Capitolo 3

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Ero in attesa della collega d'inglese per il cambio dell'ora. Ero ancora alla cattedra a mettere le mie cose a posto. Lei arrivò con la faccia sconsolata e preoccupata.

"Cosa c'è?" le chiesi.

"Ogni volta che devo venire in questa classe mi sento male. Non ce la faccio a resistere. Mi ammalerò!"

E guardando bene in classe si meravigliò: i ragazzi erano seduti a parlar tra loro animatamente ma interessati.

"Che hai fatto? Come mai sono seduti?"

"Oggi abbiam parlato dei racconti thriller. A loro piacciono molto queste cose, si vede"

Era stata una mattinata piuttosto "tranquilla", le due ore con loro erano praticamente volate, dopo un po' di grammatica esercizi con i verbi e ortografia di base, avevamo letto un racconto di E. A. Poe. Avevo già preannunciato loro che quella sarebbe stata una storia mozzafiato, ma forse non mi avevano creduto, come mai credono a ciò che dicono loro gli insegnanti. Ma quella volta li sorpresi: il racconto era davvero pauroso! Erano contentissimi e cominciarono così a rispondere alle domande sulla comprensione del testo e a scrivere le loro considerazioni sul fatto che "in realtà" loro, in una situazione del genere, non avrebbero mai avuto veramente paura.

La collega non ci poteva credere: le avevo risparmiato la fatica di andarli a prelevare dai bagni o dai corridoi o da solo Dio sa dove!

Anche quell'esperienza arrivava al termine: il 24 aprile 2002 salutai tutti e quella mattina i ragazzi, che sapevano della fine della mia supplenza, furono carinissimi e gentilissimi. Mi scrissero una letterina con tanti cuoricini e t.v.tttt.b. Quelle pesti mi avevano preso il cuore.

Il resto delle supplenze brevi furono solo in salita, anzi in picchiata: le classi che incontrai per il resto di quell'anno furono impeccabili: non solo avevano libri, quaderni, penne e tutto l'occorrente per fare scuola, non solo erano in classe al momento del cambio dell'ora, ma addirittura SI ALZAVANO IN PIEDI PER SALUTARE IL PROFESSORE!

Facevo lezione con ragazzi interessati, preparati, attenti, che intervenivano più o meno correttamente. Bèh, più o meno tutti. La maggior parte. Era proprio un altro mondo. Scoprivo cosa e come avrebbe dovuto essere la scuola. Ma non sempre, in seguito, è stato così.

Posso dire che quell'anno scolastico 2001-2002 sono passata dalle stalle alle stelle, ma quelle stalle mi avevano fortificata e fatta crescere, mi avevano fatto capire che è facilissimo insegnare stando seduti alla propria cattedra, parlando ad un pubblico per quanto piccolo, ma più o meno silenzioso; era facilissimo spiegare e correggere senza dover prima separare due scapestrati che si picchiavano senza tregua anche solo per scherzo, senza doversi interrompere ogni secondo per rispondere a domande senza senso o a richieste del tipo "Pressorè ce l'avete na sigaretta?" ma anche "Volete vedere la mosca che ho ucciso col libro?". Tutto mi sembrava più semplice.

L'anno scolastico successivo provai l'ebbrezza di insegnare in un Istituto Superiore parificato. Uno si dice: bene ora non avrò più a che fare con moccoloni e stupidaggini infantili, ora finalmente mi potrò sbizzarrire con la letteratura, con i discorsi più approfonditi e quant'altro. Esattamente volete sapere come andò?

Avevo le ultime classi, la IV e la V. Ragazzi adulti, ormai di un certo calibro intellettuale ... sì, come no!?

Mi son ritrovata a correggere ancora obbrobri di "a, ha, ah" con o senz'acca laddove ci voleva e viceversa, di periodi senza senso e sconclusionati, di idee e contenuti senza capo né coda. Ma neanche i primi pensierini della scuola primaria erano più così! Quando credevo di aver fatto recuperare una lacuna ecco che me ne presentavano un'altra esattamente collegata alla precedente e il lavoro ricominciava da capo.

Tutto sommato però, anche quella fu un'avventura edificante, sorprendente e soprattutto divertente. Soprattutto se ripenso al momento delle verifiche, sia scritte che orali.

Interrogazione di L. su Verga e "I Malavoglia"

"Dunque parliamo del Verismo"

"..."

"Parliamo di Verga?"

"... ..."

"E parliamo allora del romanzo I Malavoglia. Forza, ricordi di che si tratta?"

"Pressorè, una famiiiiglia!"

"Bene, protagonista è una famiglia, che lavoro faceva? Cosa accadde?"

"Pressorè, tutti i lupini nel maaaare!"

"Ma per piacere L. esprimi una frase coerente, logica e completa!"

"Pressorè, tutto il carico di lupini cadde nel mare ... ... Ed uno poi morì"

"Va bene, più o meno, e dimmi ora il paese per Verga cosa ..."

"Si pressorè nel paese ... tutti a piangere!"

Fu lì che la classe, non trattenendosi più, proruppe in una fragorossima risata. Me compresa. Poi ditemi se queste non son soddisfazioni!

Avventure di una futura ex profWhere stories live. Discover now