Novità 6.

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NOVITÀ
no·vi·tà/
sostantivo femminile
Quanto venga presentato o riferito come cosa nuova (per lo più con una sfumatura di originalità o imprevedibilità): le ultime n. scientifiche, della moda; ci sono n.?; nessuna n.
Prima rappresentazione, in senso assoluto o relativo.
"n. per la Toscana"
Il corrispondente motivo astratto.
"n. di metodo"
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Non sapevo bene come erano andate le cose con Malia perché alla fine l'avevano aiutata Scott e Stiles. Sapevo solo che era tornata alla sua forma umana. Si era rivelata una ragazza bellissima. Aveva la nostra età. Con il Noah la riportarono dal padre che scoppiò in lacrime per la gioia. Ma Malia non sembrò molto felice di essere tornata umana. Non sapemmo niente di lei per un po'.
Mi arrivò un messaggio da Stiles, lo lessi.
"Sofia puoi venire con Scott all'ospedale? Urgente."
Mi infilai le scarpe di corsa e chiamai Scott.
Alice era andata fuori con Allison così non mi preoccupai di avvertirla.
Scott rispose.
"Sono fuori casa tua, muoviti."
"Sto arrivando." Risposi correndo giù per le scale. Ci mancò poco che mi ruppi la gamba. Sulla strada trovai Scott con la moto ad aspettarmi. Salii sopra senza curarmi di mettere il casco e a tutta velocità sfrecciammo verso l'ospedale.
Melissa ci vide e senza chiedere nulla ci portò in una piccola stanza. Aldilà del vetro c'era Stiles. Scott ed io lo raggiungemmo in fretta. Ci spiegò che voleva controllarsi perché dopo tutti gli eventi strani che gli erano capitati, aveva paura. E faceva bene. Mi chinai su di lui e gli lasciai un bacio sulla guancia.
«Andrà tutto bene.» gli sussurrai all'orecchio in modo che solo lui potesse sentirmi. Poi me ne andai. Lasciando ai due amici un po' di privacy.
Dal vetro li vidi parlare un po' e poi abbracciarsi. E poi mi ha raggiunta e insieme siamo andati ad aspettare nella sala d'attesa con l'ansia che saliva ogni secondo.
Poi vedemmo Derek arrivare e sedersi davanti a Scott, mi sentivo un'intrusa e probabilmente lo ero. Così feci di tutto per non ascoltare la loro conversazione, captando ogni tanto qualche parola.
Iniziai a pensare all'ultimo mese. A quello che stava succedendo e a quello che era successo prima. Alla notte di luna piena in cui mi hanno trasformata in questo. Alla mia "famiglia". Al mio arrivo a Beacon Hills. Al branco. A Stiles. Quel ragazzo mi aveva fatta andare fuori testa. In un mese, cavolo, in un solo maledettissimo mese, si era intrufolato nella mia vita e mi si era messo al fianco giurandomi silenziosamente di non andarsene.
Poi improvvisamente Scott si alzò dalla sedia con una strana espressione sul volto.
«Cercava di proteggerci,- disse - Stiles ci stava proteggendo.»
«Da se stesso.» concluse Derek. Tutti e tre corremmo sul tetto dell'ospedale.
«Che stai cercando?» chiesi a Scott.
«Non ne sono sicuro, ma credo che Stiles non fosse qua su solo per lottare contro se stesso, lottava per non fare qualcosa.» rispose.
E poi mi arrampicai su una struttura di metallo e tirai giù un borsone, che cadendo mostro al suo interno attrezzi e cavi. Ci guardammo tutti e tre spaesati per poi, infine, vedere un cavo tagliato. E poi, BOOM. Esplosione. E quando dico esplosione, intendo letteralmente esplosione. Scintille su scintille. E il cavo che si spezza e gira senza meta fino ad arrivare alla strada. E l'ambulanza che sbanda e rompe i tubi dell'acqua. E Allison che, insieme ad Isaac e Alice, arrivano e rischiano di morire folgorati. E Kira. Che prende il cavo e assorbe in un modo a dir poco spettacolare tutta l'energia racchiusa in esso.
Nel frattempo Scott, Derek ed io eravamo scesi e non appena l'energia incanalata nell'acqua fu assorbita dai poteri della Kitsune, Derek si diresse dal suo beta che era rimasto intrappolato nell'acqua.
Avevo conosciuto prima qualche giorno prima, ma già avevamo legato tantissimo.
«Non respira!» urlò in direzione di Scott.
Poi è tutto un raggruppamento di cose annebbiate.
Isaac che viene portato dentro per essere curato, Kira che viene trascinata via dalla madre, la jeep di Stiles che si allontana, il padre di Scott che cerca altri segnali di sabotaggio e io. Io che non riesco a non pensare a dove si sia cacciato il ragazzo. Il ragazzo del quale in Nogitsune si era impossessato. Poi sono nel mio letto a piangere. Alice era rimasta con Allison per la notte perché quest'ultima non si sentiva bene, quindi avevo la casa tutta per me ed ero libera di singhiozzare per tutto il tempo che volevo.
Ad un certo punto smisi di piangere. E iniziai a ridere. Ridevo. Ridevo. Ridevo. Non so perché lo stavo facendo, ma lo feci. E mi fece bene.
Sentii vibrare il telefono sul comodino al fianco del letto. Controllai il display e rimasi delusa, perché si, anche se non volevo ammetterlo, speravo in un messaggio di Stiles. E invece mi ritrovai ad intrattenere una conversazione con uno Scott McCall più stordito di me.
«Sai.. tu hai fatto del bene a Stiles..» mi disse.
«Si, certo. Scott non illudermi.»
«Illuderti? Allora ti piace.» disse malizioso.
«Io non... cioè... fanculo.»
Rise silenziosamente, erano comunque le quattro di notte.
«Dove sarà andato?» chiesi, con le lacrime che premevano per uscire. Gli occhi bruciavano e il naso pizzicava. Stavo per scoppiare di nuovo.
«Non ne ho idea...» facemmo una pausa, entrambi senza parlare e a trovare un argomento per cui continuare la conversazione.
Poi Scott tornò a parlare «Sofia, ci sta che Stiles, si insomma, che non sia più Stiles.» e lo sapevo. Lo sapevo benissimo. Ero già pronta a ciò. Cioè sapevo che sarebbe potuto accadere, ma non ero pronta a ritrovarmi davanti quel maledetto demone che si era impossessato di Stiles.
Mi avevano raccontato nel Nogitsune non appena la madre di Kira ne aveva parlato con la figlia. Sapevo cosa era. Un demone. Un demone oscuro.
Se me lo fossi ritrovata davanti non sarei stata pronta a resistere all'impulso di buttarmi al suo collo e stritolarlo in un abbraccio.
Mi allenerò, e piano piano ci riuscirò, pensai. Ma fino al momento in cui non fossi stata pronta, non avrei potuto affrontarlo.
«Scott.. tu gli spareresti? Nel senso, se te lo ritrovassi davanti, gli spareresti? Al Nogitsune, intendo. Nonostante egli sia Stiles.» chiesi, e ormai le lacrime avevano abbandonato gli occhi e scivolavano tranquille lungo il viso in direzioni totalmente casuali.
«Ehi, ascoltami. Non posso prometterti nulla, nulla oltre al fatto che non lascerò che Stiles muoia. Okay?» piangeva anche lui, riuscii a capirlo per la voce spezzata e i singhiozzi soffocati che riuscii a captare.
«Okay.»
Nel frattempo erano arrivate le cinque e ormai nessuno dei due avrebbe dormito. Parlammo del più e del meno tutta la notte. Passando dalla scuola a Stiles, dall'Italia alla mia licantropia.
«Cazzo Sofia.» imprecò l'alpha dall'altro capo del cellulare.
«Cosa?»
«Domani ci sarà la luna piena.»
«Cazzo.»
E così continuammo a parlare fino alle sei e mezza del mattino, per poi riattaccare dovendo entrambi prepararci per andare a scuola.
Indossai una felpa che avevo rubato a Stiles che con il mio metro e cinquantacinque di altezza mi faceva da vestito. Aveva il suo profumo. Okay, non gliela avevo rubata. Me la aveva prestata una sera durante le lezioni di guida perché faceva freddo, ma non gliela avevo mai restituita. Adesso che Stiles se ne era andato era l'unica cosa che mi restava di lui. Ero in condizioni pessime, ma era comprensibile. Aveva passato la notte in bianco e per gran parte del tempo avevo pianto.
Senza nessuno a darmi un passaggio, dovetti andare a scuola a piedi. Le cuffie nelle orecchie ripetevano a ruota la canzone "How to save a life".
Ci misi venti minuti per arrivare, ma fortunatamente arrivai in orario.
La giornata passò più lentamente di quanto mi aspettassi e la lezione di chimica sembrava non finire più. Dopo di essa avevo un'ora buca e anche Alice, quindi ci incontrammo al mio armadietto. Quest'ultima iniziò a parlare, ma ad essere sincera, non stavo ascoltando. La mia mente era altrove. Era con lui.

I'll dream about you || Stiles Stilinski [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora