Capitolo 3

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Mentre scendo dall'auto per dirigermi verso scuola, intravedo ancora quell'uomo. È da una settimana che lo trovo fuori scuola che mi fissa. Non sarà mica un maniaco o uno psicopatico? Mi domando mentre lo guardo sempre con lo stesso sguardo e la stessa intensità.
"Dai smettila Jelena, può essere anche un semplice padre di un alunno" mi rimprovero mentalmente.
Non fa che sorridermi. Più lo guardo acida e più sorride. Mah strano. All'improvviso guarda il suo orologio, rivolge il suo ultimo sguardo a me e va via con un passo deciso e graziato. Ma non capisco cosa può volere? Mah.
Cerco di non pensarci più perché sinceramente stamattina sono già nervosa di mio e non posso stare appresso a quest'uomo. Sono dovuta venire in anticipo fuori scuola perché mio padre aveva un importante impegno ed era abbastanza agitato, non l'avevo mai visto così turbato. Andava così di fretta che non ha aspettato Zeina lasciandola a casa. Poverina.
Vedo da lontano qualcuno che mi fa segno, mi sveglio dai miei pensieri e vede che è la mia amica Aisha. Così la raggiungo.
<<Devo darti una notizia stupenda.>> mi dice con un sorriso a trentadue denti.
La guardo curiosa per sapere cosa le sia successo da renderla così radiosa e di così buon umore. Sembra rinata quasi.
<<Aamir e io ci sposeremo tra qualche mese. Ieri i nostri genitori ce l'hanno comunicato.>> mi dà questa notizia con una felicità enorme. Non riesco a capire come può essere così felice dato che si sposerà così presto. Non riesco a vederci un lato positivo in tutto questo.
<<Io sin da piccola l'ho sempre amato, e lui da un paio di anni ricambia il mio amore. Me l'ha confessato lui senza volerlo al mio decimo compleanno.>> perché ora sei grande? Vorrei domandarglielo, ma non posso perché se lo sapesse mio padre mi punirebbe.
Sapevo già che loro due sono legati da questo sentimento, ma non sono mai stata d'accordo sui matrimoni combinati. Avvolte sei costretto ad amare la persona che ti impongono di sposarti perché pur di essere felice ti costringi ad amare la persona che rimarrà al tuo fianco per il resto della tua vita.
La mia amica continua a raccontarmi di loro due e del loro amore. Non hanno mai avuto il coraggio di dire alla loro famiglia che tra loro due c'è stato già qualcosa che va oltre al bacio e si erano promesso amore eterno e che sarebbero scappati se lei fosse stata promesso a qualcun altro.
Aamir è molto più grande di noi, ha trent'anni.
<<Mi ha confessato che non sposerà nessun'altra donna, che per lui ero, sono e sarò sempre l'unica donna della sua vita, oltre alle figlie che avremo. Lui vuole tutte femmine.>> mi confessa tutte queste cose con gli occhi dolci, quello di chi ama veramente.
Mi sento osservata, quando mi giro intorno ridevo ancora quell'uomo guardarmi. Ma non era andato via? Non volta il suo viso quando lo vedo, anzi continua a fissarmi sempre alla stesso modo e mi fa un piccolo sorriso.
Lo fisso senza nemmeno volerlo cercando di capire perché non fa che fissarmi.
Il suono della campanella mi fa ritornare alla realtà. Mi volto e vado dritta in classe insieme alla mia amica che è al settimo cielo.
Ci accomodiamo ognuno al suo posto aspettando che entri la professoressa di matematica.
<<As-salam aleikum.>> salutiamo la professoressa alzandoci in piedi.
<<Alaikum Salam.>> risponde con il suo splendido sorriso stampato sulle labbra e ci fa accomodare.
Stranamente, anzi mai successo in tanti anni, mentre la professoressa spiega l'argomento del giorno sono distratta e abbastanza pensierosa. La mia attenzione da una settimana è rivolta a quell'uomo e non faccio che pensare al fatto che non fa che fissarmi e sorridermi. È una situazione abbastanza strana perché non riesco a collegare niente dato che non l'ho mai visto. Non l'ho mai prima, mai visto alle messe, alle lezioni di Corano e a scuola in tanti anni. Se l'avessi visto da qualche parte prima me lo sarei ricordato dato che sono un ottima fisionomista. Conosco quasi tutti gli amici di mio padre e non ho mai visto quell'uomo, mai.
La cosa che più mi turba e invade la mia mente è che quell'uomo non mi fa nessuna paura, anzi mi dà la sensazione di essere una brava persona.
<<Jelena non ti senti bene? C'è qualcosa che ti turba mia cara?>> mi domanda là professoressa facendomi così tornare alla realtà. Mi scuso subito e le dico di non sentirmi tanto bene, ma che non è niente di cui preoccuparsi.
Basta pensare Jelena, devi concentrarti sullo studio perché se tuo padre vedesse dei brutti voti non potresti più frequentare la scuola. Non ti darebbe nemmeno una minima possibilità per recuperare.
Riesco a stare attenta per il resto della lezione. Mentre la professoressa va via mi chiede di seguirla e così faccio. Mi porta nell'aula dei professori. Posa la sua borsa sul tavolo e mi guarda.
<<Jelena è successo qualcosa?>> domanda con un tono abbastanza preoccupato.
<<No, nulla signorina Amani. La prego non dica niente a mio padre.>> quasi la imploro.
<<Oh tesoro può capitare a chiunque una distrazione. Finalmente è successo anche a te. Non sei normale altrimenti.>> mi proferisce ciò con un accenno di sorriso.
<<Sei un alunna esemplare, ma ogni tanto fa più che bene staccare la spina mia cara. Ora vai e non preoccuparti.>> mi saluta con un bacio sulla fronte e mi accompagna gentilmente alla porta facendomi uscire.
Vado in classe sedendomi al mio posto. Il professore di storia ci racconta della prima guerra mondiale e non appena finisce l'ora sembra essere volata tanto che era immersa in quel suo racconto.
Usciamo dalla scuola, ma non vedo l'auto di mio padre fuori ad aspettarmi. Cerco tra la folla per vedere se c'è Hashim, ma niente, non c'è traccia di nessuno dei due.
Mentre tutti vanno via io rimango sempre ad aspettare, ma non vien nessuno.
Ormai sono sola e mi siedo sugli scalini dove c'è la palestra e aspetto che qualcuno venga a prendermi.
<<Come mai tutta sola?>> una voce dietro alle mie spalle mi fa sobbalzare. Mi volto e non riesco a credere ciò che sto vedendo. È lui. L'uomo misterioso. Non rispondo così lui si siede accanto a me e continua.
<<Sono venuto perché ti ho vista da sola. Aspetto che qualcuno venga a prenderti?>> rispondo con un semplice cenno della testa.
<<Piacere io sono Nabil Abrami, come ti chiami?>> mi porge la mano, aspettando una mia risposta.
<<Jelena Muna Blinda. Ma tutti mi chiamano Jelena.>> gli stringo la mano presentandomi. Lui mi sorride e guarda verso l'entrata della scuola.
<<Ti piace andare a scuola?>>
<<Cosa vuole lei da me?>> chiedo nervosamente. Mi alzo e mentre sto per andarmene lui prende la mia mano per fermarmi. Cosa vuole da me quest'uomo?
<<Mi conoscerai presto, vedrai!>> risponde alzandosi e va via senza aggiungere alcuna parola, senza nemmeno salutare.
Non può essere un amico di mio padre perché lui odia le persone che non salutano. Lo vedo mentre va via e mi risiedo aspettando che qualcuno venga a prendermi.
Passano altri dieci minuti e finalmente vedo la macchina di mio padre fermarsi fuori scuola e Ashim scende correndo verso di me.
<<Jelena, tuo padre ha avuto un contrattempo. Scusami. Mi dispiace tanto.>> non dovrebbe scusarsi lui, ma mio padre, cosa che non fa quando entro in macchina. Non si accorge nemmeno della mia presenza perché è concentrato sul suo cellulare nel mandare messaggi.
Arriviamo a casa e scende senza nemmeno aspettarmi, come fa di solito. Lo guardo mentre va verso casa come se io non esistessi. Lo guardo mentre si allontana senza nemmeno voltarsi indietro.
<<È solo abbastanza preoccupato Jelena. Non farci caso. Ci vediamo domani.>> dolcemente cerca di rassicurarmi Ashim.
<<Sì capisco.>> rispondo sorridendo. Mi saluta, mi accarezza e va via.
Non capisco affatto invece, perché sono sicurissima che se ci fosse stato qualcuno in presenza nostra avrebbe fatto il papà amorevole e premuroso con sua figlia.
Povera ipocrisia.

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