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Quando si iscrisse alla Raimon Junior High, Axel di certo non si aspettava di entrare a far parte della sfortunata squadra di calcio della scuola

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Quando si iscrisse alla Raimon Junior High, Axel di certo non si aspettava di entrare a far parte della sfortunata squadra di calcio della scuola.

Eppure, da diverso tempo ormai, indossava la maglia numero dieci, che in quel momento stava osservando con una sorta di sguardo mistico.

S'infilo velocemente la maglia, alzando come al solito il colletto e rimirando nello specchio dello spogliatoio i calzini rossi da cui non si separava mai.

Seguendo i suoi compagni di squadra, Axel raggiunse ben presto il campo da calcio, dove Mark era già in porta.

Axel lanciò un veloce sguardo alle panchine, dove, ovviamente, assieme alle altre manager, c'era anche lei.

Emma Evans era la sorella gemella di Mark e se non fosse stato per la somiglianza tra i due, nessuno avrebbe mai creduto che avessero anche una sola goccia di sangue in comune nel loro DNA.

Emma era gelida e sarcastica, non guardava in faccia a nessuno ed erano poche le cose che adorava.
Tra queste, purtroppo, c'era anche lo strano divertimento che trovava nel rompere le scatole alle persone.
Inutile dire che la sua preda preferita era il bomber di fuoco.

La squadra si radunò in fretta vicino alle panchine, dove Mark iniziò a spiegare cosa avrebbero fatto in quell'allenamento.

"Siete pronti?" Chiese Mark e con un coro di i giocatori iniziarono a disporsi nelle loro posizioni.

Axel fu l'ultimo a muoversi, un po' perché gli piaceva farsi aspettare e un po' perché attendeva che Emma gli dicesse qualcosa.

"Che c'è, fiammella, non vai ad allenarti?"
La voce di Emma risuonò ironica e fredda come sempre e Axel, girato di spalle, sorrise sotto i baffi.

"Ci sto andando, raggio di sole, non vedi?"

Quel soprannome bastò per far arrabbiare Emma, ci voleva così poco per far scatenare la sua rabbia.
Le manager si scambiarono uno sguardo preoccupato e mentre Emma alzava un piede per inseguire Axel e dargliene di santa ragione, Nelly intervenì circondando Emma e bloccandola.

"Ti uccido, Blaze, lo giuro!"

Axel le scoccò un occhiolino, prima di correre verso la sua posizione.

                                       •••

"Con tutti è così silenzioso e misterioso, con me fa sempre il deficiente!"
Emma blaterava ormai da ore e Mark nemmeno la ascoltava mentre si allenava nel suo posto personale, con il solito gommone che continuava a cercare di parare.

"Insomma, mi ha chiamato raggio di sole, di nuovo. Ti sembro per casa un raggio di sole? Io mi paragonerei ad una grandine, piuttosto. È vero che anche io potrei smettere di infastidirlo, ma è divertente vedere come risponde alle mie provocazioni, no?"

"Già." Rispose Mark, tirando l'ennesimo pugno al gommone.
Emma alzò gli occhi al cielo, osservando il fratello che, quasi distrutto, continuava ad allenarsi.

"Io vado a casa, cerca di non farti troppo male, per favore."
Alle parole di Emma, Mark sorrise e alzò il pollice, prima che il gommone gli finisse dritto in faccia.

Emma scosse la testa, ficcando le mani nelle tasche della felpa azzurra e iniziando a camminare verso casa.

C'erano poche persone a cui Emma teneva e due di queste erano Mark e Nelly.
Mark era l'unico fratello che aveva e avrebbe fatto di tutto per lui, se solo avesse potuto, si sarebbe allenata lei al posto suo, solo per vederlo felice e soddisfatto.

Nelly, invece, era la sua migliore amica da anni ormai, ed era stata proprio lei a convincerla a diventare manager della Raimon.

Agli inizi, Emma non aveva molta fiducia nella squadra della Raimon, anzi non aveva molto fiducia proprio nel calcio, che considerava come qualcosa che non poteva entrare a far parte del suo mondo, tutto per via di ciò che era successo a suo nonno.
Poi però, era arrivato Mark con la sua determinazione e il suo coraggio e Emma si era ritrovata a scoprire che il calcio le piaceva e che, anche se aveva deciso di essere una manager, avrebbe benissimo potuto giocare anche lei, visto il talento che aveva ereditato dal nonno.

"Sono a casa!" Gridò Emma, togliendosi le scarpe e andando in cucina, rubando qualche boccone della cena.

"Ehi!" Disse sua madre, dandole una sberla sulla mano.
"Dov'è Mark?"
Alla domanda della madre, Emma abbassò lo sguardo, mordendosi l'interno della guancia.

"Si sta allenando, arriva fra un po'."

Ignorando lo sguardo cupo e triste di sua mamma, Emma si sedette a tavola, osservando la porta, aspettando l'arrivo di Mark.


Come primo capitolo non è il massimo, lo so, ma considerate che mi serviva un po' per introdurre i personaggi e il bello arriva del prossimo capitolo!

Cosa pensate della storia per ora?❣️

feel the fire || axel blazeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora