37.

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"Ti cercava tua madre." Informo Damiano non appena compare in cucina, mentre sto svuotando la lavapiatti. Si strofina gli occhi con il pugno chiuso, prima di sbadigliare, contagiando anche me.
"Merda." Impreca, probabilmente ricordandosi di non averla avvisata. "Che t'ha detto?"
"Niente" scrollo le spalle "ha chiesto della serata, e se tu fossi ancora vivo." Spiego, mentre lui estrae il proprio cellulare dalla tasca dei jeans di Nico, che gli stanno un po' lunghi. Compone il numero di Rosa ed esce dalla stanza per parlare. Lo sento camminare avanti e indietro nel salotto mentre le racconta dello spettacolo, e l'orgoglio nella sua voce mi fa sorridere. Ricordare il suo ritorno in scena lo ha svegliato immediatamente, e mi rendo conto che senza la musica, in questo periodo, è come se fosse stato in uno stato di riposo, di sonno. Non era davvero Damiano negli ultimi due mesi, o magari un po' lo era, ma la sua frustrazione gli impediva di riempire l'ambiente intorno a lui di elettricità, di vita, e soprattutto di se stesso. Ad un tratto l'argomento di conversazione sembra cambiare, perché sento il mio ragazzo accordarsi per l'orario di un pranzo. Aspetto che chiuda la chiamata, dopo aver assicurato alla madre che stasera sarebbe tornato, e che mi raggiunga nuovamente in cucina. "Con chi vai a pranzo?" Chiedo, finendo di mettere a posto gli ultimi bicchieri.
"Manuela, domani. Me deve chiede na cosa." Con uno slancio si siede sul bancone della cucina. "Ao, tranquilla daje." Ridacchia, non appena nota il mio sguardo, vagamente contrariato. Vedendo che la mia espressione non accenna a cambiare, si sporge in avanti, per posare le sue labbra sulle mie. Sorrido nel bacio, e, quando si è accertato di avermi risollevato il morale, si stacca.
"Basta che fai il bravo."

Mi mordo il labbro, continuando a fissare lo schermo del cellulare, indecisa. Donatella nota la mia agitazione, e si allunga verso di me per poter vedere cosa stia guardando.
"Che cazzo vuol dire?" Sussurra, per non disturbare la lezione. Batto le dita sul piano del banco, ricevendo anche un richiamo per il rumore fastidioso da una tipa seduta davanti a me. "Tam, che cazzo vuol dire?" Ripete, con il tono ancora più alterato, quando si rende conto che non ho intenzione di rispondere. Sospiro, sistemandomi i capelli dietro le orecchie.
"Non so se accettare." Ammetto, afflitta.
"Ti sei rincoglionita? Damiano non saprebbe se uccidere prima te o lui." Ha ragione, ovviamente. Non credo che il romano sarebbe stato felice se avessi acconsentito ad andare a pranzo con Flavio. Ma alla fine lui va con Manuela.
"Dice che deve dirmi una cosa." Le faccio notare, indicando il messaggio risalente alla sera precedente. La mora mi guarda come se io abbia completamente perso il lume della ragione. "Non lo vedo da mesi."
"Stai scherzando?!" Mi fissa negli occhi, e capisce che ci sto davvero riflettendo. Scuote la testa e alza le mani in segno di resa. "Fai come ti pare, io ti ho detto cosa penso." Torna a sedere composta, e a seguire il professore, lasciandomi sola con le mie indecisioni. Non ho più visto Flavio dalla rissa di dicembre, e da allora sono cambiate un sacco di cose. Si tratta solo di un pranzo, e non devo per forza dirlo a Damiano, in ogni caso ha anche lui un impegno. Sono adulta ormai, penso di poter riuscire a gestire la situazione. Rispondo di sì.

Mi stringo nella giacca di jeans, maledicendomi mentalmente di non essermi messa qualcosa di un po' più pesante, mentre mi guardo intorno, aspettando di vedere una testa bionda. Non posso credere che si faccia anche aspettare. Per un momento credo di aver sbagliato locale, e di starlo aspettando davanti al ristorante sbagliato, così mi giro per controllare l'insegna per la seconda volta. È quella giusta. Sospiro e tiro fuori il cellulare, cercando di distrarmi dall'aria che mi raffredda le gambe scoperte dal ginocchio in giù. Probabilmente dei pantaloni sarebbero stati una scelta più intelligente rispetto alla gonna a fantasia, ma ormai mi devo accontentare. Dopo dieci minuti buoni di attesa vedo finalmente Flavio avanzare verso di me, in jeans e camicia, sorridente come sempre. Ricambio il sorriso quando mi si avvicina, non sapendo bene come comportarmi.
"Ciao Tam." Si sistema il ciuffo, spettinato dal vento.
"Ehi." Muovo un po' le gambe per scaldarmi, ma anche per il disagio. "Entriamo?" Annuisce, e ci dirigiamo verso la porta in vetro. Una volta dentro, una cameriera ci accompagna al tavolo prenotato, e ci sediamo uno di fronte all'altro.
"Ti trovo bene." Esordisce mentre io mi sto poco a poco pentendo di aver accettato di pranzare con lui. Stiro un sorriso.
"Grazie, anche io a te." Mi schiarisco la voce. Davvero, lui è l'unico essere umano a mettermi così a disagio. Eppure sono brava con le persone, di solito. "Ti sei tagliato i capelli." Dico quando l'aria comincia a farsi troppo pesante. Flavio si tocca nuovamente il ciuffo, che gli ricade morbidamente su parte della fronte, e annuisce.
"Sì, così sono più comodi." Fa spallucce, e annuisco anche io, senza sapere che altro dire. Giocherello con le posate, e rimaniamo entrambi in silenzio per un altro po', fino a che la cameriera non ci porta i menù, e noi, pur di parlare, cominciamo a commentare i vari piatti. Alla fine optiamo per un piatto di pasta, e, non appena la bionda se ne va ancheggiando, decido di arrivare dritta al punto.
"Di cosa volevi parlare?" Non sembra sorpreso della domanda, probabilmente anche lui è stanco dei convenevoli. Sospira e si passa per l'ennesima volta una mano tra i capelli, in quello che ormai ho capito essere diventato una specie di tic.
"Mi dispiace di non essermi neanche scusato all'uscita dalla caserma."
"Beh, almeno hai avuto la decenza di non sporgere denuncia." Il mio tono si fa immediatamente più distaccato, ma si aspettava anche questo. Annuisce, sconsolato.
"Sì, era stata colpa mia comunque." Resto in silenzio, non so dove voglia andare a parare. Lo guardo torturarsi le mani, sembra davvero essere in difficoltà. Sto per dire qualcosa, tanto per salvarlo da questa situazione di disagio, quando alza nuovamente lo sguardo verso di me. "So che ora sei con Damiano. Intendo, insieme." Tossicchia mentre io faccio un cenno di assenzo. "Non voglio che pensi che io abbia intenzione di rovinare le cose tra voi, quello che volevo dirti è solo che mi piacerebbe almeno passare del tempo con te. Come amici, tutto qua." Non sto capendo. "Ero interessato a te, questo credo si fosse capito, ma non ho nessun rancore ora che sei con Damiano." Conclude guardandomi, in attesa di una risposta. Credo di avere gli occhi spalancati per la sorpresa. Non so davvero cosa dirgli, avevo pensato a varie possibilità che potessero essere alla base di questo invito a pranzo, anche che magari gli piacessi ancora, ma non di certo che volesse chiedermi di essere amici. Flavio è un ragazzo davvero gentile, disponibile e tutto, ma ci sono diverse cose che non capisco. Perché tornare dopo mesi di silenzio? Perché voler essere mio amico, quando tra di noi non c'è mai stato un grande rapporto? Mi viene da pensare che abbia un secondo fine, ma sembra davvero sincero, e d'altronde lo è sempre stato con me, nella ragione e nel torto. Mi mordo il labbro, mentre gioco con i miei anelli. C'è anche da considerare Damiano in questa faccenda, e non ci vuole un indovino per sapere che non sarebbe affatto contento di vedermi uscire con Flavio. Ma alla fine, se si trattasse di un rapporto di semplice amicizia, non avrebbe alcun diritto di opporsi. Lui esce con Manuela, nonostante io non l'abbia mai incontrata. La speranza che si sta via via affievolendo negli occhi celesti del ragazzo di fronte a me è ciò che alla fine mi fa capitolare.

N.d.A.
Scusate l'assenza, ma sono stata via per i 100 giorni all'esame. Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Moon - Måneskin [Damiano David]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora