" puntualizzo offesa "ma spiegami poi a cosa serviva mentirmi! Non puoi uscire con me perché tua mamma ti vuole a casa e poi ti ritrovo-" Mi blocco non appena vedo più chiaramente i suoi occhi dal momento che mentre alzavo la voce mi sono involontariamente avvicinata. "Sei fatto?" Il tono della mia voce si abbassa e vedo la sicurezza di Damiano vacillare per un attimo. "Non posso crederci." Mi passo le mani tra i capelli e una risata amara mi esce dalla bocca. "Non sei voluto uscire con me perché dovevi drogarti con i tuoi cazzo di amici."
"Tamà nun me parlà così."
"E invece ti parlo come cazzo mi pare! Vuoi delle spiegazioni? Immaginavo non mi stessi dicendo la verità, sono uscita per venire a vedere se fossi qui e ho incontrato Flavio che mi ha fatto passare una bella serata. Punto." Il suo viso si contrae non appena mi sente pronunciare il nome del biondo. "Ora, le tue spiegazioni?"
"Nun c'hai l diritto de dimme come vive a mia vita." Conclude dopo qualche secondo di silenzio. Annuisco e lo guardo negli occhi, profondamente delusa.
"Perfetto allora." In quel momento esce Flavio e, incosciente com'è, si avvicina a noi.
"T'avevo detto de levatte dar cazzo o sbaglio?"
"Tamara, ti riaccompagno a casa?" Mi poggia una mano sul fianco, cosa che manda Damiano su tutte le furie e fa innervosire ulteriormente me.
"Nun ce provà a toccà a mia ragazza." Mi scanso da Flavio per poi guardare l'altro esterrefatta.
"All'improvviso ti ricordi che sono la tua ragazza? Ci vuole che rimetti a posto la testa Damià, te lo dico io." Concludo andandomene via subito dopo, mentre le prime lacrime cominciano a scendere e Damiano mi urla di tornare indietro.

Mi sveglio sul divano con un terribile mal di testa, non ricordo neanche quando mi sono addormentata. La sera precedente ero rientrata che i miei coinquilini già dormivano, mi ero buttata sul divano e mi ero abbandonata al pianto peggiore della mia vita. Testimoni tutti i fazzoletti che ora popolano il pavimento. Nello stato di rincoglionimento post-dormita sento Nico e Priscilla bisbigliare qualcosa a proposito di come mai fossi in questo stato. Mi tiro su con un gomito fino ad incrociare i loro sguardi preoccupati.
"Ehi." Il viso di Damiano mi torna in mente senza motivo e gli occhi diventano nuovamente lucidi.
"Buongiorno." Mi salutano i due prima di sedersi uno alla mia destra e l'altra alla mia sinistra.
"Scusate, poi pulisco." Tiro su col naso guardando i fazzoletti ai miei piedi.
"Tranquilla." Mi rassicura la bionda. "Ti va di parlare?" Chiede dolcemente scansandomi i capelli dal viso.
"Sì, ma non ci riesco perché mi viene da piangere." Rispondo velocemente con la voce che già comincia a spezzarsi. Mi odiavo quando facevo così. Ma tra la stanchezza, la delusione e tutte le emozioni che provavo in quel momento, il pianto era inevitabile. Nico mi accarezza la schiena per poi passarmi un fazzoletto, e ad un tratto il campanello suona. Priscilla si alza e risponde al citofono.
"È Damiano." Si gira verso di me, in un'implicita domanda. Quando mi vede scuotere la testa con forza riferisce al ragazzo che non può salire perché sto dormendo. Probabilmente lui continua ad insistere perché la mia amica è costretta a ripeterlo svariate volte fino a che non si trova costretta e chiudergli in faccia.
"Mi ha detto che non poteva uscire. Invece era con gli amici a farsi di non so cosa." Dico dopo essermi calmata un po'. Percepisco i due scambiarsi un'occhiata, nonostante io stia con lo sguardo fisso a terra.
"E adesso come mai è qui secondo te?" Chiede Priscilla dopo essersi schiarita la voce. Scrollo le spalle.
"Non lo so. Si è anche ingelosito perché io ero con Flavio, ma abbiamo solo ballato. Damiano vuole semplicemente avere il controllo di tutto facendo comunque quello che gli pare." Sobbalzo non appena la porta dell'appartamento viene assalita dai pugni di qualcuno.
"Tam! Apri Tamà!"
"Non ci posso credere. Si è fatto aprire da un altro condominiale." Sbuffa Nico mentre gli occhi mi tornano lucidi al sentire la sua voce. Damiano non mi fa stare bene, me ne rendo benissimo conto da sola, ma, anche quando ce l'ho a morte con lui, c'è sempre una parte di me che vuole corrergli incontro, abbracciarlo e perdonarlo a prescindere. Questo mi fa veramente arrabbiare. Il riccio si alza e si dirige verso la porta urlando all'altro di smetterla.
"Nun te mette n mezzo!"
"È lei che non ti vuole parlare."
"Apri sta cazzo de porta Ni!" Urla continuando a batterci il pugno contro. Nico la socchiude per guardarlo in faccia, tenendo comunque un piede a fermarla.
"Ora tu te ne vai, senza fare casino visto che qui abitano anche altre persone. Tamara non ti vuole vedere, non puoi costringerla, quando ti vorrà parlare, se vorrà, allora parlerete. Adesso vedi di non farmi arrabbiare." C'è un momento di silenzio, e io non posso vedere in viso Damiano, quindi non so come reagisce. Alla fine accetta di andarsene con un 'Dille che me dispiace'.

Il giorno seguente salto anche le lezioni, atteggiamento per niente da me, ma qualcosa mi dice che il mio incubo sarebbe stato all'uscita ad aspettarmi. Passo il tempo cercando di studiare, con ovviamente scarsi risultati, ignorando i messaggi di Flavio su Facebook in cui mi chiedeva se stessi bene e le innumerevoli chiamate di Damiano. So che prima o poi dovrò rivederlo, e magari mi sto comportando un po' da immatura ignorandolo, ma per ora perlomeno non vedo altre soluzioni. Sto per buttare il telefono dalla finestra quando comincia a vibrare nuovamente, ma poi vedo il nome di Victoria campeggiare sullo schermo e decido di accettare la chiamata.
"Vic?"
"Amò, come stai?" Chiede preoccupata.
"Ti ha detto cosa è successo?"
"Sì, sta qua a casa mia a piange. Cioè mo è nnato a soffiasse er naso." Mi si stringe il cuore al pensiero di Damiano in lacrime, pur sapendo che in un certo senso si merita di stare male, almeno un po'.
"Si è comportato male." Dico dopo un po'.
"O so, gl'ho detto che c'hai ragione tu, ma ce o sa pure lui. Solo che a cazzata ormai l'ha fatta." Sento dei rumori, probabilmente il ragazzo è tornato nella stessa stanza di Vic.
"Co chi stai a parlà?" Chiede infatti, con la voce rotta dal pianto.
"Puoi dirglielo che sono io." Concedo, e la bionda riferisce. Un'altra serie di rumori e la sua voce mi parla attraverso il telefono.
"Tam?"
"Damiano." Tira su con il naso, ma si capisce che ha smesso di piangere.
"Come" si schiarisce la voce "come stai?"
"Insomma, tu?"
"Insomma." Stiamo in silenzio per un po', e io lo vorrei solo qui con me, nonostante mi mandi in bestia continuamente. "Me manchi na cifra."
"Non funziona così, Dam." Sospiro. "Non lo sai neanche tu cosa vuoi avere con me. Forse non siamo neanche fatti per essere una coppia." Sussurro sentendomi male alla sola idea.
"Nun di cazzate. So stato n coglione, ce o so, ma è due giorni che me sento na merda completa. Io voglio sta co te." La sua voce sembra così decisa che potrei cedere in un attimo. Prima di tutta questa storia gli avrei creduto senza battere ciglio, ma ovviamente ora non riesco a fidarmi con altrettanta facilità.
"Io anche, ma non così." Lo sento sospirare.
"Nun è na cosa da discute ar telefono."
"No, hai ragione."
"Se vengo da te me lasci entrà?"

N.d.A.
Da ora cercherò di fare capitoli un po' più lunghi, però avviso già da ora che usciranno con meno frequenza.
Grazie di aver letto 💕
Ah, e ho anche aggiunto una foto di Damiano a capitolo come copertina, spero vi piacciano.

Moon - Måneskin [Damiano David]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora