L'enfern froid

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È sempre bello poter tornare a casa. Anche se ora qui è tutto diverso da come era in passato.
Il quartiere francese è ancora pieno di luci, colori, musica, le persone ballano in strada e partecipano alle parate, tutto è come è sempre stato per loro.
Combattiamo una guerra invisibile, con vittorie invisibili e caduti invisibili, perché noi stessi lo siamo.
Continuo a passeggiare sul marciapiede finché non raggiungo una piccola bottega sul lato destro della strada. È nascosta e non si riuscirebbe a trovarla senza sapere e esattamente dove guardare; vi si accede attraverso una viuzza, l'insegna di legno è coperta da edera verde e in una piccola vetrina sono esposti finti amuleti vudù e libri di incantesimi dalle copertine di pelle. Trovo divertente che qualcuno pensi che queste stronzate funzionino veramente. I mortali buttano i loro amati soldi in maniera strana. La porta è vecchia e cigola quando la di spinge. Dei campanelli appesi al soffitto trillano avvertendo dell'arrivo di un cliente. Sento una voce dire che arriva subito. Una bambina di circa sei o sette anni è seduta a un tavolo e colora tranquilla il suo figlio. Mi lancia un occhiata e fa un segno di saluto con la manina. È di colore e con due codini neri sulla testa tenuti fermi da elastici rosa abbinati alla maglietta con gli unicorni.
Mi avvicino al bancone dove sono poggiate delle erbe in dei panni.
Cicuta, Belladonna, Mandragora, salvia, verbena...
"Cazzo" impreco toccando una stoffa verde chiusa
"Aconitum napellus" La voce della donna è rauca per via dell'età. Avrà più o meno settant'anni, vestita da un vestito a fiori giallo e con i capelli bianchi legati in uno chignon sulla nuca si sistema gli occhiali sul naso e si mette di fronte a me.
"Non sei il benvenuto qui" Dice tranquilla togliendo i vari sacchetti dal ripiano, tutti tranne la pianta che mi può nuocere ovviamente, che amabile vecchietta!
"L'ho notato" rispondo guardando la mano dove una leggera ustione sta già guarendo, non dovrebbe lasciare il segno.
"Tua madre non ti ha mai detto che non si toccano le cose altrui?" Chiede arrabbiata
"Non ha fatto in tempo è stata uccisa da una strega." Rispondo ghignando. La sua espressione diventa di ghiaccio e impallidisce.
"Luanne sali al piano di sopra" butta un occhiata alla bambina che ha alzato lo sguardo dubbiosa "adesso" ordina. La piccola imbronciata raccoglie le sue cose e si dirige verso la scala salutandomi di nuovo con la mano.
"Perché sei qui?" Chiede
"Adele, Adele, Adele ci conosciamo da così tanto. Posso darti del tu, vero?" Non la lascio rispondere e proseguo "sono stato via per un po', ma devo portare a termine un affare molto grosso. E ho bisogno dell'aiuto di una strega potente come te." La guardò negli occhi, sono azzurri, ma per nulla vacui come ci si aspetterebbe da una donna della sua età.
"Non so di cosa tu stia parlando, la magia è una favoletta per bambini e sciocchi creduloni."
"Certo" ridacchio " hai ragione. Solo... non credi che sarebbe un peccato se succedesse qualcosa alla tua bellissima nipotina. È la figlia di Monique se non sbaglio. Un fiore così bello e delicato va protetto da tutta l'oscurità che la nostra esistenza ci riserva" dico giocherellando su ciò che c'è sugli scaffali.
"Che cosa vuoi realmente?"
"Da quando Tatiana è stata uccisa dalla traditrice sei tu la strega più anziana di New Orleans. Non sei ancora la reggente, ma un uccellino mi ha detto che molti ti vorrebbero a ricoprire quale ruolo"
"Che cosa vuoi?" Sibila ancora
"Gli antenati ti ascoltano"
Sono convinto che nel mio puzzle lei sia il pezzo mancante.
"Ti dirò il luogo e la data, ti farai trovare lì, se no quello che è successo a tua figlia potrebbe ricapitare."
"Sei viscido serpente" sputa insultandomi. Ghigno soddisfatto
"Può anche essere, ma sono più tenace di quello che immagini.
A presto mia cara" dico afferrando la sua mano rugosa e lasciando un bacio a fior di pelle. I miei occhi si scontrano con i suoi. Vi leggo disgusto,disprezzo, amarezza, ma scavando trovo anche il terrore.
Ghigno soddisfatto e esco dal negozio fischiettando allegramente. Il sole sta tramontando sulle strade del quartiere francese, manca poco al mio appuntamento.
Quello che si deciderà oggi, determinerà per sempre la mia vita.
Tutti questi innocui umani che mi circondano, proseguono le loro vite mortali... tutte uguali.
Nascono, crescono, combinano cazzate su cazzate, si riproducono, invecchiano, vanno a vivere in Florida e muoiono.
Nessuno di loro proverà mai nulla di simile a ciò che sento quando il vento gelido entra nella pelliccia.
Eppure sembrano così felici.
A volte mi piacerebbe essere uno di loro.
Un musicista di strada suona "Somewhere over the rainbow" con la sua tromba. La melodia è dolce e molto più lenta dell'originale. Chiudo gli occhi e lei è di nuovo al mio fianco, sento la sua presenza. La sua mano che mi scompiglia i capelli, il suo abbraccio, il profumo di lavanda.
La canzone termina e i fantasmi svaniscono. Mi avvicino alla custodia piena di monetine e lascio un pezzo da cento. L'uomo con gli occhiali scuri mi sorride e mi ringrazia stupefatto.
"Mi hai fatto pensare a una persona. Ne è valsa la pena"
Rientro a casa, è vuota, ma la cosa non mi sorprende. La camera è come la avevo lasciata prima di partire.
Letto fatto, tutto allineato sopra i mobili, il portatile sulla scrivania, lo specchio lindo, gli abiti perfettamente ordinati in base al colore dentro l'armadio. Cambio la maglia che indossavo con una camicia di lino azzurro e il il jeans con un pantalone nero dello stesso materiale.
Lei è lì che mi osserva dalla mensola dove è collocata la sua foto. Era così bella in quel momento, sorrideva. Il suo sorriso era vero, non uno di quelli di circostanza, ma semplicemente esprimeva la sua felicità. Era stata scattata pochi giorni dopo il suo compleanno, portava al polso il braccialetto di pelle che le avevo regalato, decorato con piccole perline azzurre che ricordavano il colore dei suoi occhi.
"Mi manchi Irina" le mie dita scivolano lungo gli oggetti sul ripiano.
"Lo faccio per te, perché possano pagare per ciò che ti hanno fatto."  Ringhio furente.
Devo solo avere pazienza.
È arrivato il momento di andare.
Il locale non è molto lontano. È una discoteca molto conosciuta, la fila per entrare è lunga.
Noto in coda ragazze con vestiti succinti, minorenni che ancora giocano con le Barbie, palestrati, chi spera di poter rimorchiare qualcuno... nulla di nuovo.
Mi dirigo dal gorilla all'entrata.
È vestito elegante, non porta la cravatta, ma ha un auricolare rosso all'orecchio.
Alza un sopracciglio
"La fila" Dice indicando la schiera di persone.
"Devo parlare con S" dico incrociando le braccia, lui solleva gli occhi dalla lista e mi lascia passare. Ghigno soddisfatto entrando.
La musica mi avvolge
Si respira odore di caramello, quello tipico della macchina del fumo. Al bar bottiglie di champagne vengono portati da cameriere in minigonna con stelle filanti sul sughero. I baristi, con i capelli ricoperti di gel con brillantina argentata, lanciano bicchieri ghiacciati facendoli volgiate in aria, vi versano della vodka e gli danno fuoco.
Su dei pali da lap dance ci sono dei ballerini vestiti da maschere di piume nere e tanga. Tutto attorno stalattiti in vetro pendono dal soffitto creando un percorso verso una cascata circondata da un sottile cerchio di fuoco fermato del vetro.
Il locale si chiama "L'enfern froid"
"L'inferno freddo", ma qui di freddo non c'è propio nulla.
Vedo l'uomo all'ingresso parlare a una ragazza bionda vestita da un tubino nero, lei annuisce e mi fissa. Ordino al barista un Jack Daniels con ghiaccio e lui lo versa velocemente tornando al suo spettacolino.
La bionda si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla per richiamare la mia attenzione
"Vieni con me" bevo il mio drink tutto d'un fiato e la seguo lungo i corridoi buio.
Non ci rivolgiamo la parola, lei non sembra interessata e io mi sto preparando psicologicamente a conoscerlo. Si ferma davanti a una porta di legno scuro, toglie il braccialetto a cui è appesa un chiave e la apre.
"Entra, sta arrivando" faccio quello che dice e la porta si richiude alle mie spalle.
Lo studio è grande, per lo più dominano nero e bianco. Di sicuro in contrasto con il resto del posto. Mi guardò intorno e trovo un mobile bar. Ne approfitto per versarmi uno scotch e sedermi sulla poltrona di pelle davanti al tavolino. Tutto sta per cambiare.
"Vedo che ti sei messo comodo." Mi giro di scatto e l'uomo che vedo davanti a me...

Mi scuso per la mia lunghissima assenza. Ho avuto molti impegni e per un po' ho perso l'ispirazione. Il capitolo era pronto da diverso tempo, ma a causa di alcuni miei dubbi sul finale del libro precedente ho deciso di non pubblicare prima.
A proposito di questo penso che cambierò l'epilogo di Alpha's Luna. Grazie mille della pazienza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 07, 2018 ⏰

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