Capitolo 1

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Mi chiamo Jelena Samira Hassan, ma tutti mi chiamano Jelena. Ho tredici anni e vivo in Marocco, precisamente Marrakech. Sono musulmana, figlia di Aban Hassan ed è un "Imam", in sostanza una guida spirituale per noi musulmani. Mi costringe ad andare alle sue lezioni di Corano tutte le settimane, senza mai mancare nemmeno una volta perché devo dare il buon esempio dato che sono sua figlia.
Il Corano è un libro sacro per noi islamici, raccoglie tutte le rivelazioni fatte da Allah al profeto Maometto. Ormai conosco quasi tutte le cose che dice, ma nonostante ciò pretende che debba andarci lo stesso. 
Mi ha sempre costretta ad andare alle moschee e di pregare cinque volte al giorno recitando preghiere dove contendono versetti del Corano.
Le preghiere obbligatorie sono Al-Fajr che si recita all'alba, Al-Dhur a mezzogiorno, Al-Asar a metà pomeriggio, Al-Maghrib al tramonto e Al-Isha quando cade la notte.
Vivo in un enorme villa con tante stanze, insieme alle tre mogli di mio padre, le cameriere e la mia sorellina.
La prima moglie si chiama Anisa ed è la madre dei miei due fratelli. Il maggiore Adhan di ventinove hanno, sposato da cinque anni con Yusra e due splendidi bambini Azhar di quattro anni e Anna Jihad di due. Poi c'è Hadi di venticinque anni, sposato da pochi mesi con nostra cugina Alia e sua coetanea. Invidio fortemente mia cugina perché a lei piace questa vita, mentre io odio l'idea di sposare qualcuno non scelto da me con amore, ma scelto dai miei per semplice convenienza.
La seconda moglie si chiama Selma ed è mia madre, poi ce la terza, la più giovane, Raja la madre di Zeina di appena cinque anni, una bambina molto intelligente e premurosa.
Raja ha solamente diciotto anni e non riesco a immaginare come mio padre possa stare con lei, ha soltanto pochi anni più di me.
Io e lei siamo molto unite, mi confida sempre che anche lei avrebbe voluto studiare proprio come me, poter avere quest'opportunità.
Lei è una ragazza davvero socievole, sorride sempre ed è molto amorevole, anche se spesso ha quello sguardo triste e malinconico. Entrambe abbiamo una cosa che ci accomuna, proteggere la piccola Zeina.
Ansia, la madre di Hadi, non fa che ostacolarmi facendo la spia o con mio padre o con mio fratello così da farmi punire.
<<Sei la figlia di un Imam e devi essere la prima persona a rispettare le regole. Non puoi disonorare tuo padre a causa delle tue inutili e sciocche idee.>> le solite ramanzine di Anisa. Come vorrei dirle che solo hanno scelto questa vita per me, non io.
Amo andare a scuola, amo imparare cose nuove e soprattutto amo l'idea di sognare un futuro diverso dalle moglie di mio padre, una vita migliore, dove anche la donna viene considerata e soprattutto amata.
Solo in casa possono vestirsi in "borghese" mettendo jeans e maglietta, solo davanti al loro marito, la famiglia e le amiche. Quando escono devono mettere il velo, mettono il "chador" mentre io posso mettere il "Hijab" quando vado a scuola e soprattutto quando vado a lezione di Corano.
Ognuna dorme nella propria camera da letto e di sera mio padre decide da chi andare per sfogare le sue esigenze.
Io e Zeina dormiamo in camere diverse, ma come ogni notte la mia sorellina viene in camera mia per dormire con me. Ha paura del buio e tra le mie braccia si sente protetta.

Come ogni mattina, l'autista di mio padre ci accompagna a scuola. Quando non c'è lui, Hashim è meno rigido soprattutto con noi e ride e scherza con la piccola Zeina.
<<Hashim, ma ami la tua vita?>> domando abbastanza incuriosita perché lo vedo sempre con quel velo di malinconia nei suoi occhi.
<<Perché non dovrei signorina Jelena?>> risponde abbozzando un piccolo sorriso.
Hashim è un bell'uomo di sessant'anni con una moglie, ma senza figli, dato che l'unico figlio che aveva è morto in un incidente stradale. Ero piccolissima quando è successo, ma ricordo che quando parlava di suo figlio era orgoglioso con gli occhi colmi d'amore. Ora evita sempre di parlare di lui, forse perché non riesce a superare ancora la sua perdita.
Ci ferma davanti scuola e io come sempre, quando non c'è mio padre, accompagno prima la mia sorellina e poi mi dirigo nella mia classe.
Le ore che trascorro a scuola praticamente volano e non perché sono circondata da tanti amici, ma perché amo studiare e sapere cose nuove. Se potessi resterei a scuola fino alla sera, per poter andare a casa solo per dormire. Sfortunatamente non è così e tristemente devo tornare a casa ogni giorno a ora di pranzo.
Mentre stiamo cenando Zeina ci informa che da grande farà o la ballerina o la modella.
<<Mia cara Zeina, quando sarai grande dovrai essere una brava moglie ubbidiente e una madre esemplare.>> controbatte subito nostro padre e inizia con le sue solite prediche che ho sentito e risentito non so quante volte.
<<Lasciala stare Anna, è ancora piccola.>> interviene Anisa sorridendo a Zeina.
<<Non si è mai troppo piccolo per sapere come vivere correttamente.>> fa una piccola pausa e continua guardandolo sia me che mia sorella.
<<Bambine mie dovete capire che Allah...>>
<<Papà conosco perfettamente come dovrò vivere.>> interrompo quasi sbottando. Mi fermo poiché mia madre fa un cenno per farmi capire di stare zitta.
Ma cena continua e io sinceramente non vedo l'ora che finisca questa cena per poter allontanarmi da questo tavolo. Odio le prediche di mio padre, odio le sue mogli perché hanno tutto ciò che dice senza mai ribellarsi, senza mai aver un minimo rispetto per loro. Odio essere una musulmana perché mi fa sentire una prigioniera senza avere la libertà di scegliere la mia strada. Decide lui per me.
Finalmente posso concedermi dal tavolo, sempre con il permesso di nostro padre, così io e Zeina andiamo nella mia camera.
<<Jelena perché non posso essere una ballerina o una modella?>> mi porge questa domanda con tanta ingenuità e tenerezza. Il suo viso diventa triste e io odio vederla così.
<<Zeina ti prometto che da grande diventerai una ballerina, una modella o tutto ciò che vuoi. Te lo prometto.>> metto una mano sul cuore, come nel nostro solito fare. Lei mi sorride e mi abbraccia forte dicendomi di volermi tanto bene.

Mentre sono in bagno, precisamente nella vasca per potermi rilassare, ma non faccio che pensare alla mia sorellina e sul fatto che se restasse qui non potrebbe mai realizzare il suo splendido sogno. Mio padre non sopporta le ballerine, le attrici, le modelle e tutto ciò che rispecchia questo mondo, perché mostrano il loro corpo ed è peccato per Allah.
Esco dal bagno dopo aver messo in pigiama e vado in camera mia. Vedo Zeina che dorme beata nel mio letto. Mi avvicino coprendola con le lenzuola. Ti proteggerò io piccola, lo prometto.
Sento bussare alla porta, è Raja. Ha sempre quello sguardo malinconico, ma non appena vede sua figlia sorride.
<<Sapevo di trovarla qui, posso entrare per salutarla?>> e io le faccio segno di entrare.
<<Non devi chiedere il permesso per entrare.>> non faccio che ripeterglielo ogni volta che lo fa.
Entra e va verso sua figlia, la guarda come solo una mamma può fare. Le dà un bacio sulla guancia e mi guarda.
<<Jelena sei davvero una ragazza speciale. Ti ringrazio per tutto ciò che fai a mia figlia.>> e mentre sto per risponderle viene mia madre informando a Raja che mio padre l'aspetta nella sua camera. Lei esce subito. Mia madre mi saluta con un bacio sulla fronte e va via.
Allah io non voglio questa vita, ti prego. Non potrei mai essere una moglie ubbidiente, io voglio essere libera e non essere la schiava di un uomo. Spero di continuare a studiare e quando sarò pronta sposarmi con la persona che amo. Mio padre me l'ha promesso un anno fa per farmi continuare ad andare alle sue lezioni di Corano con entusiasmo e non con un viso provato e sofferente. Diciamo che su questo sono stata molto fortunata perché non tutte le donne possono finire gli studi e sposare chi vogliono. Molte mie amiche in un anno si sono sposate con dei loro cugini o con amici di famiglia e così non sono più venute a scuola.
La donna musulmana non ha bisogno di studiare perché deve essere devota al suo marito e alla sua famiglia. Basta.
Ma metto nel letto accanto alla mia sorellina e dopo un pò mi addormento con lei che mi abbraccia.

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