04.

1.7K 92 20
                                    

Emma Evans era una ragazza che dormiva poco

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Emma Evans era una ragazza che dormiva poco.
La notte la sua mente non riusciva a spegnersi, troppo presa a pensare a cose magari futili, ma che la facevano rimanere sveglia per tutta la notte.

Era probabilmente questo il motivo per cui il più delle volte si ritrovava a dormire nell'ora di pranzo.
"Oi!" Il calcio che Celia le tirò sotto alla sedia la fece sobbalzare all'improvviso.
In situazioni normali Celia si sarebbe ritrovava con cinque dita stampate sulla faccia, ma siccome si trattava proprio di Celia, Emma decise di sorvolare, stropicciandosi gli occhi.

"Dimmi." Disse tra uno sbadiglio e l'altro, mentre Celia si posizionava davanti a lei. Occhiali sul naso e computer in mano, Celia sembrava il ritratto della manager perfetta.

Emma appoggiò la testa sul banco, osservando come l'amica smanettasse sull'aggeggio elettronico che aveva sempre appresso.
Le tornò di nuovo la voglia di dormire, ma tenne gli occhi aperti a forza.

"Oggi si sfideranno le due squadre, lo sai, vero?"
Emma ci mise un attimo a fare mente locale.
Le due squadre...
Oh, ma certo! Le due squadre per l'Inazuma Japan!
Solo sedici di loro avrebbero potuto farne parte.

I suoi pensieri corsero subito a Mark.
Sarebbe entrato senza problemi.
O almeno lo sperava, anche se nell'ultimo periodo era stremato per via degli allenamenti intensivi che continuava a fare. Prima o poi avrebbe ceduto, Emma lo sapeva, ed era ciò che temeva di più.

Una parte della sua mente andò anche ad Axel, ma smise subito di pensare a lui.
Lui passa sicuro. Disse tra sé e sé, mentre ricordava i fantastici passaggi e i tiri del ragazzo.

"La nostra pausa finirà tra poco, Emma. Non appena saranno finite le selezioni saremo occupate ogni minuto, ogni secondo. L'unica nota positiva sarà andare in giro per il mondo."
Emma annuì alle parole di Celia.
Per quanto fare la manager fosse stancante, accompagnare la squadra le piaceva.
Poteva tenere d'occhio Mark, il che era fondamentale: chissà come si sarebbe ridotto se l'avesse lasciato da solo.

La campanella della fine del pranzo risuonò nelle orecchie di entrambe le ragazze.
Emma sbuffò, quasi sbattendo la testa sul banco per la frustrazione.
Celia rise, raccattando le sue cose e dirigendosi nella sua classe.

Emma non aveva alcuna intenzione di alzarsi, almeno fino a quando non sentì una mano sulla sua nuca.
Fu tentata di alzare di scatto la testa, ma rimase ferma, facendo finta di dormire.

"Emma?"
Mark.
Emma si alzò piano, sorridendo al fratello, ignorando i cerotto che aveva sulle braccia e sul viso.
Ti stai distruggendo, Mark.
"Ciao."
Mark ricambiò il sorriso, com'era di consuetudine.
"Non ti addormentare!" Le disse, con una gioia che sprizzava da tutti i pori.
Emma non potè fare altro che ridere a almeno per un momento, un solo misero momento, tutte le sue preoccupazioni svanirono.


•••

Adrenalina.
Era questo ciò che amava del calcio, la maledetta adrenalina che ti scorreva nelle vene, il vento che fischiava nelle orecchie e i piedi che volavano non appena si staccavano da terra.

feel the fire || axel blazeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora