3 febbraio 2017
Questa mattina il cielo è di un grigio intenso... pioggia, fulmini, tuoni.
La mia allegria pian piano scompare e mi rendo conto di essere troppo metereopatica.
Ho una brutta sensazione, prevedo qualcosa ma non so cosa di preciso... so solo che mi lacera dentro. Non so se tutto questo è dovuto al mal tempo, voglio solo che questa giornata termini il più presto possibile.Nonna in questi mesi ha perso ogni sua capacità. Prima, nonostante la dimenticanza, riusciva a parlare e camminare.
Ora non più.. si trova lì in quel letto e io osservo, inerme, quella bestia che la sta lacerando... la sta portando con se.
In più devo fare i conti con altre bestie, forse più feroci: le piaghe da decubito.
Quando sentii questo nome non sapevo neanche cosa fossero e così feci delle disperate ricerche.
"Le piaghe da decubito sono considerate la sentinella della morte".Di fronte a questa orrenda affermazione lasciai correre un sorriso sulle mie labbra pensando, sempre nella mia positività, che avrei curato ogni singolo centimetro di pelle un po' screpolata.
Questo era nei miei pensieri fin quando quella pelle un po' screpolata è diventata un piccolo buchetto... che poi si è trasformato in una voragine.
Da una voragine, poi, sono sorti tanti altri piccoli buchetti, fino ad oggi.Nonna è lì in quel letto e ogni giorno continuo a pensare che vorrei prendermi io tutto quel dolore... ma non si può, il suo destino è questo e non vi è cosa più brutta.
Non vi è cosa più brutta di vedere una persona che tanto ami incapace di far qualsiasi cosa, sofferente.
Nonostante tutto ogni mattina, come mio solito, cerco di spronarla baciandola, stringendola a me e scherzandoci un po'... strappandole qualche piccolo sorriso innocente. È diventata una bambina, la mia bambina... e sembra strano dirlo.Questa mattina però, nessun segno di adesione, nessun sorrisetto innocente. Mi sorgono così dei piccoli dubbi che spariscono nel momento in cui penso che forse è una giornata no anche per lei, forse è un po' triste, un po' nervosa.
Non esser riuscita a curare quelle bestie e non essere riuscita a farla sorridere rappresenta una sconfitta per me... ma col tempo ho imparato che non bisogna abbattersi mai, altrimenti tutto il male prende il sopravvento.
Inizio a pensare che, però, oggi il male sembra fare molti scherzetti.
E questo mi viene confermato dalle urla strazianti di mia nonna. Sono considerati abituali questi dolori addominali, così confermato dal medico, ma io noto qualcosa di strano.
Il suo sguardo chiede pietà, le sue mani hanno bisogno di essere strette dalle mie e lei non vuole assolutamente rimanere sola in questa stanza.
Così decido di rimanere accanto a lei, mandando all'aria i vari impegni della giornata. Nulla è più importante di mia nonna.
Mi sdraio accanto a lei, girandola sul mio lato e appoggiando, delicatamente, la mia mano sul suo volto caldo.
Ci troviamo così... e lei, che da mesi non riusciva a muovere neanche un dito, prima di addormentarsi appoggia la sua mano sul mio volto.Due corpi affiancati, due corpi inseparabili che lasciano emergere un amore tra nonna-nipote: un amore indissolubile.
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L'amore oltre l'Alzheimer.
Ficción GeneralQuesto è un racconto di una giovane donna, Chiara, che si prende cura della nonna malata di Alzheimer. Chiara pian piano riesce a capire qualcosa della malattia a lei sconosciuta prima di allora. Col tempo, anche se faticosamente, impara a conviver...