V

67 4 2
                                    

Le antipatie violente sono sempre sospette, e tradiscono una segreta affinità.

-William Hazlitt

—————————————————————
Si può dire che io sia una persona con pochi amici; mi sono sempre circondata di tanta gente, che definirei meri conoscenti o poco più. Ma in quanto ad amici veri, sono sempre stato molto selettiva: essendo estremamente riservata e poco incline alle confessioni riguardo i miei sentimenti ed emozioni, sono sempre stata convinta che fossero davvero pochi coloro che avrebbero potuto prenderli in mano e non usarli contro di me.

Più che una confidente, però, ciò che mi ha distinto fra i miei amici è stata la mia capacità di ascolto: sono sempre stata brava ad ascoltare, dare consigli, incoraggiare o anche solo semplicemente sentire qualcuno sfogarsi, anche quando non sono nel mio miglior umore. È una capacità che ho sin da piccola, che mi piace mettere in pratica e alla quale difficilmente riesco a venir meno; sopratutto da quando sono entrata a far parte del mondo dello spettacolo e il numero di persone accecate dalla possibilità di successo attorno a me è significativamente aumentato. Hanno iniziato a circondarmi individui il cui unico interesse era arrivare dove fino ad allora non erano riusciti e la mia capacità d'ascolto mi ha molte volte aiutata a riconoscerli, inquadrarli con un semplice sguardo e mantenere le dovute distanze, bloccando ogni tentativo sul nascere.

D'altro canto non mi sono mai creata nemici, o guadagnato l'odio di nessuno: sono sempre abbastanza intelligente da capire che l'odio e l'inimicizia di qualcuno non siano mai qualcosa di positivo, e che è sempre meglio acquietare gli animi e pensarci bene prima di pronunciare parole, giudizi o pensieri. Non nego che in più occasioni questo mio mantra sia venuto meno e che abbia lasciato spazio al mio istinto più viscerale: il mio ex fidanzato, ad esempio, è qualcuno che non avrei mai pensato di poter odiare. La mia decisione di chiudere la nostra relazione ha fatto più male a me di quanto ne abbia fatto a lui, e questa freddezza calcolatrice mi ha lasciata sbigottita, oltre a lasciare che si covasse in me un sentimento di profondo astio, molto simile all'odio.

Certe esperienze mi hanno fortificata sensibilmente, al punto che sembro profondamene antipatica agli occhi di non mi abbia conosciuta in maniera anche solo sommaria. Mi guardo un'ultima volta allo specchio, nel mio abito, mentre il microfonista cerca di mascherare il ricettore del mio microfono; penso che, nonostante sia una che difficilmente apprezza le scuse, io debba farle ad Harry. Non solo non lo ho riconosciuto, cosa che già di per sé potrebbe aver urtato non poco il suo ego, ma non ho avuto ripensamenti nel trattarlo in maniera fuori da qualsiasi logica, prendendomela con lui per ragioni a me ancora sconosciute.

Quando sono finalmente libera di andare dietro allo studio televisivo vero e proprio, ascolto attenta le indicazioni sul mio posto, la mia entrata e come si svilupperà la serata e, dopo aver annuito, faccio un respiro profondo, iniziando a torturare le mie mani. In attesa dell'inizio della puntata vago dietro le quinte alla ricerca del volto di quel ragazzo familiare con cui intendo scusarmi; quando lo riconosco, è impegnato ad indossare una giacca perfettamente stirata che è evidentemente il pezzo mancante del completo che indossa, sorride spontaneo alla ragazza che tiene in mano il copione della serata e per quanto voglia scusarmi, non posso fare a meno di pensare che sia davvero impossibile essere così sorridenti con tutti. Mi avvicino cauta a lui, che deve avermi visto perché dopo aver alzato lo sguardo, lo riabbassa aggiustando i polsini.

"Penso di doverti delle scuse" dico, schietta, quando ormai sono pochi passi da lui. Lui alza lo sguardo, accennando un sorriso meno profondo degli altri e che non riesce a mettermi a suo agio.

Elicito•[H.S]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora