Io odio e amo. Ma come, dirai. Non lo so,
sento che avviene e che è la mia tortura.- Gaio Valerio Catullo
—————————————————————Io e il mare, che strano rapporto abbiamo, avevamo e forse avremo per sempre; quando ero molto piccola odiavo il mare, a differenza di tutti i bambini della mia età: non che mi dispiacesse l'acqua, la salsedine o la sabbia, ancora oggi non saprei dirlo. Forse la fastidiosa sensazione dei capelli attaccati alla schiena, o della sabbia ovunque. Eppure il mare lo amo, il senso di immensità. Spesso e volentieri amo guardare il mare da lontano, quando non c'è nessuno a riempirlo, quando l'unico rumore che domina è quello delle onde che si infrangono contro lo scoglio, la riva e mi cullano, facendo sì che rimanga solo un'inaspettata quiete.
Venire a Los Angeles è stata forse una delle decisioni più incoerenti della mia vita: io che il mare amo vederlo da lontano, che mi piace vuoto, freddo, incontaminato sono venuta in una città sempre calda, piena di turisti, dove il mare la fa da padrone. Non nascondo che anche io mi sia sorpresa di questa mia scelta, ma ho iniziato a capire che forse il mare l'ho sempre un po' sottovalutato, che dopotutto se piace proprio a tutti un motivo ci dev'essere e che cambiare vita comporta anche un radicale cambiamento, come può essere passare da Londra a qui.
Ci sono periodi in cui amo davvero tanto il mare: in primavera, ad esempio, quando si risveglia dalle bassissime temperature invernali e tenta chiunque, rimanendo però ancora troppo freddo per rischiare un bagno, salvo per i più temerari. Ricordo che nella mia adolescenza era un appuntamento fisso con i miei amici, inaugurare il primo bagno dell'anno nel giorno di Pasqua, qualsiasi fossero le condizioni climatiche: alcune volte ci andava bene perché il timido sole primaverile garantiva un mare perlomeno non ghiacciato, ma altre ci è capitato che piovesse, o avesse smesso da poco, e allora il mare era in trambusto, arrabbiato, non desiderava ospiti. Eppure noi ci tuffavamo lo stesso, ignorando l'influenza che qualche giorno più tardi ci avrebbe colpiti.
Sono tornata da Londra stanca, non so se fisicamente o emotivamente: l'intervista è stata un bell'impegno, e non posso negare che avrei voluto andasse in maniera diversa. Ma ciò che mi turba ancora, nonostante la settimana che ormai mi divide da quella sera, è il modo brusco, arrogante con cui sono stata additata. Ho pensato a lungo che un po' l'ho meritato, perché in effetti se io non fossi stata così tanto me, così tanto istintiva probabilmente avrei guadagnato domande più comode, ma quel pensiero mi ha presto abbandonata e ora riconosco a me stessa di essere stata anche fin troppo diplomatica. Solitamente avrei fatto valere molto più le mie ragioni, e sarei stata io quella a scatenarsi come una iena e ad inveire, eppure questa volta sono entrata nella tana del lupo e ne sono uscita viva. Non penso si possa dire lo stesso di lui: negli ultimi giorni, Harry Styles ha interessato quasi tutte le testate giornalistiche, e non solo, del pianeta. Alcuni ne lodano le impressionanti doti di presentatore, seppur il suo lavoro sia un altro, altri lo pizzicano per le sue domande pungenti, la velata antipatia e la poca galanteria che ha nei miei confronti.
Sorrido se penso a ciò che è successo e lo faccio ancor di più, se penso che John vorrebbe che io non la facessi passare liscia. A me in realtà non interessa; mi ci sarei impegnata più volentieri se davvero il capitolo Harry Styles fosse stato sostanziale nella mia vita, ma è evidente che non lo sia. Che tutti lo dimenticheranno come il vento e che domani avranno altre persone di cui parlare. Ho ricevuto anche una chiamata da James, che si dice dispiaciuto dell'accaduto, che sa quanto ci avrei tenuto ad essere intervistata da lui e che conosce Harry, e sa che i modi poco gentili davvero non lo contraddistinguono. Io gli ho promesso dal canto mio di aver rimosso il tutto, per tranquillizzarlo, e mi sono poi dilungata nel parlare nell'immensa avventura che è essere neogenitori.
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Elicito•[H.S]
FanfictionContra miglior voler voler mal pugna. (Dante Alighieri) La vita che tutti invidiano. Il successo a cui tutti ambiscono. La persona che tutti vogliono che tu sia. Eppure tu chiudi. Fuggi. Vai lontano. Ciò che non vuoi. Ciò che non ti aspetti. Ciò che...