Capitolo 2

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Stamattina, come spesso tra l'altro, mio padre, impeccabile nell'abbigliamento e nei modi di fare, parla con i genitori dei miei amici.
Tutti pendono dalle sue labbra, ascoltando con molta ammirazione ciò che dice.
I miei amici non fanno che ripetermi di essere fortunata ad avere un padre come lui, ma non sanno che lui a casa non c'è quasi mai dato la sua importante carica. Lo vediamo, se siamo fortunati a cena e raramente pranza con noi. Ha una grande impresa edile e si occupa tutto il tempo dei suoi lavoratori, affinché non manchi niente per loro e specialmente che svolgano il lavoro alla perfezione.
<<Jelena.>> mi chiama con un tono premuroso e sicuro di sé. Mi fa segno con la mano di raggiungerlo.
<<Dopo passerà a prendervi Anisa insieme a Hashim perché io sarò a pranzo fuori. Devo concludere un affare di lavoro. Mi raccomando, non dimenticarti che oggi c'è la preghiera.>>
<<Va bene papà.>> abbozzo un piccolo sorriso e vado via.
Mentre mi dirigo, quasi a passo di lumaca, verso l'entrata della scuola intravedo un uomo che mi guarda attentamente, fissa ogni mio passo con un sorriso sulle labbra. Sicuramente sarà un altro adoratore musulmano del grande Aban. Quanto mi snervono le persone così. Ricambio il suo guardo con un'espressione orripilante e lui in tutta risposta se la ride.
Le lezioni passano troppo in fretta, come sempre. Quando ero più piccola sognavo di diventare una maestra d'asilo o una pediatra, invece ora sogno di diventare un potente avvocato o addirittura un giudice, per proteggere i deboli contro le persone ricche.
Alla fine della quarta ora vado in bagno. Mentre mi incammino tranquillamente nel corridoio della scuola che dirige al bagno, casualmente incontro di nuovo quell'uomo di stamattina che mi fissava. Allora sarà un nuovo professore? Io che pensavo male di lui.
<<As-Salamu 'alaikum.>> saluto educatamente passandogli accanto. Mi sorride e ricambia il saluto dolcemente.
<<Sei la figlia di Aban?>> non appena formula la domanda mi fermo. Sapevo che sarebbe stato un altro da aggiungere all'enorme lista.
<<Sì, lei è un'altra persona che lo venera?>> e subito dopo che finisco la mia sollecitazione inizia a ridere di gusto.
<<No, non direi affatto.>> mi dice con tanta sincerità e naturalezza. Come se non stesse parlando con sua figlia. Lo scruto per elaborare il suo viso, per cercare di capire se l'ho visto da qualche parte, ma niente. Non l'ho mai visto.
<<Mi scusi, ma devo andare. Tra poco inizia la lezione e non voglio fare tardi.>> così saluto l'uomo misterioso e mi dirigo in classe senza nemmeno essere andata in bagno.
È stato davvero la prima persona in tredici anni a dirmi con tanta naturalezza e senza nessun timore di non ammirare mio padre. Forse anche in tanti la pensano così, ma nessuno ha in coraggio di dirlo alle persone, ma soprattutto alla figlia.
Mi affretto ad andare in classe per non perdermi l'inizio della lezione, la mia amica si prende gioco di me dicendomi che rispecchio molto l'aspetto di una vera secchiona.
Appena esco da scuola vedo la macchina di Hashim. Lui è appoggiato con molta eleganza sull'auto con le braccia incrociate sul petto mentre aspetta che lo raggiungo.
Appena gli sono di fronte mi dice di andare a prendere mia sorella Zeina dato che  Anisa non è potuta venire perché aveva un ospite molto importante a casa e lei da buona moglie doveva accoglierlo dato l'assenza di mio padre.
Così mi dirigo verso la scuola di mia sorella, appena vado in classe di Zeina, come ogni volta, mi salta addosso felice che sia andata io. Saluto la sua maestra e andiamo via.
<<Jelena quando diventerò grande verrò anche io a prenderti a scuola.>> le sorrido dandole un enorme bacio.
<<Sarà un vero onore per me.>> e lei mi guarda soddisfatta. Arriviamo all'auto e Hashim ci fa salire per poi partire. Zeina ci racconta tutto ciò che ha fatto e imparato a scuola e noi ascoltiamo volentieri ciò che dice.
Mentre entriamo nel viale di casa incrociamo un fuoristrada con vetri scuri che esce. Cerco di vedere che possa essere, ma quei vetri me lo impediscono. Mio padre mi rimprovera sempre perché per essere una donna sono molto curiosa e questo non va assolutamente bene.
Nel momento in cui Hashim spegne il motore della macchina, Zeina scende correndo dentro perché, come ha detto, deve raccontare a sua madre di com'è andata la sua splendida giornata. Raja e mia madre l'ascoltano sorridendo e facendole tanti complimenti. Soprattutto le ricordano di continuare a comportarsi sempre bene. Le solite raccomandazioni.
<<Tesoro e a te invece com'è andata?>> domanda mia madre venendo verso di me e mi fa il suo solito sorriso malinconico, ma come sempre, faccio finta di credere a quel sorriso.
Anche mia madre è giovane, ha soltanto ventotto anni. Si è sposata con mio padre che aveva appena dodici anni, era una bambina. Lui non faceva che trattarla malissimo solo perché lei non riusciva a rimanere incinta. Nell'anno in cui sono nata, ogni sera andava ogni sera da lei usandola come uno straccio vecchio, arrendendosi solo quando era in dolce attesa. Poi non l'ha né guardata e né sfiorata per più di tre anni. Ma questo a mia madre non è dispiaciuto assolutamente.
Mia madre in quell'anno si è sentita umiliata e usata. Le donne non sono delle macchine per procreare.
Un anno fa mia madre piangendo mi ha raccontato tutta la sua storia. Da quando è sposata odia la sua vita. I suoi genitori sono morti, la madre era russa, da questo il mio nome Jelena, ed è morta purtroppo quando l'ha messa a mondo, mentre suo padre è morto d'infarto quando lei aveva appena undici anni. È stata lei a trovare suo padre morto nel letto. Mio nonno amava tantissimo sua moglie infatti non si è mai voluto sposare dopo la sua morte. Mia madre era promessa a mio padre così quando mio nonno morì, lui la sposò dopo circa un anno.
<<Tutto perfettamente mamma.>> rispondo e le racconto tutto quello che abbiamo studiato. Lei mi ascolta come sempre con molta attenzione e ha quello sguardo pieno d'orgoglio per me.
Inaspettatamente arriva Anisa che interrompe il nostro dialogo per avvisarci che il pranzo è quasi pronto e che aspettano noi per servirlo. Così tutte insieme la seguiamo senza aggiungere parola.
Anisa sembra un vero e proprio soldato e noi dobbiamo essere sempre sugli attenti senza fiatare. Ha uno sguardo che ti fa gelare, le basta quello per imprimere timore.
Mia madre non fa che giustificarla sempre dicendo che lei si comporta così per il nostro bene e per far sì che impariamo a seguire le regole comportandoci bene.
<<Abbiamo degli ospiti abbastanza graditi.>> ci informa mentre entriamo nella sala da pranzo. Io e Zeina sorridiamo appena vediamo i nostri ospiti. I novelli sposi. Mio fratello Hadi e sua moglie Alia.
Ci accomodiamo subito dopo averli salutati e di conseguenza le cameriere iniziano a servire il pranzo in modo impeccabile, d'altronde sotto l'occhio clinico del soldato Anisa non possono  fare altrimenti. Come al solito la tavola è apparecchiata in modo inappuntabile.
<<Devo darvi una bella notizia.>> dice mio fratello mentre stiamo consumando il dolce.
<<Papà ne è già a conoscenza.>> prende la mano di sua moglie e sorride guardando prima lei e poi noi.
<<Alia è incinta di tre settimane.>> subito dopo la bella notizia Anisa abbraccia mio fratello e sua nuora. Per la prima volta la vedo sorridere davvero.
Tutti ci congratuliamo con loro due e Anisa coglie subito l'occasione per spiegarci, per l'ennesima volta, l'importanza del matrimonio e dell'unione tra marito e moglie. A volte penso davvero che lei sia la copia di mio padre al femminile.
Alia ci racconta di quanto si sia emozionato Hadi quando lei gli ha comunicato di essere in stato interessante.
<<Ha pianto come un bambino.>> ci informa scompisciandosi di risate, ma sono risate piene di emozione e amore. Lui la guarda imbarazzato e dice di non parlare così perché non fa che rovinare la sua reputazione.
Devo essere sincera?  Spero con tutto il cuore che questo bambino sia un maschio perché loro hanno molta più libertà di noi donne. Mentre Zeina spera sia una femminuccia così può giocare con lei dato che Azhar e Jihad le fanno solo dispetti facendola piangere sempre.
Il pranzo prosegue perfettamente, parlando dei nomi da mettere al bambino. Hadi ha detto che se fosse maschio l'avrei scelto io, mentre se fosse stata femmina l'avrebbe scelto Zeina.
La giornata passa velocemente tra compiti e dopo la preghiera vado a mettermi a letto giocando con la mia sorellina, per poi addormentarci dalla stanchezza.

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