Dolorosi ricordi

271 53 57
                                    

Oggi

Mi trovo qui, poggiata su questo davanzale, osservando le stelle che tanto adoro... osservando la mia stella.
Si, la mia stella... Quel corpo celeste dotato di luce propria in un qualche modo mi appartiene, lo sento mio.
È sempre con me e riesco a riconoscerla tra mille altre, non so neanch'io come.
Osservarla mi fa pensare molto, penso ai momenti belli e brutti che ho attraversato, in particolare penso a quanto ho affrontato nella vita.
Flashback, scene in cui c'era ancora lei.
Era seduta su quella poltrona con la sua pettinatura sempre perfetta, con quegli occhiali tondi, quella sua espressione sempre viva, con quella sua parlantina. Mi chiamava per nome, mi faceva sedere accanto a lei e mi raccontava tutte le storie possibili, anche inventate poiché sapeva che la mia voglia di ascoltarle non si saziava mai.
Poi di botta un altro ricordo, alcuni anni dopo: lei, sempre su quella poltrona con la sua pettinatura perfetta, con quegli occhiali tondi, con quella espressione un po' spenta, non riuscivo ad ascoltare quella parlantina... non parlava più. Non mi chiamava più, non poteva ricordare il mio nome. Non mi raccontava più storie... e non perché ero cresciuta ma perché non ricordava. Non ricordava nemmeno il suo nome... quella malattia l'aveva divorata.
Sto parlando dell'Alzheimer e, credetemi, non è il medico tedesco delle barzellette. Non è nulla di così divertente. È una bestia feroce che divora la cosa più bella che una persona possa avere: i ricordi.
Lei non ricordava ma io ricordavo ogni singola cosa che ha dovuto affrontare nella sua vita, credo che quest'ultima non sia stata molto gentile.
Il suo cervello invecchiava ma il suo cuore no. Nell'angolo più profondo di quel muscolo sapeva chi ero, sapeva il mio nome, sapeva il suo passato e sapeva quanto mi amava.
«Si accettano e basta cose del genere» mi dicevano.
Ma come si fa ad accettare di diventare la "madre" della persona che tu chiamavi "nonna"? Come si fanno a reggere le varie conseguenze che la malattia comporta?
In quel momento rifiutavo la possibilità di tollerare tutte queste cose. «Non ci riuscirei neanche se avessi un libretto d'istruzioni.» continuavo a ripetere.
Ad oggi, ricordandola, sono consapevole di una cosa: non è possibile accettare una malattia del genere ma è possibile conviverci.
Questa non è una convivenza semplice, ti lacera interiormente. Bisogna avere tanta forza.
Io di forza ne ho avuta, ma solo perché l'amore che provavo, che provo, per lei, mia nonna, è più forte di qualsiasi dimenticanza, di qualsiasi malattia.
L'amore, se sincero, va oltre l'Alzheimer.

L'amore oltre l'Alzheimer.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora