Capitolo 7

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Stamattina è venuta Anisa portandomi la colazione e che io ho rifiutato perché non avevo affatto fame.
<<Jelena Muna non puoi continuare a fare lo sciopero della fame perché altrimenti ti ammalerai soltanto. Tutto questo non farà cambiare idea a tuo padre.>> mi accarezza il viso malinconica.
<<Sai mi ricordi tantissimo una persona.>> non le rispondo, ma non perché non volessi, ma perché non ho nemmeno fa forza.
<<Anche mia sorella non voleva sposarsi sai. Aveva quindici anni. Era stata promessa a un nostro cugino di terzo grado, lei non voleva. Lei era innamorata di un'altro ragazzo e che lui ricambiava. Erano coetanei, ma mio padre l'aveva promessa a suo cugino e la sua parola era una sola. Mia sorella fece lo sciopero della fame, ma non concluse niente. Si indebolì tantissimo, era davvero senza forze. Una mattina mia madre le porta la colazione e trova mia sorella morta, si era impiccata.>> mi confessa d'un tratto spiazzandomi completamente perché non mi ha mai parlato di nessuno della sua famiglia. Vedo delle lacrime rigarle il viso.
<<Io soffrivo tantissimo perché la chiudevano in camera senza mai farmela vedere. Le scrivevo delle lettere e lei mi rispondeva. C'è le passavamo sotto la porta. Mi scrisse l'ultima lettera dicendomi che sarebbe sempre stata al mio fianco e che mi voleva bene, ma non avevo capito la sua intenzione di suicidarsi.>> fa un grande respiro facendo entrare aria nei polmoni perché sembrava non averne dopo aver confessato ciò che le è successo.
<<Alla fine ho dovuto sposarlo io a quel nostro cugino e avevo appena undici anni. E lui mi ha cresciuta facendomi capire qual è il posto della donna e il suo compito.>> oddio non posso crederci. Avrà sofferto tantissimo. Ora capisco perché è così dura e alessitimitica.
<<Mi dispiace tanto per tua sorella e specialmente mi dispiace per te Anisa. Immagino quanto tu abbia sofferto. Tua sorella è stata una vigliacca perché doveva affrontare. Io non mi suiciderò, ma non cederò a mio padre. Dovrà farmi sposare legata e imbavagliata.>> mi sorride accarezzandomi con molta dolcezza. Sembra un'altra persona stamattina.
<<Dovrai capire il tuo ruolo e basta.>> stavolta usa lo stesso tono di sempre, quello acido e autoritario. Rimane la colazione in camera e va via senza nemmeno salutarmi.
Decido di consumare la colazione per non indebolirmi. Devo essere carica e forte per poter combattere contro mio padre. Non farò mai il gesto della sorella di Anisa, io combatterò mio padre fino alla fine.
Mi spostano nella stanza degli ospiti e già da una settimana intera che sono chiusa in camera senza poter uscire. Mi hanno spostata perché questa stanza ha il bagno mentre nella mia no e dovevo uscire per poter andare in bagno. Una volta ho incrociato Zeina che mi abbracciava fortissimo e piangeva dicendo che non vedeva l'ora che io guarissi per poter dormire e giocare con lei. Quando mio padre mi vide con Zeina andò su tutte le furie e mi strattonò in questa camera dicendomi che non dovevo vedere nessuno, solo le cameriere che mi portavano i pasti. Nemmeno più Anisa era passata a trovarmi. Mi hanno abbandonata tutti, sono state sicuramente costrette da mio padre a farlo.
Sono seduta sul davanzale della finestra e guardo il nostro giardino, non mi ero mai resa conto che ci fossero tutti quei fiori. Sono bellissimi, soprattutto le rose damascene.
Aprono la porta, non guardo nemmeno perché di sicuro sarà la cameriera che mi porta il pranzo.
<<Jelena.>> È mio fratello Hadi. Mi guarda con uno sguardo triste e amaro.
<<Hadi.>> gli vado incontro correndo e lo abbraccio forte piangendo disperatamente. Avevo bisogno di farlo, ma non per farmi compatire, ma semplicemente per sfogare tutto il rancore e il dolore che sto preservando dentro questa stanza, dentro me.
<<Come stai?>> mi domanda sedendosi sul letto e non distoglie l'attenzione da me.
<<Potrei stare meglio.>> rispondo sorridendo ma le lacrime smascherano il mio finto buon umore. Mi siedo accanto a lui.
<<Come sta Alia?>> mi dice che sta meglio e che anche lei, come lui, è preoccupata per me. Mi dice di non comportarmi così perché papà sa essere molto crudele quando vuole. Per non parlare di Adhan.
<<Sono andato a conoscere il tuo futuro marito. Sembra davvero un brav'uomo, ha quarant'anni. Meglio se stai con lui che in questa casa.>> continua nel parlarmi dell'uomo che dovrebbe essere il mio futuro marito, ma non riesco ad ascoltarlo perché la mia niente, il mio cuore e la mia anima si rifiutano di farlo, non sono pronti ad affrontare già un matrimonio. Loro, come me, vogliono continuare la vita da adolescente.
<<Non sono pronta Hadi per sposarmi. Più penso al matrimonio e più mi sento soffocare dentro.>> gli confido ciò senza versare una lacrima. So che con lui posso essere sincera.
Gli racconto di come mi ha trattato Adhan quando ho cercato il suo aiuto per convincere nostro padre riguardo al matrimonio. Lui non si sconvolge delle mie parole. Forse davvero conosce i loro lati oscuri, lati che non ho mai visto di loro. Sono davvero una cretina.
<<Sorellina meglio vivere con quell'uomo che continua a vivere così in questa casa. Ma se non vuoi io ti appoggio e ti sosterrò sempre, in ogni tua scelta.>> lo ringrazio ma gli dico che lui non può mettersi nei casino per me. Ora ha una famiglia ed è a loro che ora deve pensare. Non voglio che mio padre e Adhan colpiscano la sua famiglia.
<<Saprò cavarmela, vedrai.>>
Qualcuno bussa alla porta. È Anisa.
<<Hadi è venuto tuo padre. Esci forza.>> ha timore che mio padre possa vederlo e punirlo per essere venuto a trovarmi.
<<Ciao Jelena. Passerò a trovarti te lo prometto. Non abbatterti mai. Io ti sono vicino con l'anima e il cuore.>> mi abbraccia forte e scappa dalla stanza. Anisa prima di chiuderla mi guarda e mi fa un piccolo sorriso.
Grazie Anisa per aver permesso a mio fratello di confortarmi. Lei ha fatto questo per farmi dare coraggio da mio fratello, per farmi capire che lui è accanto a me. Non vuole che faccio la fine di sua sorella. Tranquilla Anisa non farò come tua sorella. Combatterò. Avevo però bisogno di lui e delle sue splendide parole.
Non mi aspettavo di conoscere un lato positivo di lei, un lato sensibile e buono.
Dopo un'ora abbondante lo vedo sul giardino che mi sorride furtivamente mentre sta andando via. Gli mando un bacio che non può ricambiare perché mio padre è accanto a lui che parla.
Guardo la mia stanza e penso alle favole. La principessa rinchiusa nelle segrete di un castello e il principe la salva per poi sposarsi. Le promette amore e rispetto per vivere felici e contenti per sempre.
Tutto questo a me non accade perché non c'è nessun principe azzurro che verrà a salvarmi, anzi nella mia favola devo sposare l'uomo cattivo, perché se fosse stato un uomo buono non avrebbe mai proposto di sposare una ragazzina, senza amarla e senza conoscerla nemmeno. Non sa come sono fatta, se sono bella o brutta, se sono antipatica o simpatica. Non sa se sono alta o bassa, non sa se sono magra o grassa. Non sa niente di me, deve sposare una sconosciuta. L'importante per loro è che sia capace di procreare altre vite, per il resto non ha importanza.
Passano ore interminabili dove non posso fare altro che guardare il giardino o mettermi nel letto a rimuginare su tutto questo che mi sta succedendo e sulle parole di mio padre alle sue lezione di Corano. Parole volare al vento. Predica molto bene, ma razzola malissimo.
Mi manca Zeina, mia madre e Raja. Mi manca dormire accanto alla mia sorellina, di stringerla, mi manca parlare con Raja e mia madre. Mi manca la scuola, la libertà, mi manca la mia vita. Mi ripeto di non piangere e di non arrendermi mai.
Vedo l'ora e devo pregare. Mio padre alle sue lezioni disse che la comunicazione con Allah realizzerà le preghiere e darà loro coraggio e io in questo momento ne ho davvero bisogno.
Finisco la preghiera e mi appoggio sul letto. Mi addormento tra i miei mille pensieri.

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