Fiducia. 5.

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FIDUCIA
fi·dù·cia/
sostantivo femminile
1.
Attribuzione di potenzialità conformi ai propri desideri, sostanzialmente motivata da una vera o presunta affinità elettiva o da uno sperimentato margine di garanzia: aver f. in una persona, nel progresso, nelle proprie forze; ispirare f.
2.
Credito.
"una ditta che gode di molta f."
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«Shh Stiles. Non è un sogno. Io sono qua. Sono reale.» gli strinsi la mano un po' più forte.
«Lo sei?» chiese.
Annuii.
«Mi hai salvato- mi sorrise- ero certo tu ci riuscissi.» ricambiai il sorriso senza distogliere gli occhi da quelli del ragazzo.
Isaac, appoggiato allo stipite della porta, si schiarì la voce e con il suo solito tono saccente disse «Mi spiace interrompere il vostro film romantico, ma sono le 5.30 di mattina e mi avete strappato da un bellissimo sogno- si leccò le labbra guardando Allison, che imbarazzata distolse le sguardo- quindi se non vi dispiace, torno a dormire.» e ci lasciò. Poco dopo rimanemmo solo Scott, Alice, Stiles ed io. Ormai erano le sei e Scott e la mia migliore amica decisero di andare a casa. Così rimasi sola con Stiles.. in camera sua.. sdraiata sul suo letto.
«Puoi andartene anche tu, se vuoi.» mi disse.
«Non ti lascio solo.»
Mi sorrise. Mi fece spazio nel letto e mi invitò ad entrare sotto le coperte. Rimanemmo abbracciati nel letto finché la sveglia non suonò. Ci alzammo e aspettai che il ragazzo si preparasse per la scuola. Uscì dal bagno.
«Scusa per.. ehm.. stanotte.»
«Non preoccuparti, non mi hai disturbata. Anzi. Mi hai distratta dai miei incubi.»
E mi sorrise. Ancora. Quel sorriso. Quel maledetto sorriso. Ormai era un mese che conoscevo Stiles. Un mese che conoscevo quel sorriso. Ma mi faceva sempre lo stesso effetto. Quando uscimmo di casa lo sceriffo era seduto sulla sua poltrona in salotto e mentre ci salutò ci guardò sorridendo. Mi sentii avvampare. Probabilmente ero diventata rossa con un peperone. E Stiles non era da meno.
Mi aprì là sportello dell'auto come un vero cavaliere, nonostante la jeep fece un po' di resistenza, all'inizio.
Arrivati a scuola trovammo Scott e Alice intendi a flirtare e quindi li lasciammo in pace. Allison, Isaac, Lydia e i gemelli immersi in una chiacchierata che, li spiai un po' con il mio udito che durante questo mese avevo imparato a controllare, comprendeva moda e macchine. All'inizio pensai che Stiles ed io saremmo andati da loro, ma cambiò direzione qualche metro prima e arrivammo al suo armadietto, non so perché.
«Prendo i libri e andiamo dagli altri.» rispose quasi leggendomi nella mente. E così fu. Il mio armadietto era accanto a quello di Isaac, ovvero dove erano prima i ragazzi a parlare, quindi ne approfittai per prendere i miei libri. All'ora seguente io, Lydia e Ethan avevamo latino e al suono della campanella ci dirigemmo in classe. L'ora passo lentamente. E il sonno mancato nell'ultimo mese si fece sentire. Quasi mi addormentai durante la lezione. Diciamo che Latino non era la mia materia preferita. Ognuno proseguì con le proprie lezioni e a pranzo mangiammo tutti insieme, ad eccezione di Lydia che si mise da sola a ripassare per il compito di matematica che avrebbe avuto l'ora successiva. Io mi sedei accanto a Stiles. Lo vidi preoccupato e quindi, in un sussurro, gli chiesi se andava tutto bene. Lui in risposta annuì e sorrise. Ma era un sorriso diverso da quelli che mi faceva di solito. Era finto.
«Ragazzi, ho dimenticato di prendere una.. cosa. Stiles vieni con me?» annunciai a tutti. Poi presi il moro per mano e me lo trascinai dietro. Lo portai lontano dagli sguardi indiscreti.
«Dimmi che hai?» lo incalzai.
«Nulla, Sofia.»
«In un mese che sono qua ho imparato a conoscerti e fidati, ormai lo vedo quando hai qualcosa che non va. Quindi o mi dici che cosa hai ora o ti tengo qua finché non me lo dici.» da quando sono diventata così autoritaria? , pensai.
«Preferisco la seconda opzione, così rimango con te per un po' di più.- disse senza peli sulla lingua. Il che mi fece dubitare della sua sanità mentale, considerando che fino al giorno prima mentre mi parlava balbettava. Lo guardai stranita. E lui continuò. - Okay, vuoi sapere cosa ho? Non so se adesso sto sognando o se sto seriamente vivendo questa conversazione.»
«Come fai a capirlo?» chiesi.
«Nei sogni non riesci a leggere.. e-e hai sempre delle dita in più.»
«Bene,- gli mostrai le mie mani- quante dita vedi?»
«D-dieci.» disse. Sollevato.
«Okay, perfetto direi. Gli mostrai un libro. Riesci a leggere?» domandai.
«S-si..» mentiva.
«Ehm, ragazzi, che succede?» era Allison.
«Nulla, non preoccuparti.» la incalzò il ragazzo. Lo guardai male, ma preferii fare come diceva lui. Fingere. Quindi finsi anche io che non stesse succedendo nulla. Ma non lasciaii mai un secondo il ragazzo solo. Tranne quando non avevamo lezione insieme, ma in quei casi c'era Scott con lui. Tra un'ora e l'altra sentii uno spezzone di conversazione tra Stiles e Scott che parlavano dall'altra parte del corridoio.
«Quindi fanno parte del branco ora?- chiedeva Stiles e l'altro annuiva. - Okay, allora invito anche loro da te oggi, per parlare del problema coyote?» Scott annuì ancora. Forse si rese conto che li stavo ascoltando, ma non ne ero sicura. Cazzo, non si fidano di me, pensai. Proseguii per la mia strada, Cercando di non pensare ai due ragazzi. E con perfetto tempismo qualcuno dietro di me mi chiamò. Mi girai un po' svogliatamente, avendo riconosciuto la voce del ragazzo.
«Stiles.» dissi
«Ehi, ehm... noi oggi dobbiamo... si insomma... » balbettò.
«Cazzo Stiles, non ti fidi di me? Non devi balbettare. Sai che puoi dirmi tutto.» mi stavo arrabbiando, e non sapevo perché.
«Scusa, okay. Dobbiamo fare una caccia al coyote.»
«Ma che cazz..»
«Si, c'è un coyote-mannaro ferma alla sua forma animale che si aggira nel bosco. E noi vogliamo farla tornare umana. Quindi, la domanda è: tu e Alice vi unite a noi?» mi chiese.
«Ci considerate parte del gruppo, si insomma del branco?» risposi con un'altra domanda, nonostante odiassi chiunque lo facesse con me.
«Si.» rispose sicuro.
«Allora si. Ci vediamo dopo.» e me ne andai a lezione di arte.

«S-Stiles...»
«Sofi che succede?» il ragazzo era perso nei suoi pensieri e non aveva notato il mio piede poggiato in una trappola per orsi. Stavamo cercando la coyote-mannaro, che avevamo scoperto chiamarsi Malia, e ognuno si era diviso. E adesso io mi ritrovavo in questa situazione. La solita fortuna, insomma.
«Il mio piede.» avevo paura.
«Okay, rilassati. Ora trovo le istruzioni- iniziò a cercare sulla base della trappola invano - l-le ho trovate ma... ma non riesco a leggerle...»
«Stiles tu.. tu sei intelligente. La persona più intelligente che io conosca. Non ti servono le istruzioni. Va bene?» la paura mi smorzava il fiato.
Stiles continuò a osservare la base della trappola quando se ne uscì con un "ho un'idea"
«Al mio tre togli il piede.- mise la mano intorno a una manopola - uno, due,- la girò- tre.»
Con uno scatto fulmineo tolsi il piede e Stiles mi si precipitò al fianco per sorreggermi. Mi appoggiai al suo petto respirando affannosamente. Lui mi aveva salvata. Sapevo di potermi sempre fidare di lui.

I'll dream about you || Stiles Stilinski [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora