Capitolo 9

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Sono a terra difronte a non so chi. Ancora non riesco ad alzare la testa per paura di scoprire chi sia. Ho paura sì, ma non mi pento assolutamente di ciò che avevo intenzione di fare. Volevo essere libera e scappare da questa reclusione che hanno deciso mio padre e mio fratello per farmi arrendere e sposarmi.
<<Cosa stai facendo Jelena?>> mi domanda una voce che mi sembra di aver già sentito. Alzo piano la testa per vedere chi sia, ma la luce del sole mi acceca. Metto una mano davanti per poter vedere. L'occhio destro non riesco ad aprirlo perché mi fa ancor un male tremendo, mentre la figura davanti a me piano riesco a focalizzarla sempre di più, vedo una persona alta con un vestito impeccabile, capelli scuri e occhi color nero carbone finché non vedo chi è. Rimango basita da ciò che sto vedendo. Cosa ci fa Nabil qui? Allora è davvero un amico di mio padre? All'impatto voglio allontanarmi, ma non ci riesco.
<<Cosa ti hanno fatto?>> chiede scrutando il mio volto e come un fulmine subito si abbassa per guardare da vicino ogni mia ferita.
Prende il mio viso tra le mani esaminando soprattutto la ferita sull'occhio.
<<Non è niente. Sono caduta dalle scale.>> mento ma non per loro, ma per me.
<<Non c'è bisogno di mentirmi Jelena. Non sono mica nato ieri.>> mi prende le mani per farmi alzare, non riesco a nascondere sul viso il dolore lacerante che provo nel farlo.
Senza dire niente Nabil mi prende in braccio portandomi verso l'entrata principale di casa.
<<No no ti prego. Portami là.>> indico la finestra della mia prigione. È ancora aperta.
Inizia a ridere non appena ha presagito che sono scappata dalla finestra.
<<Perché stavi scappando? E soprattutto perché ti hanno ridotta così? È stato quel bastardo di tuo padre?>> mi fa scavalcare con molta prudenza e delicatamente per non farmi sentire dolore, rimanendo fuori e con i gomiti appoggiati sulla finestra. Mi guarda con molto attenzione e con il viso rabbioso. Mi fa segno di rispondere e incrocia le braccia al petto aspettando con pazienza le mie risposte.
<<Sei un amico di mio padre o di mio fratello Adhan?>> domando quasi impaurita.
<<Ancora? Jelena non tutti venerano tuo padre. Se lo conoscessero bene non lo amerebbero così tanto, anzi.>> vorrei tanto domandargli il perché, ma sono sicura che non mi risponderebbe.
<<Allora?>> mi esorta ancora nel rispondere. Gli racconto tutto ciò che mi è successo in questo periodo, senza tralasciare nulla, dicendogli ogni minimo particolare. Lui sembra che ascolti ogni mia parola con molta diligenza e senza intervenire.
Quando parlo di Zeina inizio a piangere, era davvero sconvolta vedendo picchiarmi così selvaggiamente da nostro fratello. Gli dico che mia madre sta soffrendo molto e io non posso far nulla.
<<Quindi tutto questo perché non vuoi sposarti?>> mi domanda guardandomi con uno sguardo deciso aspettando una mia risposta.
<<Sono ancora piccola per sposarmi, ho solo tredici anni e vorrei vivere una vita da adolescente e non da donna sposata. Mio padre anni fa mi promise che mi avrebbe fatto prima studiare e poi sposare chi amavo. Io voglio crearmi una famiglia in futuro e l'uomo che sposerò non potrà avere figli.>> gli confido tutto ciò come se lo conoscessi da anni e non capisco perché ma mi fido di lui. Mi trasmette una grande fiducia e soprattutto sicurezza.
<<Ora pensa a riposare per riprenderti. Io devo andare.>> mi suggerisce con un tono dolce e  premuroso, ma con un velo di tristezza. Perché si comporta così con me? Perché si preoccupa così tanto? Non ho mai ricevuto così tanta attenzione da mio padre.
Lo vedo andare via e mi sento quasi malinconica nel vederlo allontanarsi, la sua presenza mi fa sentire come se fossi una persona importante da dover proteggere.
Mentre provo a sedermi sento una fitta all'addome che mi impedisce di farlo. Mi avvicino ancora una volta allo specchio per rendermi conto a quanto mi abbiano ridotta male. Il mio viso è invaso da lividi e rossori.
Sono passate ormai ore da quando mio padre mi ha ridotta così e ho ancora un grande dolore da per tutto, ma soprattutto dentro e non penso che possano risanarsi mai. Spero soltanto di dimenticare tutto questo e mio padre che si scaglia su di me come se non valessi niente.
Sento la chiave girare nella serratura della porta mentre io sono occupata nei miei pensieri, occupata a sognare un futuro diverso.
Di sicuro sarà una cameriera infatti non guardo nemmeno verso l'entrata, ma la mia attenzione è sempre rivolta ai fiori in giardino mentre la mia mente mi aiuta a fantasticare sul futuro che ho sempre sognato e che forse sognerò sempre. Infondo loro non possono intervenire sui miei sogni e li spesso mi rifugerò.
<<Jelena Muna.>> solo a sentire la sua voce il mio corpo inizia a tremare dalla paura, mentre la mente mi dice di calmarmi e non fargli percepire tutto ciò che mi provoca solo nel sentire la sua voce.
<<Scendi subito giù che ti devo parlare.>> mi dice con quel tono che proprio non tollero, che odio e che mi fa paura. Un tono dittatoriale.
Vorrei camminare, ma non riesco, il mio corpo sembra immobilizzato e non riesco a fare nemmeno un piccolo passo.
Mio padre con un passo deciso e rapido mi raggiunge in men che non si dica, mi prende con forza il gomito trascinandomi con molta grossolanità fuori la porta e conducendomi nell'ampio salone dove ci sono tutti.
Quando Hadi, mia madre e Raja mi vedono d'istinto si alzano perscrutando i segni che ho sul viso. Mia madre inizia a piangere silenziosamente mentre Raja l'abbraccia per confortarla dicendole qualcosa all'orecchio.
<<Jelena.>> grida Zeina correndo verso di me e io non curante del dolore che provo nel abbassarmi la prendo in braccio stringendola tra le mie braccia, inalando così tanto di quel suo profumo da portarlo con me dopo nella mia prigione. La riempio di baci e carezze.
Adhan mi strappa Zeina dalle mani facendomi quasi mancare la terra sotto ai piedi, facendomi mancare l'aria nel modo brusco in cui l'ha fatto. Si volta verso Raja e gliela porge.
<<Allora Jelena Muna il tuo futuro marito deciso una cosa che il matrimonio dovrà essere anticipato, tra un mese ti sposerai.>> mio fratello mi dice queste parole quasi con soddisfazione perché vuole farmi capire che io non comando la mia vita anche ribellandomi, alla fine farò ciò che vogliono loro due.
<<Io non mi sposerò.>> rispondo vedendo mio fratello spegnere quel sorriso compiaciuto dalla sua faccia provocando in me una piccola soddisfazione, almeno fino a che mio padre mi dà uno schiaffo facendomi indietreggiare. Mi sforzo per non perdere l'equilibrio e restando in piedi. Lo guardo con gli occhi spenti ormai, ma il mio più grande errore e sorridergli in faccia così lui viene verso di me picchiandomi duramente. Sorridendolo non so se l'ho fatto per sfidarlo oppure per provocarlo. Sì l'ho fatto per farmi picchiare così tanto da uccidermi. Preferisco morire piuttosto che vivere così.
Mio padre mi sta riempiendo di pugni e calci, ma stavolta non sento dolore fisico perché la mia mente sta pensando alla libertà, morirò? Sì, ma almeno sarò libera.
Uno strillo mi fa tornare alla realtà. La mia sorellina. La mia mente ha un black-out per poi riprendersi e pensare a lei. Zeina.
<<Papà finiscila.>> vedo mio fratello Hadi che lo allontana da me con tutta la sua forza. Si abbassa verso di me e con un fazzoletto mi asciuga il sangue che fuoriesce dalla bocca. Con molta eleganza mi fa alzare. Mi abbraccia forte, ma attento a non farmi male. Lo allontano subito da me, ma non perché non ne abbia bisogno, ma perché non voglio che paghi per me. Lui si avvicina ancora di più.
<<Non ti lascerò sola Jelena. Non più.>> mi sussurra all'orecchio per poi guardarmi sorridendo.
<<Come osi Hadi.>> dice nostro fratello Adhan venendo verso di noi. Alza una mano per schiaffeggiare Hadi, ma Anisa lesta lo blocca in tempo. Lui la guarda come un assassino, ma lei non cede.
<<Basta con la violenza. Sono tuo fratello e tua sorella.>> dice con voce decisa e guardandomi con amarezza. Hadi mi tiene tra le sue braccia mentre Zeina viene verso di me aggrappandosi sulla mia gamba. Hadi si abbassa e la prende in braccio. Siamo noi tre, insieme.
<<E va bene. Come vuoi Jelena Muna. Non ti sposerai.>> mio padre dice queste parole e non sembra vero per me. Dalla felicità mi sento mancare e per fortuna c'è mio fratello a reggermi. Tiro un sospiro di sollievo. Finalmente mio padre ha detto quelle tre parole che sognavo di sentire, ma ero senza più speranze ormai. Non posso crederci.
"Non ti sposerai" la mia mentre ora ripercorre ancora il momento in cui ha sentito le tre parole magiche. Quelle parole che mi fanno tornare a sperare in un futuro che desidero.
E tutto questo grazie ad Anisa e Hadi.
Mio padre viene verso di me e mi fa una piccola carezza, poi toglie con molta decisione dalle braccia di mio fratello Zeina. Si allontana a pochi passi da me e mi guarda sorridendo. Distoglie lo sguardo da me e guardare Adhan.
<<Gli dirò di aspettare qualche anno ancora e sarà la piccola Zeina a sposarlo.>> dice questa frase guardando solo me. Cosa? È pazzo? Nella mia testa non faccio che ripetermi se stesse bleffando, ma le grida di Raja mi fanno capire che non sta facendo, che ciò che dice è reale. Il grido di Raja è pieno di dolore e risentimento. Come può dire, anzi come può fare una cosa simile? È una bestia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 04, 2020 ⏰

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