Un nome un po' particolare

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2010

Sono qui, tra le lenzuola morbide impregnate di un dolce ammorbidente che io tanto amo. Dal letto intravedo i raggi del sole che attraversano le finestre.
»Finalmente, ci voleva dopo una settimana di pioggia!« esclamo.
Non amo la pioggia, l'inverno, i cappotti, sciarpe e cappelli. Tutte queste cose non fanno per me. Adoro il sole, l'estate, le maglie scollate, il mare.. ma la sabbia un po' meno.

Mi dirigo verso le finestre, le apro e resto lì immobile aspettando che i raggi del sole mi trapassino.
All'improvviso una voce ancora stonata dal sonno esclama »Buongiorno bella«
»Buongiorno nonna« ribatto.
Si, bella. Adesso mi chiama così perché non ricorda più il mio nome.
Questa situazione è molto difficile.
Mi viene da pensare che non mi vuole bene, che non sono importante per lei ma poi ricordo che è pervasa da quella bestia feroce che non lascia scampo e, come tutti farebbero, cerco di farla ricordare.
»Io sono Chiara, nonna. Ricordatelo mi raccomando« le dico.
»Si, non ti preoccupare bella« ribatte.
Sul mio volto appare un sorriso. Perché sì, vista dall'esterno questa scena farebbe ridere.
Dietro al mio di sorriso, però, si nasconde la sofferenza. In questi mesi ricorda sempre meno e di certo la felicità non può essere la mia migliore amica.

Odio il modo in cui la gente che viene a trovarla dice: »Non ti ricordi neanche di me?«
»Ovvio, sei una persona estranea. Non si ricorda della figlia e della nipote figuriamoci di una persona che è stata presente poche volte nella sua vita« ripeto ogni santa volta.
Vogliono solo essere al centro dell'attenzione. Le fanno mille domande tanto da confonderla ancora di più e tanto da far soffrire noi, parenti, che la osserviamo inerme di fronte a quelle stupide, inutili, banali domande.
Tutto ciò fa male, in primis, a lei. Non so bene cosa riesce a pensare ma credo che veder star male le persone che ti circondano non è bello neanche per una persona che non riesce a ricordare.
Nonostante tutto cerchiamo di non farle capire nulla ma a volte non è così facile camuffare il dolore. Quest'ultimo in alcuni casi prende il sopravvento e dominarlo non è semplice.

»Magari un giorno dirà il mio nome« ripeto in continuazione.
Cerco di dare una giustificazione a tutto il male che sto vivendo per sopravvivere, per andare avanti.
Penso a quanto era bello sentire il mio nome uscire dalla sua bocca.
Questa, è una delle cose che fanno parte della quotidianità di una persona a cui molti non ci fanno nemmeno caso... e non li biasimo. Ha talmente tanta naturalezza in sé che ci passi sopra, fin quando però non viene meno.
Mi rendo conto che quando affronti questa malattia ti mancano anche le cose più semplici.

Ho avuto sempre una visione negativa della vita e di tutto ciò che mi circonda. In questi mesi però, la negatività lascia spazio alla positività.. non so neanch'io perché. Penso spesso al bicchiere mezzo pieno e non a quello mezzo vuoto.
»Magari sarebbe potuto succedere qualcosa di più grave« ripeto.
Una frase che col tempo mi rassicura. Perché si, avrei potuto non averla più con me. Invece è qui, anche un po' sofferente, anche un po' "smemorata", ma è qui con me.
E col passare dei giorni riesco a capire che, nonostante tutto, nonostante il dolore, non importa che lei non sa il mio nome, non importa che non sa chi sono.. l'importante è che so io chi è lei!

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